ASIA POSITIVA PER IL QUINTO GIORNO DI FILA
MA NON SI FERMA LA CORSA DELLO YEN
Quinta chiusura consecutiva al rialzo per i listini asiatici, trainati dalla chiusura positiva di Wall Street. L’indice Msci Asia Pacific registra un rialzo dello 0,9%. A Tokyo l’indice Nikkei registra un rialzo dello 0,21%; brillano le azioni di alcuni esportatori tipo Honda +1,7% nella speranza di interveni del nuovo governo per frenare la corsa della moneta. Ma il dato più rilevante della giornata, al contrario, riguarda proprio l’ennesimo rialzo dello yen nei confronti del dollaro, arrivato a quota 76.60 . Ad Hong Kong l’indice segna una crescita dello 0,48%. La minor domanda in arrivo da Usa ed Unione Europea, infine, ha inciso sulla crescita del pil delle Filippine: solo +3,4% nel secondo trimestre.
WALL STREET SCOMMETTE SULLO STIMOLO
DOPO AVER LETTO LE MINUTE DELLA FED
La prospettiva di un nuovo pacchetto di stimoli all’economia non è un’illusione, ma una previsione che poggia su basi solide. E’ questa l’interpretazione che Wall Street ha dato delle minute della Fed, cioè del resoconto della riunione del Fomc dell’8 agosto scorso. Questa convinzione ha ribaltato gli umori dei mercati Usa: dopo un avvio stentato, condizionato dal calo della fiducia dei risparmiatori, che aveva portato il Dow Jones Industrials sotto di 110 punti, la Borsa ha imboccato la via del rialzo, toccando un massimo di 91 punti di rialzo per poi chiudere a +0,2% a quota 11,559, 20 punti sopra la vigilia. Stesso rialzo per lo Standard & Poor’s 500 che ha chiuso a 1212 punti mentre il Nasdaq registra un incremento dello 0,55%. Variazioni di non forte entità che hanno una spiegazione: il mercato esita a prendere posizioni troppo nette a tre giorni dalle statistiche sulla disoccupazione che saranno rese note venrdì prossimo.
Tanto entusiasmo si spiega con il fatto che più di uno dei membri del Fomc durante la riunione del 9 agosto ha parlato concretamente della possibilità di un terzo round di acquisti per stimolare l’economia. Nelle minute si parla anche dell’ipotesi di intervenire sulla parte lunga della curva con l’acquisto di titoli a 15 anni o più contro la vendita di bond a scadenze più ravvicinate, ovvero una manovra destinata comunque ad abbassare i tassi. Al di là delle soluzioni tecniche resta un fatto: finora era nota l’ostilità dei falchi, tre su dieci, che hanno contrastato la linea Bernanke agitando lo spettro dell’inflazione. Ieri, al contrario, è emerso che dietro il presidente della Fed c’è una maggioranza di “colombe” intenzionate ad usare tutte le armi anti-deflazione a disposizione.
Tra questi figura il presidente della Fed di Chicago, Charles Evans che ieri ha detto che “la Fed deve fare di più per aiutare l’economia”. Intanto, dall’indice Case.Shiller sui prezzi delle case emergono timidi segnali di ripresa: in 19 sulle 20 maggiori metropoli americane, le quotazioni sono salite nel mese scorso, un fenomeno che si ripete da tre mesi. Ma i prezzi restano comunque più bassi di un anno fa.
GRAZIE AGLI USA PIAZZA AFFARI LIMITA I DANNI
MA LO SPREAD BTP/BUND TORNA A FAR PAURA
Chiusura contrastata per le borse europee che, dopo una partenza in rialzo, hanno progressivamente ridotto i guadagni per poi accelerare al ribasso in concomitanza con i dati macro Usa.
Solo un recupero sul finale di seduta grazie all’inversione di rotta di Wall Street ha permesso ai mercati europei di contenere i cali e di chiudere contrastati.
La Borsa di Milano ha chiuso la seduta in moderato ribasso all’indomani del vertice di Arcore che ha cambiato volto alla manovra bis da 45,5 miliardi di euro. Piazza Affari ha perso slancio a metà giornata penalizzata soprattutto dal comparto bancario, che ha risentito della risalita dello spread Btp-Bund in area 300 punti base. Una nuova ondata di vendite è arrivata dopo il dato sulla fiducia dei consumatori Usa relativa al mese di agosto, scesa a 44,5 punti ovvero il livello minimo dall’aprile 2009. Nell’ultima ora di scambi, però, il listino ha nuovamente ridotto le perdite e così a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,23% a 15.106 punti, mentre il Ftse All Share è arretrato dello 0,10% a quota 15.990.
LA ROBIN TAX RISPARMIA ATLANTIA
MANO PESANTE CON SNAM E TERNA
Il Governo non ha presentato ieri alcun emendamento alla “Robin Hood Tax” . “Viene quindi scongiurato l’impatto sui settori autostradale e delle telecomunicazioni (buona notizia per Atlantia, Sias e Telecom Italia) ma confermato l’impatto su tutta la filiera dell’energia (rinnovabili incluse) con un impatto particolarmente forte a regime per Terna e Snam Rete Gas (8-9% dell’EPS a regime) ma anche Enel Green Power (5% circa)”, ha scritto Intermonte nella nota odierna. E così Atlantia ha guadagnato l’1,59% a 10,89 euro, mentre le vendite hanno colpito sia Terna (-2,44% a 2,474 euro) che Snam Rete Gas (-2,08% a 3,30 euro). In rosso anche Enel che ha lasciato sul parterre l’1,72% a 3,308 euro.
BANCHE SOTTO TIRO, MATTEO ARPE IN ROTTA SU BPM
FONSAI SUPERSTAR, MEDIASET SCIOGLIE IL NODO ENDEMOL
Le nuove tensioni sui Btp hanno avuto un immediato impatto sui titoli bancari: Monte dei Paschi ha ceduto il 2,61% a 0,421 euro, Intesa SanPaolo l’1,99% a 1,134 euro, Ubi Banca il 2,57% a 2,50 euro (la banca, si legge nella semstrale, ha ridotto gli investimenti in titoli di Stato italiani da 9,6 a 8,1 miliardi) Unicredit l’1,24% a 0,917 euro, Popolare di Milano lo 0,74% a 1,479 euro, Banco Popolare lo 0,09% a 1,148 euro. Per quanto riguarda Bpm, è sempre più probabile che il futuro dell’istituto dopo l’aumento di capitale sarà nelle mani del consorzio di garanzia guidato da Mediobanca (unico istituto italiano assieme ad un pool di banche internazionali) che dovrebbe, secondo le previsioni, caricarsi poco meno del 50 per cento delle nuove azioni,. Di qui i rumors su un possibile intervento di Banca Profilo capitanata da Matteo Arpe che potrebbe acquisire un ruolo di leader, pare con il beneplacito della Banca d’Italia.
Fondiaria-Sai, al centro delle attenzioni del fondo activist Amber (terzo azionsita della compagnia), ha svettato sul paniere principale con un balzo del 4,31% a 1,477 euro all’indomani della pubblicazione dei conti semestrali. La compagnia assicurativa ha chiuso il primo semestre con una perdita di 61,9 milioni di euro, in deciso miglioramento rispetto al rosso di 144,8 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Brillante performance anche per Buzzi Unicem (+2,96% a 6,78 euro) che ha sfruttato l’upgrade di Jefferies. Il broker ha infatti alzato la raccomandazione sul gruppo del cemento a buy dal precedente hold.
Bene Mediaset (+1,86% a 2,628 euro) in scia all’articolo del Financial Times dedicato ad una prossima riorganizzazione in corso di Endemol, gravata da un debito pari a 2 miliardi di euro: la ristrutturazione avverrà attraverso un debt/equity swap che diluirà la partecipazione dei tre attuali azionisti sotto il 50% (Mediaset, Goldman Sachs e Cyrte). Secondo altre indiscrezioni vi sarebbe anche allo studio una joint venture tra la società inglese Itv e il gruppo del Biscione allo scopo di rilevare Endemol.
Fiat (-1,80% a 4,15 euro) sotto i riflettori. Dopo l’incontro di ieri tra Sergio Marchionne e il presidente della regione Piemonte, Roberto Cota, perdura l’incertezza su Mirafiori. Infatti il Lingotto non avrebbe ancora deciso quali modelli produrre nello stabilimento torinese.
EDISON SUL TAVOLO DI ROMANI-EDF
PIERREL, PILLOLA CONTRO L’ORSO
Nel resto del listino deboli Edison (-0,41%) ed A2A (-0,32%). L’incontro Roma tra i rappresentanti del ministero e il numero uno del gruppo francese sul dossier è slittato a lunedì prossimo, mentre si profila l’ipotesi di un rinvio di un mese della scadenzapr l’accordo, già fissata per il prossimo 15 settembre. Il governo, ha detto il ministro, intende fare il possibile per evitare che Edipower sia smembrata ma al contrario rimanga in mano agli italiani senza lasciare spazio a ipotesi di spezzatino. Intanto crescono i dubbi sull’attuale governance da parte del comune di Milano, azionista di A2a, mentre Iren, socia in Delmi, è già sul piede di guerra di fronte alla prospettiva di un’intesa tra A2a ed Edf che sia”lesiva dei suoi interessi”.
Tra le “small caps” ben impostati Pierrel (+4,3%) grazie a dati che hanno evidenziato un perdita netta in deciso miglioramento, Kinexia (+11,28%) che nei primi sei mesi dell’anno ha quasi quadruplicato il suo risultato netto e Mondo Tv (+6,75%) tornata in utile nel semestre. Male Cogeme Set (-9,31%) peggior titolo di tutta piazza Affari, dopo la decisione del Cda di rinviare l’approvazione della semestrale. Il consiglio ha infatti “riscontrato diverse problematiche di carattere contabile/gestionale che hanno di fatto reso impossibile la predisposizione e la verifica dei dati contabili semestrali nei termini di legge, rilevando altresi’ difficolta’ nelle attivita’ di valutazione di alcune poste contabili”.
OGGI L’ASTA PER LE FREQUENZE PER LA TV MOBILE
OFFERTE PER 2,3 MILIARDI DA TI, VODAGONE, WIND E H3G
Ammontano a 2,3 miliardi (100 milioni sotto la soglia minima stabilita dalla legge di stabilità) le offerte presentate ieri dai quattro gestori telefonici (Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3g) per le frequenze 4G, la quarta generazione di sistemi di telecomunicazione wireless messe in vvendita dallo Stato. Oggi prenderà il via l’asta che prevede rilanci del 3 %. La maggior parte delle richieste riguarda gli 800 Mhz, la frequenza in grado di fornire la maggior copertura.
EXXON SIGLA L’AFFARE DEL SECOLO CON ROSNEFT
PUTIN CHIUDE IL DEAL VIETATO A KHODORKOVSKY
Exxon Mobil e OAO Rosneft hanno siglato un accordo che permetterà al colosso Usa di avere accesso all’esplorazione dei giacimenti dell’ Artico ed alla società russa di partecipare ai progetti americani di Exxon. L’intesa segue di pochi mesi la rottura dei patti tra Rosneft e Bp. L’intesa è stata siglata nella dacia sul Mar Nero di Vladimir Putin. “L’offerta di Exxon – ha commentato il vice primo ministro Igor Sechin, il braccio destro di Putin per la politica petrolifera – è largamente migliore non solo di quella di Bp, ma anche di tutte le altre compagne che ci hanno contattato I confini finanziari dell’accordo sono, per ora, difficili da valutare. “Possiamo dire -ha commentato il portavoce di Rostnef Rudim Kazharov – che siamo nell’ordine delle decine di miliardi di dollari”. Nel 2003 Exxon trattò un’alleanza a tutto campo con la Ykos di Mikhail Khodorkovsky poi imprigionato da Putin tra le proteste dell’Occidente. Ma, alla fine, l’ha avuta vinta Putin: il suo oppositore resta in carcere, sulla base di dubbie accuse di evasione fiscale. Rostneft, nata dallo spezzatino di Yukos, può finalmente attingere alla tecnologia americana.