Cade oggi l’anniversario numero 53 dall’uccisione di Martin Luther King Jr. Il 4 aprile del 1968, il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani arrivò a Memphis, in Tennessee, e si stabilì al Lorraine Motel. Alle 18:01 uscì sul balcone del secondo piano della struttura e venne colpito alla testa da un colpo sparato con un fucile di precisione. In ospedale, i medici constatarono un danno cerebrale irreparabile e annunciarono la morte alle 19:05.
Più di 3.500 agenti dell’Fbi furono coinvolti nell’indagine. In breve, si scoprì che il proiettile era stato sparato da una stanza della pensione Bessie Brower, situata di fronte a quella dove alloggiava il pastore protestante. La camera era registrata a nome di un certo John Willard, che poi si rivelò essere uno pseudonimo utilizzato da tale James Earl Ray. Le sue impronte furono ritrovate sull’arma del delitto, rinvenuta di fronte a un negozio della zona.
Ray fu arrestato l’8 giugno dello stesso anno all’aeroporto londinese di Heathrow, mentre cercava di recarsi a Bruxelles con un falso passaporto canadese. Il 10 marzo del 1969 fu condannato a 99 anni di reclusione. Morì nel 1998 e fino all’ultimo si professò innocente.
Nel dicembre del 1999 una giuria decretò che King era stato vittima di una cospirazione che includeva anche Loyd Jowers, il proprietario di un ristorante situato nei pressi del motel dove avvenne l’omicidio.
Gli atti dell’indagine sull’assassinio di Martin Luther King sono stati secretati fino al 2002 dall’amministrazione americana. In seguito emerse che, secondo alcuni testimoni, il colpo era stato sparato da un punto diverso da quello in cui si trovava Ray.
Nel 1963, dopo l’uccisione di John Fitzgerald Kennedy, King aveva detto alla moglie Coretta queste parole: “Lo stesso accadrà a me. Continuo a dirtelo: questa è una società malata”. Nel 1964 ricevette il premio Nobel per la Pace.