Su Internet la moda si difende dalla crisi. “Quello della moda online è un settore che non ha risentito particolarmente della crisi macroeconomica degli ultimi anni. E poi, per quanto riguarda il web credo che siamo ancora all’inizio della storia e che ci siano molte potenzialità di sviluppo a livello geografico e di utenti”, racconta Federico Marchetti, il giovane (42 anni) fondatore e amministratore delegato di Yoox, il gruppo bolognese (di Zola Predosa per la precisione) divenuto lo store virtuale leader nel mondo per prodotti di moda, lusso e design. E che offre anche una scelta originale di libri d’arte.
“Il fatto di essere presenti in oltre cento Paesi ci ha permesso di diversificare il rischio del ciclo economico”, aggiunge Marchetti. Certo, vendere e distribuire prodotti in così tanti Paesi del mondo costringe a gestire una forte complessità. Fin dal 2000, quando è stato fondato, il gruppo Yoox distribuisce in tutta Europa e oggi in quasi tutto il mondo, con centri logistici e uffici, oltre che in Europa, negli Stati Uniti, Giappone, Cina e Hong Kong. “Il nostro approccio – continua l’amministratore delegato – è sempre stato quello di essere globali ma con una forte impronta locale. Lavoriamo in cinque diverse valute e nove lingue, metodi di pagamento differenti per i diversi Paesi, otto centri di customer care e ‘personalizzazione’ dei servizi di spedizione. Tutto è studiato ad hoc per i nostri clienti”.
Che sempre più numerosi scelgono di fare acquisti con il pc. Nel primo trimestre di quest’anno Yoox ha registrato 664 mila clienti attivi (che cioè hanno effettuato almeno un ordine nei 12 mesi precedenti) rispetto ai 514 mila del primo trimestre 2010. A fine marzo 2011 (ultimi dati disponibili) il numero di ordini è salito a 526mila, con un aumento del 38,2% e per un valore medio di 169 euro (Iva esclusa).
Cosa spinge il consumatore a comprare sul web? Il prezzo, il tipo di offerta, una ritrosia a entrare nei negozi di lusso? “L’e-commerce – risponde Marchetti – è un modo di fare shopping meno istituzionale ma più divertente e coinvolgente. Inoltre il web è cresciuto molto negli ultimi anni ed è migliorato moltissimo in termini di servizio al cliente, con consegne in tempi rapidi grazie a Ups, assistenza telefonica e via e-mail”. Anche i negozi virtuali sono migliorati, sono diventati più attraenti. “Sì, e la loro vetrina è sempre in cambiamento: è molto più facile rinnovarli con nuovi contenuti. Poi c’è il vantaggio di acquistare 24 ore su 24: si può fare shopping la mattina alle 7 mentre si aspetta il caffè oppure la sera alle 9 per rilassarsi, tutto da casa”.
Le case di moda, ammette Marchetti, “per un lungo periodo sono state diffidenti, ma oggi hanno capito in pieno l’importanza di essere presenti sul web, non solo come canale distributivo ma anche di comunicazione e di contatto con i clienti finali, che ormai sono globali”.
E’ così che ora Yoox gestisce 27 online store monobrand: tra pochi mesi sarà lanciato anche Moncler, il primo era stato Marni, poi Armani, Valentino, Dolce&Gabbana e tanti altri. In più ci sono i negozi multimarca, che rappresentano poco meno del 76% dei ricavi netti consolidati del gruppo, che ha chiuso il bilancio 2010 con 214,3 milioni di ricavi (contro i 152,2 milioni del 2009) e un risultato netto di 9,1 milioni (erano stati 4 milioni nel 2009). E le attese sono di ulteriore crescita quest’anno: nel primo trimestre i ricavi erano aumentati del 38,6% rispetto al primo trimestre 2010, anche se l’utile netto era sceso da 2 a 1,7 milioni.
Questo è dovuto in gran parte ai forti investimenti realizzati anche per lo sbarco in Cina, avviato alla fine dell’anno scorso. “Una bellissima sfida – la definisce Marchetti -. Per un’azienda globale come la nostra era fondamentale essere presenti anche a Shanghai, dove abbiamo aperto un ufficio e un centro logistico. Abbiamo messo a punto una piattaforma tecnologica completamente localizzata e abbiamo già lanciato emporio Armani, Marni e Bally, a breve arriverà anche Dolce&Gabbana”.
C’è anche l’idea di sbarcare in una Borsa asiatica? L’a.d. di Yoox, società quotata alla Borsa italiana dal 2009, non ci pensa proprio: “Siamo un gruppo italiano e non abbiamo mai preso in considerazione altri listini che non fossero Piazza Affari”. E aggiunge: “Per me la Borsa rappresenta un passo fondamentale per una società che voglia acquisire visibilità internazionale, crescere e dialogare in maniera trasparente con il mondo e la comunità finanziaria. Nel 2009 siamo stati l’unica matricola e i risultati ci hanno dato ragione: a oggi abbiamo registrato una performance azionaria che è quasi triplicata dal primo giorno di quotazione”.