Non si ferma la frana di Wall Street. L’ira di Donald Trump contro “quei pazzi della Fed” non ha più limiti, anche se il Presidente assicura: “Non intendo licenziare Powell, ma sui tassi sono troppo aggressivi”.
Trump ha oggi un’altra ragione per schiumare rabbia a pochi giorni dalle elezioni Usa di mid term: la Cina non vacilla di fronte alle bordate sui dazi sparate dalla Casa Bianca. Anzi, l’export di Pechino ha registrato a settembre un balzo del 16,7%, in forte accelerazione rispetto al +8% di agosto. La bilancia commerciale cinese gode di ottima salute: +213 miliardi, contro i 136 miliardi previsti. È probabile, visti i numeri, che la prossima settimana la Cina possa confermare la crescita del Pil del terzo trimestre al 6,6%.
I dati cinesi hanno riportare un po’ di serenità nelle Borse, stremate dalle vendite che hanno investito Wall Street, frenata dall’aumento dei tassi e dalla guerra commerciale con Pechino.
SI RAFFORZA LO YUAN, IL PIL CINESE VISTO A +6,6%
Tokyo, in calo del 3,5% nella prima parte della seduta, ha quasi azzerato il passivo dopo la pubblicazione del dato. Tornano in terreno positivo anche Taiwan (+0,7%) e Hong Kong (+0,4%).
L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen guadagna lo 0,8%. Salgono anche le Borse della Corea del Sud (+1,3%) e dell’India (+1,3%). Lo yuan si rafforza a 6,90 su dollaro, da 6,90 del giorno prima.
S&P, SEI GIORNI IN ROSSO. TRUMP CONTRO LA FED
È probabile che la spinta asiatica possa contribuire ad un finale di settimana meno drammatici di quanto le vendite di ieri, in Usa ed in Europa, lasciano temere.
Ieri il Dow Jones ha perduto un altro 2,13%, l’S&P 500, al sesto giorno di ribasso, il 2,06%. Nasdaq -1,25%. Le invettive di Trump nei confronti della Fed (quantomeno esagerate) coprono un certo disagio delle corporation, preoccupate dalle ricadute del braccio di ferro con la Cina.
Intanto il bond decennale Usa tratta al 3,17% ad un passo dalla società del dolore, intorno a 3,20%, oltre la quale rischia di scatenarsi una pioggia di vendite sulle attività più rischiose. Ieri sono scese più tutte le società immobiliari e le banche. Oggi JP Morgan, Citi e Wells Fargo annunceranno i conti del trimestre.
RISALE L’ORO, TONFO DEL PETROLIO
Risale l’oro: +2,5% a 1.223 dollari l’oncia. L’euro si rivaluta per il terzo giorno consecutivo a 1,160 su dollaro.
Cala il petrolio: Brent -3,4% anche perché le scorte strategiche di petrolio degli Stati Uniti sono salite molto più del previsto, di circa sei milioni di barili.
Giù i petroliferi a Wall Street (-3%). A Piazza Affari cadono Tenaris (-4,22%), Saipem (-3,25%) ed Eni (-2,75%).
EUROPA IN ROSSO. PIAZZA AFFARI AI MINIMI DA 19 MESI
Stamattina si riparte con Piazza Affari sui minimi da marzo 2017, il BTP decennale a 3,55% ed il Bund a 0,51%.
Lo tsunami che da mercoledì ha investito Wall Street ha prodotto guai seri anche nelle Borse del Vecchio Continente, alle prese con acciacchi vecchi e nuovi.
A Milano l’indice FtseMib ha accusato una discesa dell’1,85% chiudendo a 19.356, sui minimi degli ultimi 19 mesi.
In profondo rosso per il secondo giorno consecutivo le altre piazze: Parigi -1,92%; Madrid -1,69%; Londra -1,94%; Zurigo -2,79%.
BAYER CONTROCORRENTE GRAZIE AD UN GIUDICE USA
Anche Francoforte (-1,48%) è scivolata ai minimi dal febbraio 2017 alla vigilia di un appuntamento elettorale importante per l’Eurozona. Domenica 14 ottobre si vota in Baviera, uno dei Land più ricchi della Germania, e questo sarà un test chiave per la tenuta della coalizione che sostiene il quarto cancellierato di Angela Merkel.
Controcorrente Bayer (+3,08%). Un giudice di San Francisco ha detto che sta considerando l’ipotesi di ridurre la multa di 289 milioni comminata a Monsanto per l’accusa di aver provocato il cancro attraverso l’uso del glifosato a un giardiniere e di voler rifare il processo. Monsanto fa ora capo al gruppo tedesco.
SAVONA INSISTE: SE NECESSARIO, CORREZIONI ALLA MANOVRA
In Italia la Camera e il Senato hanno approvato il rinvio del pareggio di bilancio a dopo il 2021. A Palazzo Madama si è ottenuta la maggioranza assoluta di 165 voti favorevoli (107 i contrari e 5 gli astenuti), mentre a Montecitorio i favorevoli sono stati 333. Il governo Lega-M5s, nel fissare il deficit al 2,4% del Pil nel 2019, peggiora di 0,8 punti l’indebitamento strutturale, che resta fissato a quota 1,7% in rapporto al prodotto interno lordo fino al 2022.
Il ministro degli Affari europei Paolo Savona, ha ribadito ieri che, a suo avviso, la Nota di aggiornamento al Def è “moderata, concreta e cauta”, ma nel caso in cui l’economia andasse male il governo prenderà provvedimenti correttivi.
IL TESORO SUPERA IL TEST DELLE ASTE: MA IL TRE ANNI SOFFRE
Nella giornata campale delle aste il Tesoro è riuscito a collocare l’intero importo offerti (del resto ridotto rispetto al solito) ma a rendimenti in forte rialzo. Lo spread si mantiene largamente sopra i 300 punti: decennale al 3,55% contro il Bund allo 0,51%.
Sono stati assorbiti dal mercato 6,5 miliardi di Btp, tra cui il nuovo 3 anni, il massimo di un’offerta complessiva, piuttosto contenuta, tra 5 e 6,5 miliardi. I rendimenti hanno toccato i massimi dal 2013 o dal 2014.
In particolare, il nuovo triennale ottobre 2021 cedola 2,30% è stato collocato per 3,5 miliardi al rendimento di 2,51%, in salita dall’1,20% dell’asta di un mese fa, quando in offerta c’era il vecchio benchmark aprile 2021 cedola 0,05%; il rendimento segna un massimo da settembre 2013. Il bid-to-cover si è fermato a 1,26 ai minimi dal 2013 dal precedente 1,67.
La performance dei titoli collocati si è mantenuta nel pomeriggio in linea alle oscillazioni del mercato. Sul mercato grigio attorno alla chiusura il tre anni collocato in mattinata rendeva il 2,54%; il 7 anni il 3,36% (contro un tasso in asta a 3,28%) e il 15 anni settembre 2033 il 3,65% (a fronte di 3,66%).
SOLO STM CHIUDE CON UN SEGNO PIÙ
In Piazza Affari un solo titolo ha chiuso la giornata con il segno più: Stm +1,98%, rimbalzato da minimi della vigilia grazie anche alla conferma nella Premium List di Société Générale.
BANCHE IN ROSSO, CARIGE PRECIPITA
Finale in forte calo per i bancari, ma l’indice di settore (-1,77%) fa comunque meglio dello Stoxx europeo (-2,25%). Non hanno certo aiutato le dichiarazioni del vicepremier Luigi Di Maio, che in un’intervista a ha confermato che le banche dovranno contribuire tramite minori agevolazioni fiscali alle coperture della manovra finanziaria.
Pesanti i Big: Unicredit -1,8%, Intesa -2,5%. Banco de Santander ha riavviato ieri la copertura con rating rispettivamente a buy e a hold.
Mediobanca -1,27%. Carlo Pesenti si è detto ieri “non interessato” a partecipare a un nuovo patto di consultazione “light” tra i soci di Mediobanca (-1,27%). La famiglia Lucchini è invece pronta ad aderire, ha confermato Giuseppe Lucchini.
Prosegue la caduta di Carige: -6,12% in chiusura dopo aver toccato -10%, sulla scia delle dichiarazioni di Fitch, secondo cui il fallimento della banca è una “possibilità reale”.
IN CADUTA LUSSO E GESTITO. SOFFRE EXOR
Soffrono le società del risparmio gestito: Azimut -3,6%, Banca Mediolanum -2,4%, Anima -8%.
Ancora giù il Lusso: Moncler -1,4%, Ferragamo -3,3%. Male la galassia Fiat Chrysler (-0,68%), con Ferrari a -2,23% ed Exor a -3,39%.
Giù Leonardo a -2,65%. Di Maio ha detto che il governo intende cancellare con la legge di Bilancio spese per 500 milioni in armamenti, reputate inutili.
ASTALDI NEGLI ABISSI, BALZO DI BIALETTI
Continua la discesa agli inferi di Astaldi (-19,39%), malgrado la smentita sulle divergenze nel cda.
Da segnalare tra i titoli minori Bialetti (+16,37%), sulla scia dell’annuncio di un accordo con Och-Ziff Capital Investments che arriverà a controllare il 25% della società con un investimento complessivo di 40 milioni di euro.