“L’economia russa sta per crollare” e Mosca arresta il giornalista americano: Evan Gershkovich, corrispondente del Wall Street Journal, rischia fino a 20 anni di carcere in Russia per “spionaggio”. Questa è l’accusa, ma che sotto ci sia più una ritorsione dopo il suo ultimo articolo? Il reporter, infatti, aveva pubblicato all’inizio di questa settimana, un reportage sul rallentamento dell’economia russa in seguito alle sanzioni occidentali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina lo scorso anno. Lo stesso presidente russo, Vladimir Putin, ha ammesso in tv per la prima volta che le sanzioni internazionali nei confronti della Russia possono “avere conseguenze negative nel medio termine sull’economia nazionale”.
Secondo il presidente russo diventa necessario “lavorare sulla domanda interna” per contrastare i provvedimenti occidentali. Nel suo discorso Putin ha comunque elogiato lo spirito di adattamento del paese a questa nuova situazione. Fino ad oggi Putin aveva sempre esaltato la capacità della Russia di reagire e “rimanere in piedi” rispetto alle sanzioni inflitte. Oggi, invece, il presidente russo si trova costretto ad ammettere i primi segni di cedimento. E la situazione potrebbe essere più grave del previsto secondo le previsioni di Gershkovich.
In ogni caso si tratta del primo reporter di un organo di informazione americano a essere arrestato con l’accusa di spionaggio in Russia dai tempi della Guerra Fredda e il suo arresto alimenta ulteriormente le tensioni, già altissime, tra Biden e Putin.
Perché la Russia ha arrestato il giornalista americano?
Il Servizio federale di sicurezza (FSB), non ha precisato quando è avvenuto l’arresto e nemmeno fornito alcuna prova a sostegno delle loro accuse, ma ha dichiarato che il giornalista americano è stato arrestato nella città di Ekaterinburg (Russia), sui Monti Urali, mentre tentava di ottenere informazioni classificate “sulle attività di una delle imprese del complesso militare industriale russo per conto degli americani”. Non è chiaro a cosa si riferisca l’agenzia, ma sembra che da diversi giorni il reporter stesse lavorando a un articolo sulle operazioni del gruppo Wagner, la compagnia di mercenari che sta combattendo al fianco dell’esercito russo in Ucraina e che è composta soprattutto da ex militari e detenuti a cui viene offerto uno sconto di pena in cambio dell’arruolamento.
Wall Street Journal: “L’economia russa sta per crollare”
L’articolo del giornalista americano afferma, secondo alcune previsioni, che l’economia russa “sta per crollare”. “Le entrate del governo russo sono sotto pressione e la sua economia si è spostata su una traiettoria di crescita inferiore, probabilmente a lungo termine. Il governo russo sta cercando di conciliare le spese militari in aumento con i sussidi e la spesa sociale per proteggere i civili dalle difficoltà. Le principali esportazioni del paese, gas e petrolio, hanno perso importanti clienti. Le finanze governative sono sotto pressione. Il rublo è sceso del 20% circa rispetto al dollaro dall’inizio di novembre.” spiega il WSJ.
Inizialmente Mosca aveva retto alle sanzioni inflitte. Subito dopo lo scoppio della guerra l’aumento del costo del gas e del petrolio aveva portato forti guadagni alle casse russe, compensando, così, le sanzioni. Ora con l’effetto dei guadagni finiti, la debolezza dell’economia russa si è realmente palesata. Il governo russo ha tagliato del 5% fino a giugno, complice la diminuzione del prezzo, la produzione di petrolio.
La situazione attuale – spiega il WSJ – “deriva da una scommessa sbagliata lo scorso anno da Putin, convinto che avrebbe potuto utilizzare le forniture energetiche russe per limitare il sostegno dell’Europa occidentale all’Ucraina. Di conseguenza, le entrate energetiche del governo sono diminuite di quasi la metà nei primi due mesi di quest’anno rispetto allo scorso anno, mentre il deficit di bilancio si è approfondito. Il divario fiscale ha toccato i 34 miliardi di dollari in quei primi due mesi, l’equivalente di oltre l’1,5% della produzione economica totale del Paese”.
Il rischio attuale per la Russia è quello di diventare sempre più dipendente dalla Cina. Le perdite del mercato europeo e di investitori spingono, infatti Mosca alla dipendenze di Pechino: “Mosca diventerà molto più orientata verso l’interno e eccessivamente dipendente dalla Cina”, è il parere di Maria Shagina, ricercatrice senior presso il think tank International Institute for Strategic Studies di Londra.
Aggiornato il 30 marzo 2023 alle ore 12:15