Che Monti piaccia, oltreoceano non è certo un mistero. L’ultimo attestato di stima arriva dal Wall Street Journal, il celebre quotidiano statunitense controllato dalla News Corporation di Rupert Murduch. Il bocconiano si potrà fregiare da oggi del lusinghiero, almeno nell’opinione del giornalista statunitense che ha redatto l’articolo, paragone con Margaret Thatcher, personaggio tornato in auge oltreoceano, in periodo di primarie repubblicane, anche sull’onda dell’interpretazione che ne ha dato Meryl Streep nel fortunato “Iron Lady”. Il confronto tra i due capi di Stato, sicuramente frutto di una visione distaccata delle vicende politiche europee, nascerebbe dalla determinazione con cui i due avrebbero affrontato le resistenze dei propri cittadini e dei propri sindacati ai moderni precetti di economia.
Il Wall Street Journal si stupisce di come i sindacati italiani si oppongano a una riforma del lavoro che nella gran parte del mondo occidentale sarebbe considerata “morbida”. Il mercato del lavoro italiano viene visto come un luogo angusto, reso inefficiente da protezioni anacronistiche come il “totemic” articolo 18. Da qui il ruolo di Monti, che, come la determinata Thatcher, dovrebbe educare il popolo italiano ai precetti dell’economia di mercato, facendo inghiottire l’amara pillola per evitare la catastrofe greca. Nel suo ruolo pedagogico Monti sarà aiutato dall’alta popolarità di cui gode e dal fatto che non correrà per un altro mandato. Mentre in Italia la popolarità di Monti comincia a risentire degli effetti delle politiche fiscali di rigore, oltreceano la sua battaglia con i sindacati assume le dimensioni di un kolossal epico. Chi può dire se meriterà, un giorno, un premio oscar.