L’economia americana rischia di “andare incontro a brutte soprese” se si attenderà troppo ad alzare i tassi. Perciò “ha senso” procede gradualmente al rialzo del costo del denaro. A dirlo, alla vigilia dell’investitura ufficiale di Donald Trump, è stata la stessa Janet Yellen. Per la presidentessa della Fed, che ha parlato al Commonwealth Club of California di San Francisco, il rischio è di provocare un’impennata dell’inflazione o un forte aumento dell’instabilità finanziaria, “o entrambe le cose”, ha sottolineato Yellen, rilevando che il nuovo presidente eredita una situazione economica molto migliore di quella di otto anni fa.
La conferma è arrivata dal Beige Book da cui emerge che l’economia è in crescita, “seppure a passo modesto”, in tutto il Paese. Nel mercato del lavoro scarseggia la manodopera qualificata e “in molti distretti si prevede un mercato del lavoro ancora più teso, con le pressioni sui salari che probabilmente aumenteranno”.
Dagli Usa, dunque, arriva un messaggio Toro, forse troppo robusto per i gusti di Mario Draghi, che dovrà così fronteggiare oggi a Francoforte le pressioni della Bundesbank per accelerare il taglio del Qe, vista la rapida ascesa dell’inflazione. Draghi, però, farà di tutto per evitare shock, chiarendo che i progressi sono bel lungi dal poter essere considerati consolidati, e che l’Eurozona necessita ancora di una politica monetaria estremamente espansiva. Il tutto nell’attesa delle sorprese che, as usual, promette lo show d’apertura della presidenza Usa.
RIPARTE TOKYO, NUOVO CROLLO DI SAMSUNG
Meteo Borsa prevede una robusta reazione dei mercati al messaggio della Yellen. Risale il dollaro sui mercati asiatici, recuperando il terreno perduto sullo yen a quota 114,48 contro 112,57. L’euro tratta a 1,0641. La ripresa della valuta Usa favorisce la riscossa della Borsa di Tokyo (+1,1%) nonostante il nuovo tonfo di Toshiba (-26%): le perdite americane del gruppo sono superiori al previsto. Migliora a Seul Samsung (+2,7%) dopo che la magistratura ha respinto la richiesta di arresto per il numero uno del colosso.
Deboli i listini cinesi: Hong Kong e Shanghai -0,4%. Xi Jingping prosegue la sua campagna pro-globalizzazione a Davos senza reagire alle accuse del neo ministro al Commercio Usa, Wilbur Ross, che al Senato ha definito la Cina “il paese più protezionista del mondo”. Seduta contrastata a Wall Street sulla scia dei segnali lanciati da Janet Yellen sui tassi: il Dow Jones ha perso lo 0,11%, mentre S&P 500 guadagna lo 0,18%. Meglio il Nasdaq +0,31%.
Aumentano i rendimenti, arretrano i prezzi dei T bond trattai al 2,42%. Ha chiuso in terreno positivo il settore financials (+0,8%) nonostante la chiusura negativa di Goldman Sachs (-0,6%) e Citi (-1,7%) che pure hanno presentato trimestrali molto positive.
JP MORGAN PROMUOVE TENARIS
A sostenere il Nasdaq ha contribuito Qualcomm (+1,5%): non ci sarà una denuncia dell’antitrust a carico del colosso dei chip. Nel dopo Borsa grande balzo di Netflix (+7,91%), trascinata dalla crescita delle sottoscrizioni fuori dagli Stati Uniti. La maglia nera tocca a Target (-5,8%) dopo l’ennesima conferma che la campagna di Natale è stata disastrosa per il commercio tradizionale, schiacciato dalle vendite on line.
Il petrolio Brent ha chiuso in calo del 2,7%, ma stamattina sale dell’1%. Secondo un rapporto dell’Iea (International energy agency), nel 2017 la produzione di shale oil negli Usa tornerà a crescere notevolmente. Exxon Mobil -1,4%. A Milano i titoli petroliferi sono saliti: Eni +0,6%, Saipem +1,3%.Balzo di Tenaris (+2,7%): stanotte JP Morgan ha alzato la raccomandazione a Neutral, dal precedente Underweight. Il target price sale a 35 dollari, era 24,5 dollari prima dell’innalzamento.
Saras è scesa del 4,6%, a 1,574 euro, dopo l’annuncio che Rosneft ha ceduto a investitori istituzionali l’intera quota del 12% che ancora possedeva al prezzo di 1,53 euro per azione.
MILANO +0,3%, ACQUISTI DALL’ESTERO PER IL BTP 15
Poco mosse le Borse europee alla vigilia del direttorio della Bce. I mercati, in realtà, non si attendono novità particolari dalla riunione. Al contrario, l’attenzione è già concentrata sulla cerimonia di insediamento del nuovo presidente Usa, Donald Trump.
Lieve accelerazione nel finale a Milano per il Ftse Mib che ha archiviato la seduta a 19.358 punti, in rialzo dello 0,3%. Positive anche Francoforte (+0,5%) e Londra (+0,4%), in rosso Parigi (-0,2%). Tracolla alla City il titolo Pearson: -27%, a 582 pence, un livello che non si vedeva dal settembre del 2009. La crisi nasce dal calo delle vendite nelle università Usa. La casa editrice ha avvertito che l’utile operativo del 2017 sarà al massimo 630 milioni di sterline: gli analisti si aspettavano mediamente 700 milioni.
Chiusura debole per il mercato obbligazionario italiano in una seduta complessivamente negativa per l’intero comparto della zona euro, a fronte di una corposa attività di offerta da parte degli emittenti sovrani.
Protagonista della giornata è stata l’Italia, che ha collocato 6 miliardi di euro di un nuovo Btp 15 anni via sindacato, raccogliendo ordini per 21 miliardi. Il titolo è stato collocato per circa il 60-65% presso investitori esteri e per la restante quota presso soggetti italiani. Negli Usa è andato l’11% dell’emissione. Oggi si terranno le aste di Spagna (5 miliardi) e Francia (10 miliardi).
In ascesa il tasso del decennale italiano salito in area 1,94 da 1,91% del finale di seduta di ieri, mentre lo spread con l’analoga scadenza del Bund stringe si attesta a 167 punti base.
BPER FA SHOPPING IN VALTELLINA, CITIGROUP TAGLIA GENERALI
Ieri è stata la giornata delle banche piccole e medie. Sale Carige (+2,4%) e fa ancor meglio Popolare di Sondrio (+2,7%). Ma, soprattutto, è esplosa la corsa a Creval (+17%, a 0,476 euro), miglior titolo di Piazza Affari dopo avere annunciato la scelta di due adviser, Equita e Mediobanca, per aiutarla a selezionare possibili opzioni strategiche. L’operazione di cui si parla da mesi è una possibile acquisizione del Creval da parte della Banca popolare dell’Emilia (Bper, ieri invariata) che sembra mirare ad un matrimonio a tre che comprenda anche la Popolare di Sondrio.
Lievi cali invece per le banche principali: Unicredit ha terminato la seduta in flessione dello 0,3%. Il raggruppamento delle azioni ordinarie e di risparmio sarà effettivo dal 23 gennaio. Capital Group, primo azionista con il 6,7%, scommette sul rilancio della banca sotto la regia dell’ad Jean Pierre Mustier.
Intesa ha perso lo 0,2%, Banco Bpm -0,2%. Positiva Ubi (+0,4%). Il Direttorio della Banca d’Italia ha autorizzato l’acquisto di tre delle quattro banche in dissesto poste in risoluzione il 22 novembre del 2015. Nuova Banca Marche, Nuova Banca Etruria e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti sono state formalmente cedute a Ubi Banca sulla base dell’offerta (di un euro) avanzata una settimana fa. Ora scattano i tempi per le procedure autorizzative di Bce e Commissione Ue, che dovrebbero arrivare entro tre mesi.
Tra gli assicurativi ha pesato la debolezza di Generali dopo la conferma di “sell” da parte di Citigroup che ha alzato il target a 12 da 10 euro. “Vediamo poi ancora un deterioramento dei margini in alcuni dei suoi mercati chiave, mentre la perdurante incertezza macroeconomica in Italia potrebbe pesare sul titolo nel corso dell’anno”, si legge nel report. Cattolica Assicurazioni ha chiuso in rialzo di un abbondante punto percentuale nel giorno in cui un giornale ha parlato di ingresso di Scor nel capitale.
ALLUNGA MEDIASET, VOLA IL LUSSO
Ha allungato nel finale Mediaset (+0,8%), dopo aver galleggiato poco sotto la parità per buona parte della seduta nel giorno dell’incontro con gli analisti a Londra l’annuncio ieri di qualche target al 2020.
Ben comprato il lusso, con Ferragamo che balza di oltre il 2% in scia ai risultati trimestrali migliori delle attese di Burberry. Rialzo superiore all’1% per YNAP e di quasi il 2% per Moncler.