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Whirlpool, allarme fabbriche. I sindacati chiedono risposte al Governo: “Drammatico problema dei volumi produttivi”

FIRSTonline

Altro che valorizzazione delle fabbriche italiane, altro che difesa dell’occupazione, altro che golden power. Mentre peggiorano mese dopo mese i dati delle vendite di elettrodomestici, a Roma, al Mimit, nessuna risposta arriva agli allarmi lanciati dai sindacati in questi mesi sulla profonda crisi del mercato e delle fabbriche, e nemmeno alle ultime pressanti richieste uscite dalla riunione di venerdì scorso con la quale Fim, Fiom, Uilm, UglM nazionali chiedono con urgenza risposte e impegni come da promesse. 

Come stanno le fabbriche italiane ex Whirlpool Emea

La situazione nelle fabbriche italiane ex Whirlpool Emea e ora di proprietà di Beko Europe, è molto pesante tra aumento della cassa integrazione, assenza di indicazioni dalla nuova proprietà e precedenti, prolungati disimpegni della Whirlpool che hanno – come avevamo già sottolineato – depauperato le fabbriche e la struttura organizzativa di investimenti e di management.  

Così, anche a fronte di un ulteriore peggioramento delle previsioni delle vendite del mercato, il coordinamento nazionale di Whirlpool/Beko, di Fim Fiom, Uilm e Uglm ha richiamato il Ministero a fornire – come aveva assicurato – indicazioni sugli step necessari per fare fronte al peggioramento della crisi, con un comunicato decisamente molto duro. 

I sindacati chiedono risposte al Governo: “Drammatico problema di volumi produttivi”

“In tutte le realtà – comincia così il comunicato – persiste un drammatico problema di volumi produttivi che genera ore di cassa integrazione con conseguenti ricadute negative sulle retribuzioni. Negli stabilimenti italiani, anche per la latitanza di Whirlpool, negli ultimi anni non vi sono stati importanti investimenti sui processi produttivi e ciò determina un problema in termini di produttività e non dà certezze sulla centralità dei siti. Inoltre prosegue la grave crisi di mercato, mentre il sistema paese perde competitività sul lato dei costi di produzione. Il Governo aveva aperto lo scorso 22 febbraio, su nostra richiesta, il tavolo di confronto sul settore degli elettrodomestici. Non vi è stato seguito alle prime discussioni né sono stati adottati provvedimenti in grado di rilanciare la produzione. Dobbiamo iniziare un reale confronto sul futuro degli stabilimenti italiani di Beko Europe – si sottolinea  nel comunicato – Naturalmente in quella sede chiederemo al Governo di mantenere gli impegni assunti con la golden power di salvaguardia degli stabilimenti italiani. Non intendiamo temporeggiare e vedere i nostri stabilimenti deperire più o meno lentamente. Attendiamo da Beko la conferma che la strategia industriale preveda investimenti di processo e di prodotto sulla media e alta gamma del bianco”.

È dunque necessario, secondo le rappresentanze nazionali dei lavoratori, incontrare i rappresentanti della nuova società. L’incontro dovrebbe svolgersi, secondo quanto avrebbe promesso il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, entro il mese di giugno anche se è difficile che dal vertice della Beko Europe possa arrivare a quella data una risposta sul futuro delle fabbriche italiane. 

I timori di Applia Italia 

E anche da parte di Applia Italia, che riunisce le aziende del settore, arrivano reazioni preoccupate. “Avevamo particolarmente apprezzato la convocazione del primo tavolo del Bianco avvenuta il 22 febbraio -dichiara a FIRSTonline Marco Imparato, direttore generale dell’associazione- poiché il ministro aveva chiamato tutte le rappresentanze del settore, l’industria, i sindacati e Aires, l’associazione del retail. Lo scopo, trovare insieme possibili soluzioni volte a preservare e valorizzare la manifattura italiana, l’occupazione. Il ministro aveva poi dichiarato che ci avrebbe richiamato a breve per un nuovo incontro, che riteniamo urgente a seguito del deterioramento della situazione. Ma al momento non abbiamo ricevuto nessuna convocazione”.

In tutta Europa i bilanci del primo trimestre delle aziende sono indistintamente con il segno rosso. E le previsioni per l’intero anno sono all’unanimità di segno negativo. Con l’eccezione dei giganti cinesi, ricchi di risorse finanziarie e di voglia di acquisizioni. L’ultima è stata decisamente interessante e positiva per il made in Italy. Midea, che rimane sempre in prima linea come probabile acquirente della Electrolux, ha potenziato ulteriormente la sua controllata, l’italiana Clivet, come centro europeo per le energie alternative, le pompe di calore e la climatizzazione. Ha infatti comprato il 19 aprile, per 760 milioni di euro, tramite Midea Electrics Netherlands BV, la divisione clima della svizzera Arbonia che comprende quattro società e che conta su uno stabilimento a Magenta a ovest di Milano.

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Categories: Economia e Imprese