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Zotoli: gustose seppioline di mare tipiche del litorale veneto

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Occhi sporgenti, niente spina e dieci tentacoli: lo zotolo è un mollusco tra il calamaretto e la seppia, molto apprezzato dai veneti. Il metodo della pesca utilizzato come per la maggior parte dei molluschi è quella della pesca a strascico, al centro di numerose discussioni relative al suo impatto ambientale. Per questo motivo, la piccola seppia è stata scelta da Loris Indri dell’Hotel Londra Palace di Venezia per l’Arca del Gusto, il progetto di Slow Food volto a salvaguardare la biodiversità e il patrimonio culinario a rischio di estinzione. Si tratta catalogo online di oltre 5mila prodotti che appartengono alla storia e alle tradizioni di tutto il mondo.

Lo zotolo non è solo buono ma anche molto salutare. Come quasi tutti i molluschi anche queste piccole seppioline sono povere di grassi in quanto composte principalmente da acqua, proteine e sali minerali come fosforo e selenio. Molto amati in cucina, gli “zotoi” sono caratterizzati da una carne saporita e molto morbida dopo la cottura. Preferito in frittura insieme ai piccoli calamari, lo zotolo può anche essere cotto in guazzetto, o ancora, insieme ad altre varietà di pesce, nel brodetto come base molle. Si sposa perfettamente con la pasta tipo linguine, bavette o spaghetti. Ottimi anche in insalata fredda. Come per la maggior parte dei molluschi però la fase più complicata è la pulitura: bisogna privarlo degli occhi, delle interiora e delle ventose sui tentacoli.

Non è molto lungo, varia dai tre ai sei centimetri di lunghezza, difficilmente oltrepassa i 2,5 cm. Ha un corpo a sacco da cui fuoriesce la testa, gli occhi molto sporgenti e 10 tentacoli tutt’intorno alla bocca. Due sono più lunghi, con due file di ventose, mentre gli altri sono più corti ma con un numero maggiore di ventose. La colorazione è rossastra tendente al marrone scuro, ma è variabile in base al modo in cui lo zotolo viene colpito dalla luce del sole.

Si trova soprattutto nel Mar Mediterraneo e in tutto il Mar Adriatico, lo zotolo tende a vivere in fondali marini molto sabbiosi e bassi, spesso ricchi di vegetazione acquatica fino a 450 metri di profondità. Può essere pescato anche a Nord dell’Oceano Atlantico. Si nutre di piccoli pesci e crostacei, spesso però i pescatori lo utilizzano come esca per catturare prede più grandi.

Lo zotolo viene catturato attraverso la pesca a strascico, una dei metodi più diffusi al mondo ma anche più dannoso a livello ambientale. Difatti, durante la pesca le reti che raschiano il fondale distruggono e asportano qualsiasi cosa incontrino sul loro cammino: pesci, invertebrati, coralli, alghe, talvolta tartarughe e così via. Tutto ciò che viene pescato e ritenuto “inutile” viene ributtano in mare, anche senza vita, lasciando un ambiente devastato e distruggendo numerosi organismi essenziali per l’equilibrio dell’ecosistema marino. Questo è particolarmente grave nel caso di ecosistemi complessi come quello della prateria di Posidonia oceanica, che possono essere completamente distrutti anche con una sola passata. Inoltre, secondo una ricerca su “Nature” la pesca a strascico causa tra 0,6 e 1,5 gigatonnellate di emissioni di carbonio all’anno, mentre gli aerei ne provocano 1 gigatonnellata all’anno.

Per questo motivo molti Paesi hanno deciso di porre rimedio. In Italia, ad esempio, già da diversi anni si è deciso di vietare la pesca a strascico sottocosta, cioè entro le 3 miglia marine e su fondali inferiori a 50 metri di profondità. Invece, in Europa le limitazioni sono state introdotte solo nel 2019 approvando il divieto (dal 1° maggio al 31 luglio) di utilizzo di reti a strascico entro 100 metri di profondità e la riduzione dello sforzo di pesca del 10% per 3 anni.

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