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Wall Street rimbalza ma a Piazza Affari scoppia il caso Azimut

In vista delle decisioni della Fed sui tassi Wall Street rimbalza ma non contagia le Borse europee – Piazza Affari resta al palo ma le dimissioni dell’Ad di Azimut fanno precipitare il titolo (-6,23%).

Petrolio a picco e Borse in ordine sparso: è l’istantanea attuale dei mercati, con i listini europei che chiudono in calo e Wall Street che si muove in rialzo, mentre la Fed comincia l’atteso meeting che terminerà domani. Piazza Affari argina le perdite e chiude in calo dello 0,26%, 18.644 punti. Fra le blue chip crolla Azimut, -6,23% dopo le dimissioni a sorpresa del ceo Sergio Albarelli.

Arretrano Francoforte -0,29%, Parigi -0,95%, Madrid -1,27%; Londra -1,11%. Incombe su tutti il timore di un rallentamento dell’economia globale, messo a fuoco oggi da Prometeia e stimato nell’ordine del +2,9% nel 2019 dal +4,1% di quest’anno, soprattutto a causa delle tensioni commerciali fra Usa e Cina. Per l’Italia le stime sono scoraggianti: +0,5% il prossimo anno, ben lontano dalle previsioni del governo, per l’assenza di qualsiasi “effetto trascinamento” ereditato dal 2018 e nella previsione che il confronto con Bruxelles si concluderà con una riduzione della portata espansiva netta della manovra da 0,5 a 0,1 punti percentuali di pil, coerente con un disavanzo al 2%. Intanto la trattativa prosegue e domani la Commissione potrebbe decidere i prossimi passi. L’obbligazionario resta poco mosso in attesa dell’esito di questo confronto: il rendimento del decennale è al 2,95% e lo spread con il Bund chiude a 269.90 punti base.

New York invece sta cercando di mettere un freno ai saldi natalizi e vede i listini principali in rimbalzo trascinati dai tecnologici, in attesa della parole di Jerome Powell, domani al termine della riunione della Federal Reserve. Paradossalmente gli attacchi del presidente Donald Trump alla politica monetaria della banca centrale potrebbero avere un effetto boomerang, costringendo Powell a non correggere la direzione, procedendo quindi con il quarto rialzo annuale dei tassi. Un ritocco dato ormai quasi per scontato dagli operatori. L’attenzione quindi è soprattutto sulle previsioni per il 2019, anche alla luce dei tanti segnali di rallentamento economico globale, dei numerosi appelli e di una inflazione senza slancio.

Il dollaro cala contro le principali valute. Il cambio con l’euro si muove intorno a 1,136L’oro resta ben intonato, oltre i 1248 dollari l’oncia, mentre fra le materie prime il petrolio subisce un nuovo terremoto: Brent -3,91%, 57,28 dollari al barile. Il Wti nella Grande Mela cede il 5,08% e scende a 47,65 dollari al barile. 

In Piazza Affari i titoli oil sono contrastati: timidamente in rialzo Saipem +0,27%; chiudono in calo Tenaris -2,27% ed Eni -1,05%. Arretra Telecom -1,72%. Reuters scrive che la società di telecomunicazioni terrà due consigli il 21 dicembre e il 14 gennaio per decidere sulla convocazione dell’assemblea richiesta da Vivendi per votare la rimozione di cinque consiglieri e la nomina di altri 5 scelti dal gruppo francese. Banca Generali -1,9%, si mette in scia ad Azimut. Male Campari -1,72%. Banche contrastate: bene Mediobanca +0,88% e Intesa +0,61%. Raschia il fondo Carige -13,33%. Fuori dal listino principale sono deboli anche Fincantieri -0,43% e Salini Impregilo -1,57%, che si sono aggiudicate il contratto per la ricostruzione del ponte di Genova. L’opera, dice una nota congiunta, verrà realizzata dalla neocostituita società ‘Pergenova’.

Moncler è invece la big cap migliore, resta “buy” per Hsbc e recupera il 2,15%. Bene Prysmian +1,66%. Leonardo +1,52%, festeggia la commessa per la manutenzione e lo smistamento dei bagagli negli aeroporti di Roma. In rialzo Banca Mediolanum +1,28% e Recordati +1,05%.

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