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La sanità italiana va riformata ma il modello healthcare della Lombardia resta un’eccellenza da esportare: parla Ferraris (Assolombarda)

Intervista a Cristian Ferraris, direttore Area Scienze di Assolombarda. “Il nostro sistema sanitario è capace di assicurare cure e prestazioni sanitarie a tutta la popolazione – “L’internazionalizzazione può generare risorse aggiuntive che possono essere reimpiegate allo scopo di tenere alto il livello di eccellenza e affrontare le sfide emergenti nel settore della sanità” – Ma “occorre impegnarsi per promuovere, ancora di più, all’estero la qualità dei nostri sistemi sanitari”

La sanità italiana va riformata ma il modello healthcare della Lombardia resta un’eccellenza da esportare: parla Ferraris (Assolombarda)

Cristian Ferraris è direttore Life Sciences di Assolombarda e DG di AIOP Lombardia e della Fondazione Sanità Futura. Membro del Consiglio di Amministrazione del FASI, è esperto in consumi privati in sanità, business development e sanità intermediata. Con lui abbiamo fatto il punto sulle nuove tendenze legate ai servizi sanitari nazionali, con particolare riferimento al tema dell’internazionalizzazione.

Come giudica, Ferraris, il nostro sistema sanitario?

“Mi permetta, innanzitutto, di enfatizzare la sua prima peculiarità: l’Europa, come pure l’Italia, ha messo in atto, nel corso della sua storia, sistemi di copertura universalistica e solidaristica, unici nel loro genere, anche nel confronto con benchmark globali. Il loro minimo comune denominatore è sempre stato (e resta) l’equità: una circostanza che ha influito, positivamente, sulla salute dei cittadini. Lo stesso dicasi per il nostro Paese, che dispone, oggi, di un SSN capace di assicurare cure e prestazioni sanitarie a tutta la popolazione, senza distinzioni di sorta. Certo è che stiamo vivendo un’epoca di cambiamento senza precedenti e dobbiamo tutti, pubblico e privato, adoperarci con rinnovato vigore per cogliere le nuove sfide dettate dai tempi”.

È del tutto evidente che i servizi sanitari vadano, oggi, adattati alle esigenze di una società che cambia. Eppure, le strutture sanitarie, con particolare riferimento a quello lombarde, continuano oggi a essere meta di un sempre maggiore numero di cittadini Ue o extra Ue.

“L’eccellenza, oltre all’equità, è una caratteristica propria del nostro sistema; penso in particolare alla Lombardia, che è l’area in cui pubblico e privato, insieme, hanno dato vita a una strada unica nel suo genere in grado di garantire elevati standard di cure. Una strada che, come ben sappiamo, è oggi apprezzata sia a livello nazionale sia a livello internazionale. Quella che si evidenzia è, oggi, una tendenza in forte crescita: moltissimi sistemi sanitari, compreso quello lombardo, offrono i propri servizi a cittadini che provengono da altri Paesi, fino a oltre i confini europei”.

È una coesistenza possibile con l’approccio universalistico alla popolazione di cui parlava prima?

“Certo che sì: questa apertura non va affatto a intaccare la “capacità produttiva”: innanzitutto, stiamo parlando di prestazioni di alta complessità e non “di frequenza”; va detto, poi, che le prestazioni offerte ai cosiddetti “solventi” sono del tutto separate dalle attività promosse per rispondere ai bisogni più comuni dei cittadini. Possiamo dire con certezza e contezza, quindi, che questa tendenza non contrae disponibilità ai nostri cittadini ma, piuttosto, contribuisce alla sostenibilità economica degli stessi sistemi sanitari”.

Può fornirmi un esempio concreto di questo impatto positivo che evidenzia?

“Penso, in particolare, alle risorse ulteriori che possono essere reimpiegate allo scopo di tenere alto il livello di eccellenza e, quindi, agli investimenti re-immessi nel sistema per mantenerlo all’avanguardia e capace di far fronte alle sfide dell’invecchiamento della popolazione, della medicina personalizzata e dell’innovazione tecnologica e prestazionale, solo per citarne alcune”.

Quindi, l’internazionalizzazione può contribuire all’irrobustimento dei nostri servizi sanitari?

“Si e per queste ragioni, come Assolombarda, in sintonia con il “Cluster Lombardo Scienze della Vita”, siamo impegnati da tempo nel tentativo di promuovere il modello healthcare della Regione, che da sempre si fonda su un’alleanza pubblico-privato, per promuovere servizi e professionalità a livello globale. A partire dal 2015, anno di Expo, attraversando le successive esposizioni universali, abbiamo tessuto una rete capillare costituita anche da sistemi sanitari extra-UE, dai Paesi del Golfo al continente asiatico. Stiamo lavorando con l’obiettivo di mettere in campo partnership finalizzate a promuovere programmi di scambio tramite i nostri professionisti e a valorizzare i nostri elevati standard di eccellenza attraverso servizi mirati”.

Un esempio concreto?

“Il portale healthlombardy.eu, una vetrina online che riunisce i poli di eccellenza e offre ai pazienti un servizio completo che va dal consulto delle strutture, al viaggio, alla cura. Un progetto realizzato dal Gruppo Sanità di Assolombarda, che da diversi anni è impegnato sul tema con un Tavolo dedicato, reso possibile grazie pure alla collaborazione con il ministero del Turismo”.

Cosa vi aspettate dalle istituzioni nel tentativo di supportare questo circolo virtuoso che alimenta l’eccellenza del sistema?

“Occorre, senza dubbio, impegnarsi per promuovere, ancora di più, all’estero la qualità dei nostri sistemi sanitari sostenendo il lavoro svolto da Associazioni e Cluster, spesso fatto a macchia di leopardo, con un supporto istituzionale promosso nella cornice delle rappresentanze diplomatiche all’estero e degli uffici dell’ICE. Per adeguare il sistema sanitario nazionale alle esigenze e alle istanze poste dai tempi che viviamo, dobbiamo evitare di ripiegarci in noi stessi e aprirci, invece, al mondo adottando una strategia win win finalizzata a dare lunga e proficua vita ai nostri SSR, e beneficio della salute dei nostri cittadini”.

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