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Welfare aziendale, Intesa-Adapt: ecco le misure più diffuse nel settore alimentare italiano

Imagoeconomica

Il welfare aziendale è sempre più diffuso in Italia e, fra i vari settori, uno dei più dinamici su questo terreno è quello alimentare, da sempre decisivo nel sistema economico italiano. Secondo Intesa Sanpaolo e Adapt, che hanno pubblicato mercoledì il quarto rapporto sul “Welfare occupazionale e aziendale in Italia”, in questo comparto la materia della flessibilità organizzativa e della conciliazione vita-lavoro rappresenta il 70% delle misure contrattate a livello di welfare aziendale.

Lo studio Intesa-Adapt sul welfare aziendale

L’indagine, a cura di Michele Tiraboschi, è stata realizzata su circa 60 contratti aziendali stipulati fra il 2016 e il 2020 in imprese che applicavano uno dei cinque contratti collettivi nazionali di lavoro più diffusi nel settore “alimentaristi-agroindustriale”, secondo l’indagine Inps-Cnel del 2018.

Le altre misure più diffuse di welfare aziendale

In base ai dati contenuti nello studio, sono molto diffuse anche le misure per la formazione professionale dei dipendenti, riscontrate nel 57% del campione e garantite anche attraverso fondi interprofessionali.

Seguono, con percentuali significative, la categoria mensa e buoni pasto (40%) e le disposizioni sui buoni acquisto e sui flexible benefits (27%).

Sanità integrativa e previdenza complementare: contano i fondi di settore

In termini di importanza e diffusione, è invece molto più ridotto il peso dell’assistenza sanitaria integrativa (18%) e della previdenza complementare (15%). Questi dati confermano che, anche nel settore alimentare, è in corso il passaggio dai fondi aziendali a quelli di settore, che in questo caso sono Fasa e Alifond.

Inoltre, “spesso la contrattazione aziendale mostra di voler andare oltre le prestazioni offerte dagli stessi fondi contrattuali – si legge nel rapporto – ampliando le tutele nei confronti dei lavoratori dipendenti delle aziende alimentari”.

Le misure di welfare aziendale meno diffuse

Per quanto riguarda, infine, le misure meno diffuse nella contrattazione aziendale, sono, in ordine, educazione ed istruzione a livello scolastico ed universitario (7%), assicurazioni contro il rischio extra-professionale (5%) e le polizze contro il rischio di non autosufficienza o gravi patologie e le attività ricreative (3%).

Nei contratti analizzati risultano invece del tutto assenti misure di welfare per le categorie dei trasporti e dell’assistenza e cura dei familiari.

In sintesi

“Le relazioni industriali del settore alimentare sembrano evidenziare l’importanza dell’aspetto collettivo del welfare – conclude il rapporto – con le strutturate previsioni dei CCNL analizzati riguardanti la flessibilità organizzativa, formazione, assistenza sanitaria e previdenza complementare e il ruolo di primario rilievo dei contratti aziendali, che ampliano il ventaglio di soluzioni in questo campo e pongono ulteriormente l’accento sulla dimensione collettiva del welfare in azienda, attraverso misure indirizzate alla flessibilità organizzativa e al perseguimento della formazione continua all’interno delle imprese”.

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Categories: Lavoro