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Wall Street e Draghi danno slancio alle Borse: vola Unicredit

Pixabay

L’Ocse lancia un nuovo allarme Italia, ma Piazza Affari, con il resto dei listini europei, chiude in rialzo sulla scorta delle novità che vengono dall’Asia e del rally di Wall Street. In particolare la ripresa della manifattura cinese (l’indice Caixin è salito ai massimi da 8 mesi) e il positivo andamento delle trattative sui dazi fra Usa e Cina.

Milano guadagna l‘1,1% e si porta a 21.520 punti, sostenuta dalle banche e da alcuni titoli industriali. Unicredit, inserita nella “convinction list” da Goldman Sachs, si apprezza del 4,32%. 

Seduta solare anche a Francoforte +1,3%; Parigi +1,03%; Madrid +1,1%. Più arretrata Londra, +0,5%, con il parlamento ancora impegnato a trovare una via d’uscita sulla Brexit. Sulla piazza inglese va a picco Easyjet, -9,7%, a seguito di stime per il semestre estivo e temendo gli effetti negativi di un’uscita del Regno Unito dalla Ue senza accordi.

Wall Street, dopo un’apertura in rialzo, veleggia con il vento in poppa. A galvanizzare le Borse nel pomeriggio arrivano anche le parole del presidente della Bce, Mario Draghi: “Guardando al prossimo anno, resta essenziale un considerevole stimolo monetario per assicurare che continui l’accumulo di pressioni interne al rialzo su prezzi nel medio periodo”. ha affermato il numero uno dell’Eurotower, nell’editoriale del rapporto annuale, in cui sottolinea anche la perdurante esistenza di incertezze “connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti”.

Aprile parte dunque con il piede giusto, nonostante l’economia europea si confermi in affanno. L’attività manifatturiera dell’area della moneta unica è sui minimi da aprile 2013 (47,5 punti il Pmi di marzo, sotto i 50 punti che separano espansione e contrazione). Il tasso di disoccupazione è al 7,8%; l’inflazione è in flessione dall’1,5% all‘1,4%. Sull’Italia si abbattono anche le stime dell’Ocse: -0,2% il pil nel 2019 e solo +0,5% nel 2020. “La politica di bilancio espansiva e una debole crescita – faranno lievitare il disavanzo delle finanze pubbliche, che passerà dal 2,1% del Pil nel 2018 al 2,5% nel 2019” mentre il debito salirà al 134%. Il reddito di cittadinanza inoltre rischia di favorire il lavoro nero. 

Le premesse non sembrano favorevoli alla vendita del debito, ma l’impennata della spread di oggi non sarebbe colpa di questi dati. Sulla piattaforma Mts (mercato elettronico per la trattazione all’ingrosso di titoli obbligazionari europei a reddito fisso) è cambiato il benchmark di riferimento: non più decennale con scadenza dicembre 2028 (rendimento 2,52%) ma Btp 10 anni scadenza agosto 2029 (rendimento  2,67%) e questo sarebbe all’origine dell’incremento. In sostenza lo spread con il decennale tedesco sale a 268.60 punti base (+5,54%), ma non c’è da spaventarsi.

I segnali di rallentamento dell’economia europea pesano sulla moneta unica che resta debole sul dollaro, con il cambio in area 1,1,21.

Ma la ripresa cinese tonifica il petrolio: Brent +1,78% 68,78 dollari al barile. Oro stabile intorno a 1291,19 dollari l’oncia. 

La dinamica espansiva del colosso asiatico incoraggia anche Stm, che in Piazza Affari sale del 4,02%. Bene la galassia Fca, a partire da Cnh +3,33%.

Banche in spolvero, con Unicredit e Ubi +3,65%. Una crescita del settore che si aggiunge alla buona perfomance della scorsa settimana (+0,7% il Ftse Italia Banche).

Sotto scacco Telecom -1,7%, Prysmian -0,98% e uitlity, Italgas -1,27% e Terna -1,13%.

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