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Zingone (Banca Ifis): “Non solo credito, così sosteniamo le imprese”

FIRSTonline

“Siamo in una fase storica complessa, probabilmente la peggiore dal Dopoguerra per l’economia reale, sicuramente quella più fulminante. Il digitale oggi è decisivo, lo stanno capendo sia gli imprenditori che le banche. Ma non dobbiamo trascurare il canale fisico, ancora fondamentale in questo momento in cui valutare il merito creditizio è un’attività più delicata del solito”. A commentare con FIRSTonline l’evoluzione del business bancario in tempi di Covid è Raffaele Zingone, responsabile Direzione centrale Affari di Banca Ifis, specialty finance attiva nel mercato dei crediti non performing (acquisizione e servicing) e nei servizi e prodotti creditizi per le Imprese (factoring, lending, leasing, finanza strutturata). Istituto che ha fatto della digitalizzazione e dell’innovazione il proprio pane quotidiano da tempo e che oggi ambisce ad assumere un ruolo sempre più centrale nei confronti del mondo produttivo, in particolare le Pmi: “Si tratta di non essere più semplici finanziatori ma partner, per sostenere le filiere e la ripresa economica”.

Dott. Zingone, quale è lo scenario e perché è così importante il digitale?

“E’ un momento particolare, il tema del digitale è delicatissimo. Siamo partiti con le iniziative verticali delle startup Fintech, ma ora si è acceso un faro e sono ormai sul mercato le prime iniziative di banche digitali per le PMI. Digitalizzare non significa solo offrire processi verticali e transazionali come un conto corrente online, che ormai è una commodity. Si tratta di innestare la tecnologia in tutte le parti del processo, compresa la corretta valutazione del merito creditizio, competenza che nei prossimi mesi sarà decisiva. I bilanci che ci arriveranno dal mondo imprenditoriale saranno una cartina di tornasole importante dello stato di salute dell’economia e non ci aspettiamo numeri confortanti, anzi, soprattutto quando le moratorie sui crediti perderanno i loro effetti. Il nostro auspicio, specie ora che al governo c’è un banchiere navigato, è che il sostegno all’economia reale non venga fermato in maniera brusca, che ci sia un atterraggio morbido”.

Ma basteranno solo i numeri e gli algoritmi per leggere il mercato?

“Dubito che in questo contesto l’analisi dei Big Data sarà risolutiva nel dare credito a un’azienda senza una garanzia dello Stato: servirà una ancora maggiore capacità di valutare prospetticamente le capacità strategiche di imprenditori e imprese. Come Banca Ifis ci siamo dati l’obbligo di applicare la nostra competenza creditizia al digitale: lasciare alla tecnologia e alla robotica, che stiamo implementando, le attività più operative per migliorare i tempi di risposta al cliente, abbattendo nel contempo i costi, e concentrando le persone sull’attività di analisi e verifica a più alto valore aggiunto”.

Il fattore umano dunque resta centrale.

“Serve la giusta alchimia tra tecnologia e fattore umano. Valutare il merito creditizio non è banale, soprattutto in questo periodo. Gli imprenditori sono capitani di impresa con grandissime competenze di mercato e prodotto, ma (e questo vale soprattutto le piccole imprese) talvolta non sono nelle condizioni di poter costruire business plan strategici accurati. Eppure, in un Paese come l’Italia, sono proprio le Pmi a sostenere il tessuto produttivo e le filiere. Parliamo di fornitori strategici, con competenze altissime: anche se questi attori sono di piccole dimensioni, hanno un ruolo centrale nella filiera, alla quale portano qualità”.

Quale è dunque la giusta ricetta, in questa fase?

“La ricetta giusta è complicata da trovare ma posso individuare tre ingredienti fondamentali: la pianificazione, il realismo e la giusta alchimia tra tecnologia e aspetto umano. La pianificazione è importante perché dobbiamo prepararci all’eventuale worst case, quando scadranno le moratorie sui mutui (30 giugno 2021, ndr). Poi ci vorrà realismo per valutare, contestualmente allo scenario in cui ci troveremo, i parametri economici e finanziari di un’azienda: oggi è scontato aspettarsi bilanci 2020 con ricavi e marginalità in forte discesa, salvo eccezioni per nicchie di mercato. Sulla tecnologia infine abbiamo gli strumenti per digitalizzare tutti i processi, anche utilizzando la robotica nei processi creditizi a basso valore aggiunto. Questo è il momento perfetto per virare e ottimizzare le energie e l’esperienza umane all’analisi e interpretazione di una situazione così complessa”.

Da sempre vi occupate di factoring, cioè di cessione di crediti commerciali. Oggi però vi concentrate sempre di più sulla supply chain management e sulla figura del “debitore ceduto”. Ci può spiegare in che modo?

“Il debitore ceduto è sempre stato per Banca Ifis la figura centrale. Si tratta per lo più del capo filiera che con la sua collaborazione ci permette di sostenere finanziariamente i suoi fornitori. Ci siamo chiesti: come possiamo semplificargli la vita? La risposta è stata: rendendoci più flessibili, snelli, veloci, eliminando la carta e digitalizzando i processi. Ma potevamo ancora aggiungere qualcosa? Sì, ad esempio restituendo a questo cliente delle valutazioni preziose, seppur di carattere finanziario e non industriale, sulla sua filiera. Adattando il supporto creditizio al time to market. Diventando un partner finanziario a 360 gradi e non più solo un factor”.

Un’altra novità che avete lanciato da poco è il digital lending.

“Sì, si tratta di un finanziamento di medio-lungo termine con garanzia del Fondo centrale di garanzia (l’agevolazione del Ministero dello sviluppo economico per le Pmi, finanziata anche con risorse europee, ndr). Lo strumento già a portafoglio, ora è completamente digitale in tutto il suo processo anche di raccolta delle informazioni che poi vanno a comporre il dossier della richiesta e presentare istanza per ottenimento della garanzia: a oggi circa il 60% di questo report è composto in automatico, anche per la parte anti-riciclaggio, grazie ai nostri partner, soprattutto info provider. Siamo in fase di test sul mercato ma pochi giorni dal lancio, Banca Ifis ha già ricevuto circa 100 richieste online di lending”.

Con il Covid quale è diventata l’esigenza-tipo delle vostre aziende clienti?

“Il Governo ha facilitato l’accesso ai finanziamenti a medio lungo termine e questo ha scatenato una corsa a queste disponibilità. Per capire fino a che punto questo intervento sia stato incisivo anche nel timing dei suoi rinnovi, bisogna aspettare la scadenza delle moratorie: quello sarà il momento decisivo, una sorta di cartina tornasole. Da parte nostra posso dire che si è accelerata la pretesa di velocità da parte dei clienti. La velocità era già nel nostro Dna ma ora ho notato che sta aumentando in maniera esponenziale la propensione al digitale, anche da parte di imprenditori di vecchia generazione”.

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