E’ stata inaugurata a Roma e resterà aperta fino a settembre la mostra che celebra la genialità dell’architetto, docente, libero pensatore che fece dell’originalità e della libertà di pensiero il suo “marchio di fabbrica”. Tra i progetti esposti, tutti realizzati, quelli di 38 tra gli architetti da lui sostenuti e oggi famosi.
Tra i progetti esposti – tutti realizzati da 38 tra gli architetti che Zevi ha sostenuto – il Ponte sul Basento realizzato a Potenza tra il ’67 e il ’76 da Sergio Musmeci, il Padiglione del Venezuela alla Biennale del ’53 di Carlo Scarpa, l’edificio polifunzionale in via Campania a Roma di Lucio Passarelli, la Cartiera Burgo di Mantova di Pier Luigi Nervi, il Monumento ai martiri delle Fosse Ardeatine di Mario Fiorentino o la Chiesa sull’Autostrada di Giovanni Michelucci. Tutte opere molto conosciute e vive a distanza di anni.
Ma chi è stato e cosa ha rappresentato Bruno Zevi (1918-2000) a cui è dedicata la mostra “Gli architetti di Zevi. Storia e controstoria dell’architettura italiana 1944-2000”? Il titolo ruba le parole a uno dei volumi fondamentali scritti dall’architetto-docente e libero pensatore. E fa capire da subito il suo sguardo originale, non convenzionale sulla realtà; controstoria come rifiuto di ogni gabbia e di ogni ideologia. “Never box!” diceva Zevi a chiunque lo intervistasse o lo interpellasse. Nessuna scatola, architettura come spazio, niente gabbie o scatole o cubi predefiniti ma, anzi, uscire dalle categorie, dalle abitudini visive, dalle etichette.
Un insegnamento contemporaneo a cui la mostra curata da Pippo Ciorra e Jean-Louis Cohen e realizzata con Fondazione Zevi rende ora omaggio. ”Un omaggio doveroso a un grande intellettuale” e alla sua ”ostinata difesa dei valori liberal-democratici”, dice Giovanna Melandri, presidente Fondazione Maxxi, che ”getta una luce diversa sulla storia dell’architettura”.
Per saperne di più (biglietti, orari, aperture, etc), questo è il link della mostra al Museo Maxxi.
Immagine: Bruno Zevi © Elisabetta Catalano
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