Negli ultimi 5 anni i colossi tech sono riusciti a “risparmiare” 46 miliardi di euro di tasse grazie grazie al ricorso alla tassazione in paradisi fiscali e ai vari sistemi di elusione fiscale. Tenendo in considerazione il solo 2016, si raggiunge la cifra monstre di 11,5 miliardi di euro.
Questi gli importi calcolati nell’indagine su “Software & Web Companies” realizzata da R&S Mediobanca che ha analizzato i bilanci di 21 delle principali multinazionali del web.
In base a quanto rilevato, nel 2016, quasi i due terzi dell’utile ante imposte è tassato in Paesi dove la pressione fiscale è inferiore rispetto al Paese in cui i gruppi hanno sede. Poi l’elenco dei risparmi:
- Microsoft: 3,6 miliardi di beneficio fiscale 2016 e’ stato di 3,6 miliardi di euro, pari al 4,5% del fatturato,
- Alphabet: beneficio fiscale di 2,5 miliardi (2,9%),
- Facebook di 1,5 miliardi.
Il tax rate effettivo medio è pari al 20,3%, in linea con quello delle multinazionali statunitensi di altri settori industriali (20,4%) ma inferiore a quello dei grandi agglomerati cinesi (23,1%) e europei (24,6%).
Il beneficio fiscale viene raggiunto grazie agli utili tassati in Paesi extra Usa (che ha un tax rate del 35%) con minimi toccati da Facebook e Alphabet: il gruppo di Mark Zuckerberg, secondo quanto si legge nel report, ha avuto un’aliquota fiscale media dell’1% nei Paesi extra Ue dove ha operato, il gruppo Google del 4%.
L’indagine cumulata escludeApple che non è considerata una web company: l’azienda di Cupertino ha comunque risparmiato circa 23 miliardi di euro a livello fiscale nel periodo 2012-16 e 5,3 miliardi di euro nel solo 2016.