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Yemen in fiamme: la nuova guerra di Trump riaccende il conflitto mediorientale

Gli Stati Uniti tornano a colpire nello Yemen sotto la guida di Trump, con l’appoggio britannico e l’impiego di bombardieri strategici. Centinaia di vittime civili, lo spettro di una nuova guerra regionale e l’ombra dell’Iran sullo sfondo di una crisi umanitaria senza fine. Le fazioni in campo

Yemen in fiamme: la nuova guerra di Trump riaccende il conflitto mediorientale

Da Sabato 15 marzo 2025 gli Stati Uniti per ordine del presidente Donald Trump stanno portando avanti attacchi su larga scala contro decine di obiettivi nell’Yemen controllato dagli Houthi. All’operazione ha partecipato anche la Gran Bretagna. Dopo 3 settimane d’intensi bombardamenti, con gli americani che hanno utilizzato anche bombardieri B 52 che trasportano fino a 30 tonnellate di bombe e perfino i bombardieri invisibili B2 SPIRIT, schierati in 5 unita nella base anglo-americana dell’isola di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, gli Houthi non demordono.

Il ministero della Salute yemenita, guidato dagli Houthi, ha reso noto che negli attacchi anglo-americani lanciati sulla capitale Sanaa ed altre città e villaggi del paese sono rimasti uccise centinaia di civili. In un video di un attacco americano ripreso dall’alto, commentato dallo stesso Trump come un attacco contro forze militari Houthi, è stato smentito con video da terra dove si vedono degli uomini riuniti in circolo per una cerimonia tribale colpiti da un attacco aereo che fa 70 morti. Recentemente il governo yemenita degli Houthi, che controlla il nord del paese e l’80% della popolazione, aveva annunciato che avrebbe ripreso gli attacchi a navi di passaggio nel Mar Rosso a causa dell’embargo israeliano a viveri ed elettricità a Gaza, rimanendo l’unico paese che si interessa veramente alla tragica situazione della striscia e dei suoi abitanti.

La campagna militare americana nello Yemen

Gli Yemeniti hanno praticamente precluso il traffico commerciale e militare alle navi occidentali e israeliane od ad esse collegate nel mar Rosso. Gli attacchi americani sono stati indirizzati a basi missilistiche, basi di droni aerei e navali e a impianti di difesa aerea. Sono state attaccate anche infrastrutture energetiche nella contea di Saada, nel nord-ovest dello Yemen, con la regione rimasta senza elettricità. Attacchi si sono verificati nei pressi della città di Taiz, sotto controllo delle truppe del governo regolare del presidente el-Hadj filo saudita, che al momento erano in tregua con Ansrallah, il movimento degli Houthi. Quest’ultimi hanno risposto bombardando con l’artiglieria le truppe filo saudite nella città di Taiz hanno attaccato diverse volte, con droni e missili, le navi della flotta Usa della portaerei USS Harry Truman nel nord del Mar Rosso e continuano ad abbattere droni di cui l’ultimo colpito il 5 aprile. Se la notizia fosse esatta, si tratterebbe di 2 droni abbattuti nel giro di 72 ore e del 17° drone Reaper abbattuto dagli Houthi dal 2023. La General Atomic, produttrice del drone, dovrebbe mandare un premio agli Houthi, visto che ogni apparecchio ha un costo base di 30 milioni di dollari. Una notizia del ritiro dei consigliari militari iraniani e stato accolto con scherno da un alto funzionario di Ansar Allah, che ha deriso la stessa affermazione secondo cui l’Iran aveva schierato personale nello Yemen in primo luogo affermando che “Non ci sono forze iraniane in Yemen da cui ritirarsi”, affermando  “Quindi la questione non richiede di essere negata”.

Lo scopo degli attacchi degli Stati Uniti è causare danni ai militanti Houthi per far capire a Teheran, quello che sarà la risposta militare se non accetterà un accordo nucleare con Washington. Questi attacchi potrebbero significare anche un’aggressiva campagna statunitense per sottrarre agli Houthi il controllo di territori. Ciò evidenzia anche la rinuncia di Trump al ritiro degli Stati Uniti dal conflitto in Medio Oriente, che aveva promesso di durante la sua campagna elettorale. E anche un supporto alla campagna israeliana di attacco all’asse della resistenza iraniano, che ha già visto notevoli successi nella riduzione della forza militare e dell’influenza di Hezbollah in Libano e l’abbattimento del regime di Assad e la distruzione della capacità militare della Siria.

Questi attacchi però potrebbero portare al riacutizzarsi della guerra civile in Yemen iniziata nel 2014 , che ha fatto 150.000 morti e ridotto in povertà 20.000.000 di persone, che dal 2022 era in una tregua di fatto. Allo stesso modo, lo Yemen continua a soffrire di una delle peggiori crisi umanitarie al mondo, causata da un conflitto prolungato e da un blocco guidato dall’Arabia Saudita che ha esacerbato carestia e malattie. Oltre 600.000 bambini sotto i cinque anni sono gravemente malnutriti, con 120.000 che soffrono di grave malnutrizione.

Yemen: le fazioni in campo

Movimento Houthi, che prende il nome da un leader religioso del clan Houthi e ufficialmente noto come Ansar Allah, è emerso alla fine degli anni ’80 come veicolo per il risveglio religioso e culturale tra gli sciiti zayditi nello Yemen settentrionale. Gli zayditi sono una minoranza nel paese a maggioranza musulmana sunnita, ma predominanti negli altopiani settentrionali lungo il confine saudita. Gli Houthi sono diventati politicamente attivi dopo il 2003, opponendosi a Saleh per aver sostenuto l’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati Uniti, ma in seguito alleandosi con lui dopo le sue dimissioni da presidente. Quest’alleanza era tattica: i lealisti di Saleh si opponevano al governo di Hadi sostenuto dall’ONU e, sentendosi emarginati nel processo di transizione, cercarono di riconquistare un ruolo di primo piano nello Yemen. Saleh vinse la fedeltà di alcuni membri delle forze di sicurezza dello Yemen, delle reti tribali e dell’establishment politico. Ma nel 2017, dopo che Saleh ha spostato il suo sostegno alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, è stato ucciso dalle forze Houthi ed i suoi seguaci sono rimasti alleati con Ansar Allah in odio all’Arabia Saudita. L‘Iran è il principale sostenitore internazionale degli Houthi e ha fornito loro supporto militare, comprese le armi. Ansar Allah controlla la parte settentrionale dello Yemen.

Il governo di Hadi. Il governo regolare di Hadi attaccato e sconfitto a Sanaa la capitale, nel 2014, in esilio in Arabia Saudita ha messo insieme una coalizione di stati arabi a maggioranza sunnita: Bahrein, Egitto, Giordania, Kuwait, Marocco, Qatar, Sudan ed Emirati Arabi Uniti (EAU). Entro il 2018, la coalizione si era allargata per includere forze provenienti da Eritrea e Pakistan. Hanno lanciato una campagna aerea contro gli Houthi con l’obiettivo di ripristinare il governo regolare. Dopo l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti hanno svolto il ruolo militare più significativo nella coalizione, contribuendo con circa diecimila truppe di terra, principalmente nel sud dello Yemen. Ora le forze pro-Hadi controllano una parte centrale dello Yemen sulla costa del Mar Rosso.

Southern Transitional Government (Stc) l’Stc, che ha catturato Aden nel 2019 supportato dagli Emirati Arabi Uniti, ha rinvigorito le istanze separatiste dello Yemen del sud che fu già stato indipendente fino al 1990. Nel novembre 2020, Hadi e il presidente dello Stc firmarono l’accordo di Riyadh, che afferma che le fazioni condivideranno equamente il potere in un governo yemenita del dopoguerra. I separatisti rinnegarono l’accordo nel 2020, ma alla fine si unirono a un governo di unità con pari rappresentanza di settentrionali e meridionali. Sebbene la formazione di un governo nominalmente unito segnalasse progressi nel colmare le divisioni interne dello Yemen, fece poco per accelerare i colloqui di pace. L’Stc controlla lo Yemen meridionale e l’isola di Socotra, mentre gli Emirati Arabi Uniti hanno costruito basi ed aeroporti militari in queste zone.

Aqap (Al Qaeda on Arabian Peninsula), presente in Yemen dall’inizio degli anni Novanta, ha tratto beneficio dal caos più recente. Nel 2015, ha conquistato la città costiera di Mukalla e rilasciato trecento detenuti, molti dei quali ritenuti membri di Aqap, dalla prigione della città. Il gruppo militante ha esteso il suo controllo verso ovest, ad Aden, e ha sequestrato parti della città prima che le forze della coalizione recuperassero gran parte della regione nel 2016. Aqap ha anche fornito agli yemeniti in alcune aree servizi di sicurezza e pubblici non forniti dallo Stato, il che ha rafforzato il sostegno al gruppo. Per anni, Aqap ha lottato per l’influenza con gli Houthi e l’autoproclamato Stato islamico, soprattutto nel governatorato centrale di al-Bayda. Recentemente sembra che vi sia un “l’alleanza di opportunità” tra gli Houthi e al Qaeda poiché i due movimenti armati hanno interrotto i combattimenti diretti e scambiato dei prigionieri; l’utilizzo di droni da parte di Aqap suggerisce che gli Houthi abbiano iniziato a trasferire armi, sancendo una “crescente collaborazione” contro ciò che resta dell’esercito yemenita e le milizie filo emiratine del sud ed i nemici comuni come israeliani ed americani. Attualmente Al Qaeda controlla alcune zone nel centro del Paese e può contare su alcune migliaia di militanti.

Isis. Lo Stato islamico ha segnato il suo ingresso nello Yemen nel 2015 con attacchi suicidi a due moschee zaydite a Sanaa, che hanno ucciso circa 140 fedeli. Sebbene il gruppo abbia rivendicato altri attacchi di alto profilo, tra cui l’assassinio del governatore di Aden alla fine del 2015, il suo seguito è inferiore rispetto a quello di Aqap. Nel 2021, le Nazioni Unite hanno stimato che lo Stato islamico avesse centinaia di combattenti in Yemen, mentre Aqap ne aveva circa settemila a metà del 2020. L’opposizione degli Houthi avrebbe indebolito entrambi i gruppi, ma gli esperti mettono in guardia dal sottovalutare la loro possibile rinascita. L’ISIS opera solo nei governatorati centrali e meridionali con piccole cellule essendo stato sradicato dagli Houthi nel nord.

Hadhramaut National Council (Hnc) Il panorama politico di Hadhramaut, il più grande governatorato dello Yemen, situato a sud est del paese, è cambiato in modo significativo dopo l’annuncio della fondazione nel 2023 di un proprio consiglio territoriale. La nuova entità politica mira ad affrontare le urgenti sfide che il governatorato deve affrontare, stabilire una visione politica coesa e presentare diverse alternative alle aspirazioni secessioniste del Southern Transitional Council (Stc) con cui aveva cooperato in precedenza e non ne appoggia il separatismo supportando l’unità dello Yemen od in alternativa aspirando ad un’autonomia propria della regione L’Hadhramaut, con la sua immensa importanza, svolge un ruolo fondamentale nell’economia e nel panorama geopolitico dello Yemen. Il governatorato vanta abbondanti risorse naturali che costituiscono una fonte cruciale di entrate per lo stato yemenita. Inoltre, la sua dimensione, 2/3 dello Yemen, la posizione strategica al confine con l’Arabia Saudita e l’Oman e con una lunga costa sull’oceano Indiano, ne accresce l’importanza geopolitica.

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