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Zona arancione per 6 Regioni. Vaccini, addio alle primule

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Lombardia, Lazio, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche. Sono queste le Regioni che a breve rischiano di cambiare zona, passando dalla gialla alla arancione. In particolare, nelle Marche è già stata interrotto il transito in entrata e in uscita dalla provincia di Ancona, anche se per il momento le regole in vigore nel territorio del capoluogo – dove la variante inglese del Covid si sta diffondendo rapidamente – rimangono quelle della zona gialla.

Eventuali decisioni su cambiamenti cromatici saranno adottate dal governo dopo il consueto rapporto dell’Istituto superiore di Sanità, che venerdì fornirà gli ultimi dati. Al momento, l’indice Rt è superiore a 1 nella provincia di Milano, ma – considerando l’intreccio dei vari dati – in Lombardia contano di poter rimanere in giallo almeno un’altra settimana.

Del resto, la nuova politica sembra essere quella di chiudere singole aree delle Regioni, com’è già accaduto in Umbria, Abruzzo e nella stessa Lombardia. Ad oggi, le uniche Regioni in arancione sono Liguria, Toscana, Provincia di Trento e Abruzzo. Quest’ultimo rischia però di vedere l’indice Rt superare quota 1,25, il che provocherebbe il passaggio automatico in zona rossa, dove al momento si trovano soltanto la Provincia di Bolzano, metà dell’Umbria e proprio due province abruzzesi (Pescara e Chieti).

Un caso particolare è quello della Valle d’Aosta, che in base agli ultimi dati potrebbe diventare la prima Regione d’Italia in zona bianca.

Intanto, l’Autorità del farmaco (Aifa) ribadisce l’ok all’utilizzo del vaccino AstraZeneca fino ai 65 anni, alzando quindi il limite di 10 anni. Su questo tema, domani arriverà una circolare del ministero alla Salute e non è escluso che alle persone fra i 55 e i 65 anni possa essere data la libertà di scegliere quale vaccino farsi iniettare. Con un corollario: chi scegliesse Pfizer o Moderna dovrebbe certamente aspettare più a lungo, visto che quei vaccini al momento sono riservati agli operatori sanitari e agli over 80.

Per quanto riguarda le questioni logistiche, ieri, in una riunione tra le Regioni, il ministero e il commissario straordinario Domenico Arcuri è arrivata la conferma della decisione di rinunciare alle “primule”, le strutture prefabbricate dove fare i vaccini progettate dall’architetto Stefano Boeri.

Le vaccinazioni saranno quindi fatte in spazi come caserme, palazzetti dello sport, ma anche cinema e teatri. In tutto, il nuovo piano allo studio del governo punta a incrementare il numero di somministrazioni quotidiane, portandole a quota 500mila al giorno. Per farlo, il piano Draghi prevede di mobilitare anche l’esercito, la protezione civile e le forze armate. Previsto anche l’utilizzo di 300mila volontari per la logistica e il potenziamento del personale dedicato alle vaccinazioni.

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