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Zuppi in Cina: la missione di pace dell’inviato speciale di Papa Francesco arriva all’ultima tappa

Imagoeconomica

La missione di pace del cardinale Matteo Zuppi arriva in Cina. Dopo Kiev, Mosca e Washington il presidente della Conferenza episcopale italiana e “inviato speciale” del Papa bussa alle porte di Pechino, dove incontrerà domani, mercoledì 13 settembre, i massimi vertici istituzionali cinesi, tra cui il primo ministro, Li Qiang. L’obiettivo di un accordo di pace tra Russia e Ucraina è per il cardinale Zuppi ancora possibile, se si punta a una pace “scelta dagli ucraini, con le garanzie, l’impegno, lo sforzo di tutti. Non è mai qualcosa che può essere imposta da qualcuno”, ha detto da Berlino nel corso dell’incontro internazionale “L’audacia della pace” organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Uno sforzo che comprende tutti, anche la Cina, considerata dal Vaticano uno degli interlocutori potenzialmente più efficace per il complicato dialogo tra Mosca e Kiev. Quanto il Dragone sia pronto a svolgere questo ruolo è tutto da vedere.

Il ruolo della Cina nella guerra Russia-Ucraina

Per la Cina la guerra in Ucraina è allo stesso tempo un rischio e un’opportunità. È vero che il presidente cinese Xi Jinping appoggia Mosca e non vuole che l’amico Putin finisca sconfitto, ma sa anche che non può passare completamente nel campo russo. Deve tenersi in equilibrio tra due posizioni, e non tanto tra Russia e Ucraina, quanto tra Mosca e Occidente, dato che l’economia cinese dipende ancora molto dagli scambi con l’Europa. Tutto ciò ha spinto Pechino verso la “neutralità”, nonostante il governo cinese abbia sposato la narrazione russa, non usando mai la parola guerra e parlando di responsabilità della Nato. “L’unica opzione praticabile è quella dei colloqui di pace, ai quali la Cina vuole continuare a dare il suo contributo”, si legge in una dichiarazione congiunta dopo un colloquio bilaterale tra Xi Jinping e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa a margine del vertice Brics, l’alleanza dei paesi emergenti che si vuol contrapporre alle potenze del G7.

Lo scontro con Kiev

Per quanto la missione di Zuppi in Cina sia estremamente complessa, Zuppi non si scoraggia anche dopo gli attacchi del consigliere capo del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, che aveva escluso il ruolo del Vaticano come mediatore dopo aver bollato Papa Bergoglio come “filorusso e non credibile” per il discorso del Pontefice sulla storia russa definito “imperialista”. Secondo Zuppi le critiche di Kiev non mettono in discussione la sua missione di pace: “Non credo – ha spiegato – anche perché nessuno ha mai parlato di mediazione, non lo è mai stata. È sempre stata una missione, lo spiegò subito il Papa lo ha ridetto qual è la sua aspettativa di questa missione, e che appunto non era e non la mediazione, ma aiutare”. Sul gelo tra Vaticano e Kiev, Zuppi è fiducioso. Gli attacchi ucraini “sono comprensibili in una tensione così forte – ha aggiunto –. Credo che il governo e il popolo ucraino conoscano il sostegno che la Chiesa e Papa Francesco hanno sempre avuto per la loro sofferenza”.

La missione di Zuppi in Cina sarà un fallimento?

E il cardinale Zuppi riconosce che “ci sono tante difficoltà, per forza, è una situazione tragica da mesi a questa parte. È chiaro che ci sono tante difficoltà di una situazione che si è creata, dobbiamo sempre ricordare l’aggressore e l’aggredito, che però deve trovare una soluzione”. L’aspettativa di questo viaggio è di “continuare a creare tutte le condizioni e a spingere nell’unica direzione che ovviamente è quella di una pace giusta e sicura”. 

E anche se il risultato fosse un “fiasco”, il non fare niente sarebbe un fallimento per il Vaticano. “Se non fai niente non fallisci, ma non fai niente. È sempre meglio provare e poi a volte, certo è sempre lenta, considerando il dolore e la sofferenza della guerra, si arriva sempre troppo tardi, la pace arriva sempre troppo tardi. A volte c’è anche bisogno di pazienza, di maturare i tempi, però anche di saperli cogliere, e ricordarsi sempre che la pace arriva comunque sempre già tardi: deve arrivare subito, deve arrivare quanto prima”. Ciò dimostra che per la pace bisogna tentare tutte le strade e bussare a tutte le porte e dopo Ucraina, Mosca e Usa adesso tocca alla Cina.

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