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Wall Street sprofonda con Amazon, Apple e Target in caduta libera: l’inflazione morde i consumi

FIRSTonline

Un colpo da ko, eccezionale anche in tempi di eccezionale volatilità. È quel che ha subito Target, il colosso della grande distribuzione Usa, che ieri ha perduto un quarto del suo valore, cioè 25 miliardi di dollari, nella seconda seduta peggiore della sua storia dal grande crack dell’ottobre 1987. Eppure le vendite, a giudicare dalla trimestrale, non sono male. Ma per sostenere i ricavi, l’azienda ha dovuto sacrificare i profitti (2,19 dollari per titolo contro i 3,10 attesi), così come è successo a Wal-Mart (-11%) e agli altri Big.

I mercati Usa hanno accusato il colpo: l’inflazione morde ormai anche i consumi, la Fed non può che tentare di spegnere l’incendio a suon di strette. Venti di recessione, insomma, soffiano dagli Usa, sia verso l’Asia che in direzione dell’Europa, alle prese con un quadro geopolitico rovente nel giorno in cui Bruxelles lancia la sfida dell’indipendenza energetica. Anche il Vecchio Continente dovrà aumentare i tassi, ma, al tempo stesso, spingere sugli investimenti. Mica facile. E la speculazione si prepara a colpire.

I future delle borse europee segnalano un avvio in rosso. Scendono anche le piazze asiatiche. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen è in calo dello 0,3%. Ieri Goldman Sachs ha tagliato le stime sul Pil della Cina nel 2022 a +4%, da +4,5%. La revisione arriva due giorni dopo la sforbiciata di Citigroup, da 5% a +4,2%.

Il Nikkei di Tokyo perde quasi il 2%. Le esportazioni del Giappone sono salite in aprile del 12,5%, il consensus era +14%. Hang Seng di Hong Kong -2,2%. Kospi di Seul -1,3%. BSE Sensex di Mumbai -1,7%. Ftse Straits Times di Singapore -0,4%.

L’ultima delusione ai mercati Usa l’ha riservata nella notte Cisco, -10% nel dopo Borsa dopo aver tagliato le previsioni sull’utile.

È stata l’ultima mazzata di una seduta nera: Dow Jones -3,76%, S&P 500 -4,03%, Nasdaq -4,73%. Chiudono in tosso tutti gli 11 settori del mercato azionario. In caduta libera diversi Big: Amazon e Nvidia perdono il 7%, Apple il 5,6%. Il Treasury Note a dieci anni tratta a 2,90%, +2 punti base.

Euro-dollaro a 1,05, in apprezzamento dello 0,3% dopo il -0,8% di ieri. Poco mosso l’oro, a 1.815 dollari. Bloomberg segnala strani movimenti nei conti della Bank of England, con vendite a sconto anche di un dollaro l’oncia. Un vero golden mistery.

Il petrolio sale: Brent e WTI guadagnano l’1% dopo due sedute filate di ribasso.

Bce: energia ed inflazione accelerano l’aumento dei tassi

“Le sanzioni occidentali contro la Russia hanno già avuto un impatto enorme”, sillaba Janet Yellen prima della a riunione dei ministri delle Finanze del G7 a Bonn. “La Russia – dice la segretaria al Tesoro Usa – sta vivendo una recessione, un’inflazione elevata, acute difficoltà nel proprio sistema finanziario e l’incapacità di procurarsi i materiali e i prodotti di cui ha bisogno per sostenere la propria guerra per l’economia”. È in questo clima che l’Europa si prepara ad affrontare il braccio di ferro sull’energia con Mosca, quello che secondo Putin rischia di essere una “sorta di suicidio”. Ma non è l’unica prova del fuoco per la Ue, alle prese con il rischio contagio dell’inflazione inglese, ormai fuori controllo. In questo contesto, falchi e colombe si avvicinano: Olli Rehn, governatore della Banca di Finlandia, ha auspicato la fine a giorni dei tassi negativi. Ma anche la colomba Pablo Hernandez de Cos, numero uno della banca spagnola, si è pronunciato a favore di un rialzo nel terzo trimestre.

Btp di nuovo sopra il 3%, Bund ai massimi dal 2011

In questa cornice, il tasso del decennale è risalito brevemente sopra il 3% per la prima volta da una settimana. Lo spread sul Bund decennale tratta a 192 punti base dai 189 in avvio e dai 190 della vigilia. Il rendimento del Bund a due anni, particolarmente sensibile ai rialzi dei tassi, ha toccato il massimo da novembre2011 a 0,444%.

L’inflazione, del resto, continua a correre: ad aprile si è mantenuta a livelli record, al 7,4% su anno, spinta dall’impennata dei costi di energia e generi alimentari.

Milano -0,9%, Borsa Italiana fa ricca Euronext

Dopo aver galleggiato intorno alla parità per la prima parte della seduta, le Borse europee hanno chiuso tutte in rosso, trascinate al ribasso dall’apertura di Wall Street. Piazza Affari perde in chiusura lo 0,89% poco sopra i 24 mila punti (24.089), in linea con Londra (-0,93%). Fanno peggio Parigi e Francoforte (-1,20%).

Fa eccezione Madrid che chiude sostanzialmente piatta (-0,08%), dopo lo strappo di Siemens Gamesa Renewable Energy (+12,6%): il gruppo tedesco Siemens Energy ha annunciato l’intenzione di riacquistare tutte le azioni della sua controllata spagnola, attiva nell’energia eolica, in vista del delisting.

Vola Il titolo Euronext (+3,85%) dopo i conti record: fatturato di 395 milioni di euro al 31 marzo, utili a 164 milioni (+50.3%). L’integrazione con Borsa Italiana è stata un vero affare.

Abn Amro perde il 9,74% dopo aver avvisato gli investitori dei possibili impatti sui conti della guerra in Ucraina.

Unicredit +2,05%. Piace il merger con Commerzbank

Positivo l’indice delle banche italiane in una giornata ricca di novità. In testa al listino c’è Unicredit: +2,05% dopo una partenza in sordina. Piace l’attivismo di Andrea Orcel che, prima dello scoppio della guerra ucraina, aveva avviato i colloqui con Commerzbank (+1,2%) per un possibile merger.

Mediobanca, blindata dalla Bce, torna al 12,7% in Generali

Ma tiene banco anche Mediobanca (-2,42%) dopo le indiscrezioni sul no della Bce alla richiesta di Leonardo Del Vecchio di salire fino al 25%. Dal bollettino Consob si rileva che Piazzetta Cuccia ha chiuso il prestito titoli sul 4,42% del capitale di Generali (-0,55%) tornando così a detenere il 12,776% della compagnia triestina. All’assemblea del Leone Mediobanca si era presentata con il 17,22% del capitale.

Corre Iveco, il mercato crede a Snam/Terna

Le previsioni positive per il settore emerse dalla trimestrale di Daimler continuano a spingere Iveco (+2,34%), miglior titolo di giornata.

Continua il fermento attorno a Snam (+1,26%) e a Terna (+1,61%): il mercato crede che stavolta su farà il merger delle due società pubbliche.

Scivola in rosso nel finale il comparto energia: Tenaris ed Eni cedono mezzo punto.

Saras superstar, tracolla Saipem prima del raggruppamento

Tracollo di Saipem (-5,13%). L’assemblea ha attribuito al cda la delega per l’aumento di capitale da 2 miliardi. L’operazione prevede anche il raggruppamento da lunedì delle azioni ordinarie e delle azioni di risparmio nel limite di una nuova azione ordinaria ogni massime 20 azioni ordinarie esistenti e di una nuova azione di risparmio ogni massime 20 azioni di risparmio esistenti.

Fa eccezione ancora una volta Saras (+6,36%), ai massimi da due anni. Al di fuori del paniere principale, Erg +2% su interesse di fondi esteri.

Giornata da dimenticare per Amplifon (-5,13%) e per Nexi (-4,13%), che ha lasciato sul campo i guadagni della vigilia.

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