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Whirlpool Emea: vendita sì o no? Si avvicina l’ora della scelta mentre si aggrava la crisi degli elettrodomestici

FIRSTonline

Si avvicina il tempo delle scelte sulla vendita o meno di Whirlpool Emea mentre peggiora la crisi degli elettrodomestici. “La crisi sta diventando sempre più pesante, chiediamo di nuovo e con urgenza un tavolo di settore per il comparto degli elettrodomestici, il suo inserimento tra i settori di rilevanza strategica per gli interessi del paese ai fini dell’esercizio della golden power – dichiara a Firstonline Barbara Tibaldi, segretario generale Fiom-CGIL – una politica di filiera e soprattutto un piano di incentivi che non avrebbe certo difficoltà a essere applicato a questo settore”.

Mentre dai mercati europei arrivano consuntivi nerissimi delle vendite, con flessioni delle ultime settimane a due cifre tra il 20 e il 22 per cento (e nemmeno il Black Friday è andato bene), sindacati, retail, fornitori, sono in attesa di gennaio quando dovrebbero svolgersi incontri se non decisivi perlomeno importanti con il governo, con le multinazionali del bianco e soprattutto con la Whirlpool  (probabile per l’11 gennaio). Che, nel frattempo, ha fatto sapere alle segreterie nazionali dei sindacati di essere pronta a comunicare i piani per i volumi produttivi delle fabbriche italiane per il 2023. “Una mossa che ci è sembrata – ha detto Tibaldi – un modo per spostare in avanti l’attenzione e le risposte alle sollecitazioni dei sindacati e dei politici”.

Whirlpool Emea: i sindacati temono ristrutturazioni pesanti

Qualcosa si muove? Forse. Con la nomina, in data 1 dicembre, di Fabio Colombo, in Whirlpool dal 2014, a vice presidente per le risorse umane di Whirlpool EMEA, si avvicina probabilmente l’esito finale dell’operazione Whirlpool EMEA: o la multinazionale americana riesce a chiudere le trattative con uno dei due probabili compratori (Midea e Beko-Arçelik secondo le ultime voci) o, in caso negativo, ritorna sui suoi passi senza cioè lasciare l’Europa. Un esito che molti temono poiché il vertice, tramite il CEO Marc Bitzer, aveva chiaramente espresso in aprile l’intenzione di procedere, a causa della crisi dei mercati, a una revisione strategica degli investimenti di quello che è rimasto dell’area EMEA, Europa, Medio Oriente e Africa, dopo aver venduto o chiuso le attività in Africa, Russia e Turchia. “Un’opzione che fortemente temiamo – ci ha detto Pierpaolo Pullini della Fiom-CGIL di Ancona, perché porterebbe inevitabilmente a pesanti ristrutturazioni delle attività produttive e degli occupati. Nel frattempo stiamo organizzando per gennaio un incontro delle Rsu di tutte le fabbriche italiane degli elettrodomestici perché si sta aggravando la crisi dei mercati. Che ha determinato qui, nello stabilimento Indesit della cottura una cassa integrazione di poco superiore al 50 per cento. Mentre abbiamo registrato il crollo delle vendite dei piani di cottura a gas, le richieste sono molto forti per quelli a induzione ma la tedesca Ego, che fornisce a tutte le fabbriche europee del settore i componenti elettronici, sta creando ritardi e gravi problemi. Non sappiamo se per reali carenze a  livello mondiale nella filiera della logistica o per trarre vantaggi da manovre speculative”.

Elettrodomestici: si aggrava la crisi dei mercati. Il caso Marche

In tutta la regione Marche si sta inoltre verificando una tendenza, l’insourcing, un rientro nelle fabbriche del prodotto finito di lavorazioni che erano affidate in outsourcing a fornitori esterni con i contratti di somministrazione. Il che sta creando grandi difficoltà in queste piccole aziende ma che serve alle aziende del prodotto finito a mantenere occupazione e lavoro.

Quanto ad un altro gruppo marchigiano, la Elica, uno dei leader mondiali delle cappe e dei set cottura-trattamento dell’aria, proprio il rientro ottenuto dopo una lunga trattativa con la RSU delle lavorazioni dei prodotti di fascia alta dalla Polonia, si è rivelato provvidenziale. Nello stato generale di crisi che affligge la cottura (ma dopo due anni di vendite salite a due cifre) questo reshoring ha una spiegazione molto interessante: sta avendo un successo non solo italiano la collezione Nikolatesla, set costituiti da un piano a induzione aspirante che si basa su innovazioni con primati e brevetti eccezionali, e un design raffinatissimo. Un esempio di tecnologie molto evolute che impediscono di bruciare i cibi, imitano perfettamente qualsiasi tipo di cottura anche la frittura. Più un set unico che integra piano, forno e cappa. A dimostrare che l’innovazione più che la delocalizzazione può essere una via di rilancio del made in Italy del settore.

E nel contempo, la crescita delle vendite dei piani a induzione (non solo di Elica) sta determinando una profonda crisi degli acquisti dei piani a gas con un doppio risultato negativo: per i conti finali delle aziende che fabbricano il prodotto finito e con la chiusura di una miriade di micro aziende del distretto del componente e delle lavorazioni collegate alla filiera del gas. Electrolux ha deciso nell’ambito del suo piano di riduzione dei costi la riduzione per la fabbrica di cappe ex Best di Cerreto d’Esi di 13 posti di lavoro sui 222 totali delle sue fabbriche italiane. E contemporaneamente, ha interrotto i contratti di somministrazione, andando così ad incidere sul piccoli fornitori di lavorazioni locali.

Resta ancora in stand by la reindustrializzazione del sito sempre di Cerreto d’Esi che Elica ha lasciato e che Ariston Group (Francesco e Paolo Merloni) ha preso in carico ma che ha risentito delle conseguenze di una anno non positivo soprattutto per i pesanti danni e il lungo stop della produzione della fabbrica di Genga, a causa dell’allagamento del settembre scorso. L’unica eccezione a questo quadro preoccupante delle Marche sembra essere la Faber (cappe), che ora fa parte della multinazionale svizzera Franke che ha confermato e proseguito il piano di investimenti per consolidare la posizione di hub centrale del gruppo per il trattamento dell’aria.

Proprio nelle Marche, come ha rivelato Firstonline, uno dei due “pretendenti” di Whirlpool EMEA, la turca Beko-Arçelic, sta incrementando velocemente i centri di assistenza e logistica per il Sud Europa, un segnale probabilmente di un deciso interesse del gruppo turco per le fabbriche e i marchi ex Indesit. Che corrisponderebbe, pare, a una preferenza da parte di alcuni partiti politici e da parte di ambienti finanziari, per la soluzione turca. Nell’altra grande fabbrica del gruppo Whirlpool-Indesit, quella del lavaggio di Comunanza – come ci conferma Paolo Martini della Fiom-CGIL che sembrava in pericolo, l’arrivo della produzione delle 50mila lavatrici slim dalla fabbrica Indesit della Russia venduta dalla Whirlpool alla Arcelik, sta per il momento allontanando lo spettro della chiusura. Ma Martini è pessimista poiché nonostante la rilocazione nel sito di Comunanza della produzione russa, lo stabilimento marchigiano si mantiene nettamente al di sotto della sua capacità nonostante che la domanda di lavabiancheria abbia registrato una contenuta ripresa.

Whirlpool Emea: turchi o cinesi? L’Antitrust Ue vigila

Che cosa accadrà prevedibilmente nei prossimi mesi? Gilles Morel, presidente Whirlpool Emea, ha dichiarato in ottobre che la società comunicherà il 26  gennaio un aggiornamento della situazione.  “Confermiamo tutto quanto abbiamo già reso noto – ha sottolineato un portavoce della Corporation dalla sede di Benton Harbor – come abbiamo confermato anche di recente in un incontro informale con il Mise, che i tempi per la conclusione del nostro programma saranno inevitabilmente lunghi, nell’uno e nell’altro caso. E comunque se dovesse andare a buon fine la cessione delle attività EMEA tutto dovrebbe essere sottoposto all’esame delle autorità europee Antitrust per un periodo che potrebbe arrivare anche a un anno”. 

Il gruppo detiene infatti una quota tra il 18 e il 20 per cento del mercato degli elettrodomestici EMEA, che, aggiunta a quella dell’eventuale acquirente potrebbe creare una posizione dominante che verrebbe cassata da Bruxelles. I principi ferrei antitrust complicherebbero notevolmente tutto se, per esempio, fosse la Arçelik-Beko a essere scelta, poiché si colloca nei primissimi posti del rank delle vendite europee, con quote a due cifre, a differenza di Midea e degli altri competitor cinesi. Competitor cinesi che – va sottolineato – lasciano molto a desiderare quanto a trasparenza: mentre Electrolux e ancor più Whirlpool comunicano in modo sia pur formale decisioni, bilanci, programmi, Haier e Midea per esempio non hanno rapporti con la stampa (salvo quella specializzata con redazionali pagati) rifiutando qualsiasi contatto e anzi nemmeno rispondono alle richieste  che, in un paese democratico, dovrebbero avere un minimo cenno di risposta. E intanto Manuel Rossi, ingegnere, Industrial Site Director dello stabilimento di Cassinetta, uno degli manager di vaglia della multinazionale, è sul piede di partenza, per andare con ogni probabilità alla concorrenza, aggiungendosi alla lunga lista di manager di alto livello che negli ultimi anni sono andati via (spesso verso la Haier).

Elettrodomestici: GFK vede numeri in calo nelle vendite 2022 in fascia medio-bassa

Ma a parte le negative notizie che arrivano dalle fabbriche, occorre sottolineare che  ad accelerare  o a rallentare la decisione che Whirlpool prenderà per la sua filiale EMEA sono le news che arrivano dai mercati a partire da quello mondiale delle tecnologie di consumo che, secondo le rilevazioni puntuali di GFK registrerà a fine 2022 un calo pari al 6-7 per cento e il calo sarà particolarmente accentuato per quelli di prezzo medio basso, segnale ancor più preoccupante poiché costituiscono la “pancia” dell’intera domanda. Quanto all’Italia i primi dieci mesi – è stato di recente reso noto nel corso dell’annuale convegno di Optime (Osservatorio permanente per la tutela in Italia del mercato dell’elettronica) a Roma – hanno registrato sorprendentemente solo una leggera flessione del 0,6 per cento a fronte di un crollo del mercato europeo. Ma nubi nere si affacciano all’orizzonte del 2023: proseguirà imperterrita la mancanza dei chip (e gli esiti delle votazioni pro China a Taiwan sono un segnale preoccupante per l’America….) e soprattutto quel disastroso caos logistico denunciato come una delle cause più penalizzanti delle mancate vendite per le multinazionali del bianco, Whirlpool e Electrolux.

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