La situazione politica italiana è di assoluta emergenza. Ancor di più la congiuntura del sistema bancario. Ma non c’è stato il temuto contagio. Anzi, non solo il toro ha dominato la scena di Wall Street e delle altre piazze internazionali, ma l’euforia ha coinvolto anche una parte della Borsa di Milano, ormai vaccinata contro i guai della finanza pubblica e del sistema bancario nostrano.
A scongiurare la sindrome Italia hanno contribuito la Bce, all’erta a protezione dell’euro, ma anche il fatto che le relazioni dei gruppi bancari europei con l’Italia si sono molto allentate: Bnp Paribas, cui fa capo Bnl, è esposta per il 9,7% degli impieghi, Crédit Agricole, che pure possiede Cariparma, per il 6%, Deutsche Bank per il 3,5%, Ing per il 2,5%. Alla larga dall’Italia è da mesi la parola d’ordine che accomuna i banchieri.
Come ha da tempo sottolineato Giuseppe Guzzetti, rilevando la mancata partecipazione al fondo Atlante delle banche europee. L’Italia bancaria è ormai considerata terra di conquista per operazioni ad alto rischio e redditività. In questo quadro il convoglio della ripresa procede senza troppi intoppi. Finché dura.
ASIA POSITIVA. L’AUSTRALIA NON TOCA I TASSI
Stamane le Borse asiatiche proseguono il rialzo che ha distinto ieri i listini Usa. L’indice Nikkei di Tokyo avanza dello 0,7%. Hong Kong +0,8%. Sale il fixing dello yuan, dopo il giallo di un tasso di cambio sbagliato ripreso da vari siti, compreso Google, da cui emergeva una robusta svalutazione della moneta cinese (-8%). La notizia, dopo alcune ore di incertezza, si è rivelata falsa.
L’indice Kospi del mercato azionario di Seul è in rialzo dell’1,3% in attesa di una drammatica audizione parlamentare dei vertici di Hyundai e Samsung, accusati di aver tratto indebiti vantaggi dalla relazione con la presidente, vicina all’impeachment.
La Borsa di Sidney guadagna lo 0,5%: stanotte la Reserve Bank of Australia, l’istituto centrale, ha lasciato invariati i tassi di interesse.
Sul piano politico da segnalare: 1) la decisione di Xi Jngping di partecipare al prossimo meeting di Davos, perché la Cina cerca alleati di fronte all’offensiva del neo presidente Usa; 2) visita storica di Shinzo Abe alle Hawaii: il premier giapponese si recherà a Pearl Harbour il 26 dicembre, pochi giorni dopo il 75° anniversario del’attacco giapponese alla base Usa.
WALL STRETT, ANCORA RECORD: GOLDMAN SACS SUPERSTAR
La Borsa degli Stati Uniti ha battuto ieri un altro record, il Dow Jones è salito a 19.216,24 punti, in rialzo dello 0,3%. L’indice S&P 500 ha segnato +0,6, Nasdaq +1,01%. Il rally post elezioni si è rianimato grazie alla spinta delle banche, a partire da Goldman Sachs (+2,3%) giudicata buy da Hsbc. L’indice dei finanziari è salito dell’1,2%. Miglior blue chip è stata Nike (+2,8%) seguita da Amazon, che ha annunciato la creazione di una serie di supermercati (almeno mille) negli Stati Uniti.
Quasi ogni giorno arrivano dai dati macroeconomici conferme sulla ripresa in atto negli Stati Uniti. Ieri l’indice Ism sul settore non manifatturiero è salito in novembre a 57,2, sopra il consensus di 55,4, da 54,8 in ottobre, segnando un nuovo massimo da 13 mesi.
PETROLIO IN RIPRESA. ENI VENDE UNA QUOTA EGIZIANA A ROSNEFT
Il dollaro si è indebolito su euro a 1,076 rispetto a 1,066 della chiusura. Nel corso della notte, subito dopo la pubblicazione dell’esito del referendum in Italia, il cambio euro dollaro era precipitato sui minimi degli ultimi 20 mesi a 1,051, ma nel giro di pochi minuti il cross è risalito. Il petrolio Brent ha chiuso in rialzo dello 0,8% a 54,9 dollari il barile, la settimana scorsa ha guadagnato il 15%. Stamattina il greggio di riferimento del Mare del Nord tratta a 54,4 dollari, in calo dello 0,8%. I produttori non Opec si accingono a siglare il 10 dicembre a Vienna un accordo con il cartello: previsto un taglio della produzione di altri 600 mila barili.
Brillanti i petroliferi a Piazza Affari: Saipem +3,89%, Tenaris +2,51%. Eni è salito dell’1,11%.Il Cda della russa Rosneft valuterà il 7 dicembre l’acquisto di una quota fino al 35% della concessione Shorouk. Il mese scorso Eni ha stretto un accordo per vendere il 10% di Shorouk a BP.
MILANO TIENE, BTP SOPRA IL 2%
Nel giorno delle dimissioni (poi congelate) di Matteo Renzi i mercati del Vecchio Continente non hanno perso colpi. Compresa, con l’eccezione delle banche, la stessa Piazza Affari, su cui ha vigilato la Banca Centrale Europea. Oggi il dato macro più importante sarà la pubblicazione del Pil europeo del terzo trimestre. A Milano l’indice Ftse Mib ha accusato alla fine un modesto calo dello 0,2% frutto della forte discesa delle banche e di robusti rialzi fra i titoli industriali. L’indice ha toccato nel corso della seduta un massimo a 17.359 punti, per poi scivolare fino a 16.723 punti per poi chiudere a quota 17.050. In territorio positivo gli altri listini europei: Parigi +1%, Francoforte +1,6%, Londra +0,2% e Madrid +0,7%.
Il rendimento del Btp decennale è salito nel finale a 2,05% da 1,89% di venerdì, spread in allargamento di 3 punti base a quota 167. È rientrata la corsa agli acquisti rifugio contro l “carta” italiana dopo il picco registrato venerdì dai dati Eurex. Rispetto alla chiusura di venerdì sera,il premio sul Bono spagnolo aumenta di 7,5 punti base in area 45.
I ministri delle Finanze della zona euro sono arrivati ad un accordo per misure a breve termine per la riduzione del debito greco, che potrebbe tagliarne il peso di 20 punti percentuali del Pil entro il 2060.
MPS, MORELLI IN MISSIONE A FRANCOFORTE
I cannoni dei mercati finanziari restano puntati sul comparto bancario, ieri in ribasso del 2,19% . Osservata speciale Monte Paschi, ieri -4,2% in attesa dell’esito della missione odierna dell’ad Marco Morelli a Francoforte. Resta da capire se gli emiri del Qatar, che si sono presi alcuni giorni di riflessione per capire l’evoluzione della vicenda politica, vorranno confermare il loro impegno a Siena (poco probabile), oppure se sarà necessario mettere in atto un piano B (quasi scontato) che preveda il coinvolgimento diretto dello Stato: una garanzia pubblica a termine, una possibile emissione di CoCo bond o, più facile, la nazionalizzazione della banca mediante la burden sharing prevista dalle norme Ue: un’ipotesi dolorosa perché accompagnata dalla riduzione del valore di azioni ed obbligazioni. Potrebbero essere risparmiati solo le obbligazioni fino a 100 mila euro, sui 2 miliardi del bond distribuito presso il largo pubblico.
MUSTIER: LA NOSTRA STRATEGIA NON CAMBIA
Sotto i riflettori tutti i titoli del settore, a partire dagli istituti che dovranno affrontare presto il test degli aumenti di capitale. Oggi è in programma il Cda di Unicredit (-3,3%). Il management ha accelerato sulla vendita di Pioneer scegliendo l’offerta del gruppo francese Amundi (Crédit Agricole) con il quale ha deciso di avviare trattative in esclusiva. Il ceo Jean Pierre Mustier, in un’intervista ha dichiarato che l’esito del referendum costituzionale “non cambia affatto i nostri piani. Siamo una forte banca paneuropea commerciale, gli eventi di questa notte non cambiano la nostra strategia che è basata su prospettive di medio e lungo termine”.
SOFFRONO LE POPOLARI, VIOLA SBARCA A VICENZA
Particolarmente colpite Banco Popolare (-7,44%) e Popolare Milano (-7,91%) dopo la sentenza del consiglio di stato che ha accolto parzialmente il ricorso di alcuni soci e associazioni dei consumatori contro il regolamento della Banca d’Italia che disciplina la riforma delle banche popolari sulla trasformazione in Spa.
Oggi si terranno anche i cda di Ubi (-1,15%) e di Banca Intesa (-1%). Il Ceo Carlo Messina ha nuovamente escluso un takeover su Mps. Sempre stamane il cda della Popolare di Vicenza coopterà Fabrizio Viola, ex Mps, che assumerà in futuro la guida della Banca che emergerà dalla fusione tra l’istituto vicentino e Veneto Banca. Seduta di sofferenza, infine, anche per Mediobanca (-4,2%).
La crisi delle banche non ha contagiato le assicurazioni ed il risparmio gestito: Generali -0,89%, UnipolSai +1,11%. Avanza Banca Mediolanum (+0,89%), spinta dall’ipotesi di un dividendo straordinario legato alla vendita della quota in Banca Esperia. In ordine sparso il resto del settore: Finecobank -2,5%, Azimut +2,26%.
Discorso a parte per Poste Italiane (+0,17%), uscita dalla gara per Pioneer. Anima, partner dell’offerta, ha ceduto il 3,66.
DOLLARO (E MARY BARRA) SPINGONO FCA E FERRARI
Il titolo migliore della giornata è stato FiatChrysler (+4,58%), sostenuta come il resto de settore dalla debolezza relativa dell’euro, che ha un impatto positivo sui conti della casa automobilistica, grazie all’esposizione all’area Nafta. A spingere il settore, nota Mediobanca, è stata anche la notizia della nomina di Mary Barra, ceo di Gm, tra i consulenti della Casa Bianca. Il mercato sconta provvedimenti a favore dell’auto (a partire dalla revisione delle norme sui motori “puliti”) da parte dell’amministrazione Trump.
Avanzano anche gli altri Big europei a quattro ruote: Bmw +3,23%, Daimler +2,56%, Renault +2,71%. In grande evidenza anche Ferrari (+1,67%) e Cnh Industrial (+3,8%). Exor ha intanto compiuto uno degli ultimi passi formali per il trasferimento della sede legale in Olanda, con il via libera di Borsa Italiana alla quotazione di Exor NV sul Mercato telematico azionario.
INDUSTRIA POSITIVA, PRYSMIAN CRESCE IN CINA
In forte evidenza anche Leonardo-Finmeccanica (+3,72%), aiutata anche dalla promozione di Deutsche Bank a buy da hold. Segno più per gli altri industriali: Buzzi +4,42%, Stmicroelectronics +2,74%, Prysmian+2,89%: gli analisti hanno giudicato in modo positivo il fatto che la società si sia aggiudicata l’asta fallimentare per l’acquisizione di alcuni asset dello stabilimento cinese di produzione cavi HV gestito in precedenza da Shen Huan Cable Technologies, per un corrispettivo di circa 42 mln, oltre tasse nell’ordine di circa 4 milioni.
BENE IL LUSSO, MALE LE UTILITIES
In lettera Telecom Italia: -2,98%. Bank of America-Merrill Lynch è rimasta comunque positiva sul titolo confermando la raccomandazione buy: la vittoria del No “potrebbe causare un’ulteriore debolezza di breve termine su Telecom alla luce delle preoccupazioni per il debito e i Cds”. Tuttavia, il governo è stato uno dei maggiori driver per l’iniziativa sulla fibra di Enel -2,2%) e quindi le dimissioni di Renzi potrebbero portare a un passo indietro su questo fronte che “potrebbe essere molto positivo per la società che si sta portando avanti con gli investimenti in fibra”.
In ribasso anche le altre utilities: Snam -2,79%, Atlantia -2,33% e Terna -1,25%. Premiato il lusso: Moncler +2,02%, Salvatore Ferragamo +0,82%, Yoox +1,74%. Fuori dal paniere principale, riscoperti alcuni titoli considerati più resistenti alle turbolenze del mercato: El.En +4,62% e Amplifon +5,21%. Stefanel (+14,02%) punta a trovare un investitore entro l’anno in modo da arrivare entro i termini concessi dal tribunale a un accordo che le eviti il fallimento.
Non si arresta il rally di Molmed: +7,91%. Tamburi Investment Partners ha annunciato il rimborso anticipato dei bond relativi al prestito obbligazionario “Tamburi Investment Partners 2012/2019 4,25% parzialmente convertibile”.