Nel 2023, il welfare in Italia ha proseguito il suo trend di crescita, con un particolare aumento della capacità di spesa e una chiara preferenza per i fringe benefit da parte dei beneficiari. Questi sono i risultati principali emersi dall’Osservatorio Welfare 2024, un rapporto presentato da Edenred Italia durante il Welfare Forum a Milano. L’evento annuale riunisce dirigenti, HR manager, opinion leader, ricercatori ed esperti del settore delle risorse umane.
Nel 2023 credito welfare pro-capite di 910 euro
Secondo i dati del rapporto, nel 2023, il credito welfare pro-capite è stato di 910 euro, con una crescita rispetto al 2021 (850 euro) e un lieve calo rispetto al 2022 (940 euro). Questo dato è stato influenzato dall’aumento del limite di spesa dei Fringe Benefit a 3.000 euro nel 2022, misura non confermata nel 2023.
La maggioranza dei beneficiari (54%) ha ricevuto un’allocazione fino a 500 euro, mentre solo il 5% ha superato i 3.000 euro. Suddividendo per settore, i servizi finanziari hanno registrato il welfare pro-capite più alto, con 1.683 euro, seguiti dai servizi professionali (1.181 euro) e dal settore immobiliare (1.117 euro). L’industria e il manifatturiero, con il campione più ampio, hanno avuto un welfare medio di 693 euro.
Cresce la percentuale di utilizzo
Nel 2023, l’80% del credito welfare disponibile è stato utilizzato, con solo il 20% rimasto non utilizzato, leggermente in crescita rispetto agli anni precedenti (79,3% nel 2021 e 79,8% nel 2022). I fringe benefit costituiscono il 31,8% della spesa complessiva in welfare, seguiti dall’area ricreativa con il 29,5%. Le voci della macroarea sociale, come istruzione (19,6%), previdenza integrativa (9%), assistenza sanitaria (5%) e assistenza ai familiari (1,2%), compongono insieme il 34,8% della spesa totale. I fringe benefit e l’area ricreativa, che insieme rappresentano il 61% della spesa, sono cresciuti significativamente rispetto al 2017, quando valevano insieme il 27,9%. Al contrario, la spesa per l’istruzione è diminuita nel tempo, passando dal 31,1% del 2017 al 19,6% nel 2023.
La spesa può essere raggruppata in un terzo per fringe benefit, un terzo per viaggi e un terzo per voci sociali.
Buono pasto il benefit più apprezzato
Sette italiani su dieci considerano i buoni pasto e un piano welfare requisiti fondamentali nella scelta del lavoro. Il 42% dei dipendenti lavora in aziende con un piano di welfare strutturato, mentre il 46% non ne ha uno. Tra le aziende con oltre 1.000 dipendenti, la percentuale di quelle con un piano di welfare sale al 53%, soprattutto multinazionali, concentrate nel Nord Italia e nel settore privato. Il 41% dei dipendenti riceve buoni pasto, con un valore medio di circa 7 euro, confermandosi come il benefit più erogato. Questo beneficio, cruciale per la soddisfazione e il benessere dei lavoratori, è ritenuto molto valido per incentivare l’engagement dei dipendenti da tre quarti degli intervistati dal Rapporto, mentre oltre il 52% lo considera importante.
Per il 70% degli intervistati, i buoni pasto sono un benefit imprescindibile nella scelta del lavoro futuro, insieme a un piano di welfare più vantaggioso, che risulta attraente per il 68% del campione. La metà dei dipendenti considera i buoni pasto il beneficio più utile, seguiti dai buoni benzina (41%) e dai servizi per la salute (38%), soprattutto come integrazione al reddito. Tra le preoccupazioni principali degli italiani, spiccano il timore dell’inflazione (67%) e l’aumento dei costi dell’energia (48%).
Con piano welfare dipendenti più motivati
I dipendenti che usufruiscono di piani di welfare sono più impegnati e motivati, con un elevato benessere lavorativo ed emotivo. Il 62% ritiene che sentirsi responsabilizzati sia il valore più importante, seguito dall’apprezzamento (52%) e dal coinvolgimento (51%). Il 76% ha sperimentato almeno un sintomo di burnout, mentre il 68% ritiene che la condizione lavorativa influenzi significativamente il benessere mentale e psicologico, arrivando all’87% tra coloro con un elevato benessere lavorativo e al 71% tra la Generazione X.