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Zelensky: “Dopo il vertice in Svizzera invieremo a Mosca un nostro piano di pace” che non sarà una resa

Imagoeconomica

Si è aperta in Svizzera, nel prestigioso resort di Burgenstock sul Lago dei Quattro Cantoni, la Conferenza sulla Pace in Ucraina che arriva subito dopo la fine del vertice del G7. L’evento vede la partecipazione di 57 capi di Stato e di governo e circa 100 delegazioni internazionali, inclusi organismi europei e delle Nazioni Unite. Una conferenza di Pace, segnata, però, dalle assenze del presidente russo Vladimir Putin, che non è stato invitato, e della Cina, che ha boicottato l’evento in segno di protesta per l’esclusione della Russia. La Cina ha ribadito che Russia e Ucraina dovrebbero “incontrarsi a metà strada” per avviare tempestivamente i colloqui di pace. Non ci sarà neanche il presidente Usa Joe Biden che ha inviato la sua vice, Kamala Harris. La Turchia e l’Arabia Saudita hanno inviato i loro ministri degli Esteri, mentre i principali Paesi in via di sviluppo, come il Brasile (osservatore dell’evento), l’India e il Sudafrica, saranno rappresentati a livelli inferiori. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky cercherà comunque fino alla fine dell’evento di coinvolgere più paesi possibili per avviare un vero processo di pace.

“Non saremo in grado oggi di decretare la pace per l’Ucraina ma speriamo di dare inizio al processo”, ha detto Viola Amherd, presidente della Confederazione Svizzera.

Summit in Svizzera, comunicato finale: “per la pace servono tutte le parti”

Il comunicato congiunto, rilasciato al termine della prima giornata del vertice per la pace in Ucraina in Svizzera, afferma che il “raggiungimento della pace richiede il coinvolgimento e il dialogo tra tutte le parti”. Il testo sottolinea le sofferenze causate dalla guerra della Russia contro l’Ucraina e ribadisce l’impegno a sostenere il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite.

Si è riaffermato l’impegno ad astenersi dalla minaccia o uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi stato, sostenendo i principi di sovranità e integrità territoriale, inclusa l’Ucraina, e la risoluzione pacifica delle controversie secondo il diritto internazionale.

Il vertice ha pianificato un percorso articolato in sessioni plenarie e discussioni su tre temi chiave:

  • Sicurezza nucleare: Gli impianti nucleari ucraini devono operare in sicurezza sotto il controllo sovrano dell’Ucraina.
  • Sicurezza alimentare: La produzione e fornitura di alimenti non devono essere interrotte, e la sicurezza della navigazione commerciale nel Mar Nero e nel Mar d’Azov è fondamentale.
  • Prigionieri di guerra e civili: Tutti i prigionieri di guerra devono essere rilasciati e i bambini ucraini deportati illegalmente devono essere restituiti all’Ucraina.

I media di Kiev hanno però sottolineato che il comunicato congiunto del Vertice, diffuso stanotte dagli organi di stampa internazionali, è una bozza datata 13 giugno, e non è stato ancora raggiunto un accordo ufficiale tra i partecipanti. Potrebbe essere adottato senza il consenso di tutti, con controversie su specifiche parole del testo. Per il capo dell’ufficio della presidenza ucraina, Andriy Yermak, esiste però un chiaro consenso tra i partecipanti.

Tuttavia, le opinioni divergono: il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita avverte che saranno necessari “difficili compromessi” per raggiungere la pace, mentre il presidente del Kenya ha criticato sia l’aggressione di Mosca che l’unilaterale appropriazione degli asset russi.

Zelensky: “Invieremo piano di pace a Mosca”

Zelensky ha dichiarato che, una volta concordato un piano congiunto, l’intenzione è quella di presentarlo alla Russia. Respinto ovviamente il piano proposto di recente dal presidente russo Vladimir Putin, che includeva la richiesta di rinuncia da parte di Kiev alle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, oltre alla non adesione dell’Ucraina alla NATO.

“Stiamo valutando la possibilità di presentare un piano congiunto ai rappresentanti della Russia al secondo vertice per la pace,” ha detto Yermak, sottolineando che Mosca dovrà essere coinvolta prima o poi. Il prossimo summit potrebbe tenersi in Arabia Saudita, ma ciò richiede l’accettazione da parte della Russia dei principi fondamentali della Carta dell’ONU, inclusa l’integrità territoriale dell’Ucraina. Il Cremlino resta gelido. “Non vogliamo comunicare nessun messaggio, vogliamo riunirci la prossima volta per un evento più sostanziale e costruttivo”, ha affermato il portavoce della zar Dmitri Peskov.

Il Ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha affermato che il vertice svizzero sulla pace in Ucraina sarebbe stato “più orientato ai risultati” se la Russia avesse partecipato. Durante la sessione plenaria del summit, Fidan ha definito i colloqui di Lucerna “un barlume di speranza”, ma ha sottolineato la necessità di una strategia globale e inclusiva basata sulla diplomazia e i negoziati, citando i negoziati di Ankara sul grano come esempio di soluzione diplomatica efficace.

Dagli Usa 1,5 miliardi per gli aiuti civili a Kiev

Durante il vertice, la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris ha annunciato un pacchetto di aiuti civili all’Ucraina del valore di 1,5 miliardi di dollari. Questi finanziamenti sono destinati alla riparazione delle infrastrutture energetiche danneggiate dalla guerra, all’espansione della produzione energetica e all’attrazione di investimenti privati, con l’obiettivo di proteggere le infrastrutture energetiche. Sul fronte umanitario, i fondi saranno utilizzati per rispondere ai bisogni urgenti dei rifugiati, degli sfollati interni e delle comunità colpite dal conflitto, includendo assistenza alimentare, servizi sanitari, alloggi, e servizi igienici per milioni di ucraini vulnerabili all’interno e nelle regioni circostanti.

Il summit riafferma l’integrità territoriale dell’Ucraina

Il comunicato finale del vertice di pace per l’Ucraina a Lucerna ha riaffermato “l’integrità territoriale dell’Ucraina”, sottolineando che “il dialogo tra tutte le parti è necessario per porre fine” al conflitto. Viene poi sollecitato lo scambio completo dei prigionieri di guerra e il ritorno dei bambini deportati dalla Russia. Il documento denuncia la militarizzazione della sicurezza alimentare e insiste sulla sicurezza e la protezione degli impianti nucleari ucraini, inclusa la centrale di Zaporizhzhia, sotto il controllo sovrano dell’Ucraina e con la supervisione dell’AIEA. Inoltre, qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel conflitto è dichiarato inammissibile.

“Qualsiasi utilizzo dell’energia nucleare e degli impianti nucleari deve essere sicuro, protetto, tutelato e rispettoso dell’ambiente. Le centrali e gli impianti nucleari ucraini, inclusa la centrale nucleare di Zaporizhzhia, devono funzionare in modo sicuro e protetto sotto il pieno controllo sovrano dell’Ucraina e in linea con i principi dell’AIEA e sotto la sua supervisione”, si legge nel comunicato. “Qualsiasi minaccia o uso di armi nucleari nel contesto della guerra in corso contro l’Ucraina è inammissibile“.

Il comunicato finale non firmato da Brasile, India e Arabia Saudita

Il comunicato è stato firmato da 80 Paesi su 92 presenti: i Paesi che non compaiono sulla lista sono Armenia, Brasile (osservatore), Colombia, Vaticano (osservatore), India, Indonesia, Libia, Messico, Arabia Saudita, Sud Africa, Thailandia ed Emirati Arabi Uniti. Nella lista dei firmatari compaiono la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa ma non altre organizzazioni internazionali.

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha sottolineato l’importanza della partecipazione dell’Arabia Saudita, nonostante precedenti speculazioni sulla sua assenza, e l’impegno dell’Ucraina nel costruire un consenso internazionale attorno alla formula di pace. “Il prossimo summit dovrebbe portare alla fine della guerra e abbiamo bisogno che l’altra parte sia al tavolo: il nostro compito è portare l’Ucraina a quel tavolo il più forte possibile” ha detto il ministro degli esteri ucraino. “Siamo in guerra, non abbiamo tempo, il lavoro per il prossimo vertice deve prendere mesi, non anni” ha spiegato Zelensky spiegando che “quando saremo pronti, ci sarà un nuovo vertice e alcuni Paesi si sono già offerti di ospitarlo”.

Peskov: “negoziati solo con governo legittimo ucraino”

Da parte russa, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che Zelensky dovrebbe considerare l’offerta di pace di Putin, nonostante il presidente ucraino venga considerato un leader illegittimo per firmare un accordo.

“Zelensky dovrebbe pensare all’offerta di pace di Putin, perché la situazione militare a Kiev è peggiorata” ha affermato il portavoce di Putin. “Il presidente russo Vladimir Putin non rifiuta i negoziati con l’Ucraina, ma il loro esito deve essere approvato dal legittimo governo ucraino. Volodymyr Zelensky non appartiene a questa categoria. Tuttavia, Putin non rifiuta nulla, non rifiuta la possibilità di negoziati, secondo la costituzione del Paese”, ha aggiunto Peskov.

Il presidente ucraino ha risposto: “La Russia e il suo leader non sono pronti alla pace. Putin ha però compiuto un grande errore, utile per noi, perché le sue parole, il suo cosiddetto piano di pace, hanno mostrato che non è interessato alla pace, e questo è stato riconosciuto qui anche da Paesi con visioni diverse”.

Ultimo aggiornamento ore 17,15

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