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Wall Street spinge al ribasso anche l’Europa: a Piazza Affari boom di Atlantia ma non basta

FIRSTonline

L’apertura in ribasso di Wall Street ha depresso i listini europei che, a metà pomeriggio, hanno cambiato passo per chiudere infine in leggero calo, aggravando il bilancio delle perdite di ieri. 

Piazza Affari arretra dello 0,59% a 24.302 punti base, nonostante il nuovo balzo di Atlantia (+6,87%) ed è in linea con Parigi -0,57%, Francoforte -0,51%, Amsterdam -0,44%, Madrid -0,16%, Londra -0,53%. Quest’ultima zavorrata in particolare da Shell (-2,32%), che ha annunciato svalutazioni fino a 5 miliardi nel primo trimestre a seguito della sua decisione di lasciare la Russia.

Sul valutario l’euro recupera lievemente quota sul dollaro, pur restando in area 1,09. A pesare sulla moneta unica, recentemente, è l’impatto economico che le sanzioni contro Mosca avranno sul Vecchio Continente, ma anche l’attesa per l’esito delle elezioni presidenziali in Francia, dove domenica si voterà al primo turno. Il presidente Emmanuel Macron dovrebbe essere confermato, ma i sondaggi in ripresa da parte di Marine Le Pen hanno creato più di una preoccupazione.

Corre il rublo, tornato a livelli pre-guerra, nonostante gli sforzi dell’Occidente per mettere nell’angolo la Russia. Il biglietto verde perde quasi il 5%, per un cambio attorno a 75,9. Secondo il vicesegretario del Tesoro Usa, Wally Adeyemo, gli sforzi russi per sostenere il rublo in risposta alle sanzioni occidentali stanno però drenando risorse dalla guerra in Ucraina.

È positiva la Borsa di Mosca: +0,92% l’indice denominato in rubli; +5,53% l’indice denominato in dollari.

Tra le materie prime vive una seduta in altalena il petrolio, attualmente in calo: il Brent tratta a 98,7 dollari, in ribasso del 2,35%. Resta ben intonato il gas naturale, mentre gli eurodeputati, chiedono ulteriori misure contro la Russia, tra cui un embargo totale e immediato sulle importazioni di petrolio, carbone, combustibile nucleare e gas.

Guerra, inflazione, Fed e Bce deprimono i listini

A influire sulla fiducia degli investitori sono i tempi e le crescenti sanzioni connesse alla guerra in Ucraina, le ripercussioni di queste sanzioni su un’inflazione già molto alta, le conseguenti politiche monetarie delle banche centrali, con la Fed che sembra aver chiuso l’epoca del denaro facile. Un mix che potrebbe aprire la strada alla recessione: “la brutale e ingiustificata invasione dell’Ucraina avrà enormi ripercussioni economiche per il mondo”, dice la segretaria al Tesoro statunitense, Janet Yellen, durante la sua testimonianza davanti alla commissione dei Servizi finanziari della Camera. Il presidente della Fed di St. Louis James Bullard cerca invece di allontanare lo spettro di una caduta del pil Usa e ritiene che la Fed debba alzare velocemente i tassi d’interesse per contrastare l’inflazione e arrivare presto al 3,5%

Dai verbali della riunione di ieri è emerso che l’istituto centrale a stelle e strisce è pronto a una serie di rialzi dei tassi da mezzo punto percentuale e a una drastica riduzione del suo bilancio al ritmo di 95 miliardi di dollari al mese. Oggi sono uscite poi le minute della Bce e la pentola ribolle anche in Europa, visto che” un gran numero di membri ha ritenuto che l’attuale elevato livello di inflazione e la sua persistenza richiedano ulteriori passi immediati verso la normalizzazione della politica monetaria”. I governatori sono pronti a mettere uno stop agli stimoli, ma permane l’incertezza che, sicuramente, si è aggravata con l’avvio “dell’operazione militare speciale” russa in Ucraina. In ogni caso, al termine della riunione di marzo, i governatori hanno convenuto con la proposta del capo economista, Philip Lane, di porre fine agli acquisti netti di obbligazioni nel terzo trimestre qualora i nuovi dati macro non indichino un indebolimento delle prospettive di inflazione, ma non si sono ulteriormente impegnati a ridurre lo stimolo.

Piazza Affari: riflettori su Atlantia, Generali e Telecom

In Piazza Affari si conferma effervescente Atlantia, su cui si stanno sviluppando molti appetiti, dopo che Global Infrastructure Partners e Brookfield Infrastructure hanno proposto una possibile acquisizione della società.

I fondi hanno inoltre un accordo con la spagnola Acs che potrebbe acquisire una quota di maggioranza nelle concessioni autostradali di Atlantia se l’offerta venisse finalizzata.

Oggi però Edizione ha comunicato di non ravvisare nel progetto “elementi di interesse”. “L’investimento in Atlantia ha natura strategica ed è intendimento di Edizione continuare a concorrere allo sviluppo sostenibile del suo valore, mantenendo il radicamento italiano della società nel quadro di un disegno industriale che valorizzi il focus sulle infrastrutture di trasporto connotate da sostenibilità e innovazione per la mobilità del futuro di persone e merci”, ha scritto in una nota la holding dei Benetton che attraverso Sintonia ha il 33% circa di Atlantia.

Sotto i riflettori resta Telecom, +2,16%, che oggi torna positiva alla luce di quanto scritto dal Sole 24 ore, secondo cui il private equity Apax ha avviato approfondimenti puntando ad alcune delle attività che confluiranno nella società dei servizi (ServCo) di Tim. Quella di Apax sembra la candidatura più credibile (e potrebbe replicare l’asse con Iliad già sperimentato in occasione dell’offerta su Vodafone Italia) e si affianca all’interesse di Cvc e al tema dell’opa Kkr, ma il dossier sarebbe sul tavolo anche di altri operatori internazionali, tra cui Apollo.

È debole invece Generali, -3,1% dopo che l’amministratore delegato Philippe Donnet ha dichiarato che il contro piano messo a punto da Francesco Gaetano Caltagirone può mettere a rischio i dividendi della compagnia. Al suo fianco si schiera oggi Union Investment. “Sono a favore dell’attuale management”, ha detto a Reuters Reiner Kloecker di Union Investment, aggiungendo che il team esistente “ha fatto un buon lavoro negli ultimi anni”. Union Investment è il sedicesimo azionista di Generali, secondo i dati elaborati dal servizio Eikon di Refinitiv.

Nella parte alta del listino si trovano inoltre molte utility, come Hera +3,38%, A2a +2,88%, Italgas +1,98%. Si rafforzano titoli farmaceutici come Recordati +2,81%.

In calo Prysmian -3,34%; Pirelli -2,84%; Saipem -2,21%. 

Sul secondario rimane invariato lo spread tra decennale italiano e tedesco, ma i rendimenti dei due titoli sono in rialzo. Il differenziale si ferma a 168 punti base, con un tasso del Btp di 2,35% e del Bund di 0,67%.

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