A cosa punta realmente Volodymyr Zelensky con un’offensiva – quella ucraina nella regione russa di Kursk – che ha messo in evidenza la vulnerabilità militare e strategica della Russia? Intende obbligare i russi a distogliere risorse e attenzioni dal fronte principale, quello del Donbass? O di più: l’obiettivo è davvero costringere Vladimir Putin a trattare? La mossa, che potrebbe segnare una svolta nella guerra, ha incassato anche il via libera dell’Unione europea.
Di certo c’è che il presidente ucraino ha riconosciuto per la prima volta che Kiev sta portando avanti operazioni per “spingere la guerra” in territorio russo. “Il capo di stato maggiore Sirsky ha già riferito diverse volte riguardo al fronte, alle nostre azioni e allo spingere la guerra nel territorio dell’aggressore”, ha detto Zelensky ieri nel suo discorso serale. “Grazie a ogni unità delle nostre forze di difesa che rende possibile tutto questo. L’Ucraina dimostra di sapere davvero come ristabilire la giustizia e garantisce esattamente il tipo di pressione che è necessaria: pressione sull’aggressore”, ha concluso.
La Russia, nel mentre, ha deciso di utilizzare testate termobariche per fermare l’avanzata ucraina a Kursk: “Colpiti i mercenari ucraini”, è stato detto ieri. Secondo Mosca, Kiev minaccia la centrale nucleare. Il Cremlino, intanto, annuncia l’introduzione di un regime speciale antiterrorismo in tre regioni al confine con l’Ucraina. E la Bielorussia fa sapere di aver schierato i missili contro i droni di Kiev che hanno sorvolato i suoi cieli e che sono stati abbattuti.
La controffensiva di Zelensky: tre ipotesi
Gli osservatori, dunque, continuano a interrogarsi sugli obiettivi dell’incursione ucraina: per alcuni analisti, l’offensiva potrebbe essere progettata per catturare e mantenere territori da usare come merce di scambio per garantire la liberazione delle regioni occupate dai russi. Una mossa del genere richiederebbe tuttavia un enorme impegno da parte delle truppe ucraine per contrastare i russi per tutto il tempo necessario.
Un’altra possibilità è che Kiev voglia costringere le forze russe ad alleggerire le posizioni di prima linea nell’Ucraina orientale e meridionale, per rafforzare le proprie difese.
Mentre una terza ipotesi è che l’Ucraina voglia catturare la centrale nucleare di Kursk per usarla come leva e costringere i russi a ritirarsi dalla centrale di Zaporizhzhia. Sarebbe un’impresa enorme per le truppe di Kiev, ma intanto Mosca lancia l’allarme: ulteriori avanzate ucraine nel Kursk costituirebbero una “minaccia diretta” alla centrale nucleare, ha detto il presidente dell’agenzia atomica russa Rosatom, Alexey Likhachev, in un colloquio con il capo dell’Aiea Rafael Grossi che solo poche ore prima aveva invitato le parti alla moderazione, per evitare un incidente “che potrebbe avere gravi conseguenze radioattive” in Russia, Ucraina e oltre.
Tricarico: quale dividendo per Zelensky?
“L’incursione delle truppe ucraine in territorio russo, nella regione di Kursk, e la loro penetrazione per circa dieci km oltre i confini internazionalmente riconosciuti è un fatto nuovo che ha colto di sorpresa tutti, a cominciare dai russi, ed il cui scopo è tuttora da decifrare nei suoi intendimenti di fondo. Certo è che un evento tattico di tali caratteristiche ha un significato molto contenuto dal punto di vista operativo, una semplice smagliatura nel sistema di difesa russo che sarà prontamente rammendata”. Lo dice all’Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e attuale presidente della Fondazione Icsa, commentando l’avanzamento dell’esercito ucraino verso la centrale nucleare di Kursk.
“Inverosimile pensare a uno spostamento degli equilibri militari che quindi continuano a mantenere le caratteristiche, ormai consolidate fin dalle fasi iniziali dell’invasione russa, di una guerra di posizione e di logoramento, una condizione di stallo che, se dovesse perdurare, farà registrare limitati progressi territoriali russi a fronte di impegno e perdite enormi, anche umane. Diverso è il dividendo che Zelensky può incassare dal punto di vista politico, e della percezione pubblica, internazionale ed interna su ambedue i fronti russo e ucraino – continua – È la prima volta che truppe regolari ucraine invadono il territorio russo e incassano un successo militare limitato ma di tutta evidenza. Lo smacco è sotto gli occhi di tutti anche se i suoi effetti saranno in breve tempo riassorbiti, tanto da far ritenere poco sensato che Zelensky se ne possa avvalere in un ipotetico futuro tavolo negoziale. Diverso è ciò che è accaduto nelle più recenti operazioni offensive ucraine in cui sono stati colpiti obiettivi militari paganti ed altamente significativi quali una base aerea di caccia tattici e alcune installazioni radar e missilistiche della difesa aerea russe”.
“Operazioni che, almeno secondo quanto riportato da fonti mediatiche, sono apparse ‘pulite’ e precise, quasi gli ucraini stiano impiegando in maniera professionalmente corretta l’armamento di lancio di precisione fornito dall’Occidente e magari anche i primi F16 operativi”, aggiunge il generale.
Camporini: da Kiev un messaggio per Mosca
“Venendo da un periodo piuttosto lungo di passività o meglio di atteggiamento difensivo, credo che con l’offensiva di Kiev si sia voluto far arrivare a a Mosca il messaggio possiamo farvi ancora tanto male. Un modo eventualmente per suggerire che forse è la davvero il momento di mettersi a un tavolo, ma con delle proposte serie, non irricevibili come quelle che fino adesso ha fatto Mosca”. Lo dice, ancora all’Adnkronos, il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa, commentando l’avanzata dell’esercito ucraino verso la centrale nucleare di Kursk.
“Quello che è impressionante – continua – è l’impreparazione dei russi, come avessero dato per scontato che non c’era nessun rischio e quindi si poteva tranquillamente lasciare sguarnita una parte così importante della zona di confine. È abbastanza sorprendente che non sia stata fatta alcuna azione preventiva”.