L’attesa è finita. A Jackson Hole, il Simposio annuale della Federal Reserve nel parco nazionale del Grand Teton in Wyoming, Janet Yellen, presidente della Fed, conferma le aspettative di mercati ed investitori. Nessun annuncio shock sulla politica monetaria o sull’outlook statunitense, ma un monito diretto a Donald Trump e alle intenzioni di semplificare e liberalizzare le transazioni finanziarie che non è sfuggito a nessuno dei presenti al summit.
Le aspettative si spostano adesso sulle parole di Mario Draghi, che terrà il suo discorso stasera alle 21.00 (ora italiana). Ma anche il governatore della Banca Centrale Europea, in base alle previsioni, dovrebbe prediligere la cautela e l’attendismo, almeno fino al prossimo grande meeting che si terrà tra due settimane.
Cinque gli argomenti principali del summit iniziato ieri con con l’arrivo dei banchieri centrali: crescita, inflazione debole, possibile bolla speculativa sui mercati, euro forte e, ovviamente, politiche monetarie (tapering e quantitative easing).
La numero uno della Fed, forse al suo ultimo Jackson Hole data la scadenza del mandato a inizio 2018 (spetterà a Donald Trump decidere se confermarla al suo posto oppure no) parla di un sistema finanziario “sostanzialmente” più sicuro, affermando che qualsiasi cambio alle regole stabilite nel periodo post- crisi finanziaria dovrebbe essere “modesto”. Un commento che sembra direttamente rivolto al Presidente Usa e alle sue intenzioni di allentare le norme sulla finanza per andare incontro alle richieste di Wall Street. L’inquilino della Casa Bianca nel corso degli ultimi 10 mesi ha più volte criticato il Dodd-Frank Act (l’insieme di norme introdotte per limitare la speculazione degli istituti di credito) che, secondo lui avrebbe ridotto l’efficienza di Wall Street e rallentato la crescita degli USA.
I risultati delle politiche decise sino ad oggi, risponde indirettamente Yellen, hanno portato invece portato “sostanziali progressi” che hanno consentito di raggiungere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi, vale a dire i due obiettivi principali perseguiti dalla banca centrale Usa.
La Governatrice della Federal Reserve, non sembra dunque preoccuparsi di una sua mancata riconferma il prossimo gennaio e va nella direzione opposta rispetto a quella intrapresa da Trump: “Le riforme hanno rafforzato il nostro sistema finanziario e con il supporto della politica monetaria e di altri interventi il credito è disponibile a buone condizione, e i prestiti sono aumentati in linea con l’attività economica dei prossimi anni, contribuendo alla forte economia di oggi”. “Parallelamente – ha continuato – le riforme hanno incrementato la resilienza del sistema finanziario. Le banche sono più sicure, la loro capacità di assorbire le perdite è maggiore. Gli stress test annuali hanno portato a un miglioramento delle posizioni di capitale e dei processi di gestione del rischio. Il sistema finanziario è più resistente e meglio preparato ad assorbire, invece che amplificare, choc avversi. Ma resta del lavoro da fare”.
Nonostante tutto, secondo Yellen, occorre continuare a mantenere alta la guardia sulla stabilità finanziaria degli Stati Uniti d’America. “Ogni revisione della regolamentazione dovrebbe essere modesta e conservare quel miglioramento della resilienza di grandi dealer e banche associata con le riforme varate negli anni recenti”.
“Non possiamo essere sicuri che non ci saranno nuove crisi” – ha aggiunto la chairwoman – “ma se ci ricordiamo i danni che l’ultima ha creato e agiamo di conseguenza, possiamo sperare che il sistema finanziario e l’economia sperimenteranno meno crisi e recupereranno più velocemente risparmiando le famiglie e le aziende dalle difficoltà del 2008″.