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Wall Street spinge le Borse: Milano oltre 24 mila con Fca, Mediaset, Eni

Una Bce accomodante e l’avvio positivo di Wall Street, con Facebook in rally, danno maggior spinta ai listini europei nella seconda parte della seduta. La chiusura è in rialzo per Milano, +1%, che riagguanta quota 24 mila punti (24.035) e si porta ai massimi da tre anni, vale a dire da metà luglio 2015. In pole position Mediaset +2,44%, su cui Berenberg conferma il buy. Segue A2a, +2,13%, al top da settembre 2008 alla vigilia dell’assemblea dei soci. Brillanti Eni +2,02% e Atlantia +1,82%.

In Europa sono leggermente più arretrate Parigi +0,74%; Francoforte +0,63%; Madrid +0,45%: Londra +0,53%.

I Trerasury decennali prendono fiato e scivolano sotto il 3%, mentre l’azionario di New York si muove in territorio positivo, con una serie di titoli in volo dopo le trimestrali. Fra questi Facebook che, con guadagni superiori all’8%, potrebbe chiudere la seduta migliore da due anni e recuperare le perdite subite dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, la società di consulenza che ha usato i dati di 87 milioni di utenti per fare pubblicità politiche presumibilmente a favore di Donald Trump.

Sui listini americani svetta anche Fiat Chrysler Automobiles (+2% a Piazza Affari), dopo aver annunciato profitti trimestrali in rialzo del 59% e confermato la guidance per l’esercizio intero.

In calo l’euro, che scende a 1,21 sul dollaro. Gli operatori stanno valutando le parole di Mario Draghi, al termine della riunione della Bce che non ha toccato il costo del denaro. Il numero uno di Eurotower risulta intenzionato a non modificare i tassi di interesse per un periodo prolungato di tempo e ben oltre la fine del Qe, “che continuerà al ritmo attuale di 30 miliardi di euro al mese fino a settembre 2018 e anche oltre se necessario”. Il Governatore soppesa i segnali di rallentamento della crescita, “anche se l’espansione resta solida” e la forza dell’economia dovrebbe portare nel medio termine la dinamica dei prezzi vicino all’obiettivo del 3%. “Tuttavia, un ampio grado di stimoli rimane necessario perché le pressioni sull’inflazione possono continuare a crescere”.

Nel frattempo si riducono i rendimenti dei governativi della zona euro. Il Btp 10 anni scende all‘1,75, mentre lo spread con il Bund si allarga leggermente a 115.50 (+0,96%). Sono stati resi noti anche i numeri del Def, con il via libera del governo uscente al nuovo quadro macroeconomico tendenziale e una stima per il 2018 confermata a +1,5%, mentre il 2019 e il 2020 risentono dell’effetto recessivo legato all’aumento automatico di Iva e accise.

Fra le materie prime il petrolio, Brent, sale dello 0,46%, a 74,34 dollari al barile. Poco mosso l’oro, 34,95 euro al grammo.

In Piazza Affari, le blue chip peggiori sono Banca Generali -0,59%; Finecobank -0,59%; Ferragamo -0,57%; Leonardo -0,46%; Unipolsai -0,27%.

Telecom, sempre al centro dell’attenzione, segna +0,46%. In una nota Vivendi scrive che il fondo Elliott non è coerente, perché il 24 aprile ha votato a favore del ceo di Tim Amos Genish, nonostante sia contrario al suo piano industriale.

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