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Wall Street e Btp a caccia di record dopo lo scampato default greco

Oggi l’Eurogruppo potrebbe dare il via libera al nuovo programma di aiuti alla Grecia – Intanto Piazza Affari apre in lieve ribasso, mentre Wall Street, sulle ali degli utili societari, inseguirà più tardi nuovi record con p/e sotto la media storica – Domani nuova asta Btp – Pioggia di trimestrali a Piazza Affari – Fonsai: azionisti di risparmio all’attacco.

Wall Street e Btp a caccia di record dopo lo scampato default greco

WALL STREET E I BTP VANNO A CACCIA DI RECORD. LE BANCHE CERCANO LA RISCOSSA, IN ATTESA DI PROFUMO

Si torna a parlare di Grecia. Oggi l’Eurogruppo potrebbero dare il via libera definitivo al secondo programma di aiuti ad Atene, prima che giovedì 15 marzo il Fmi decida quale sarà il suo effettivo contributo al pacchetto di aiuti per 130 miliardi. Da Washington arriva l’anticipazione per cui il Fondo Monetario Internazionale parteciperà al secondo prestito della Grecia ma per un importo inferiore ad un anno fa: 28 miliardi sui 170 previsti contro i 30 erogati su un totale di 110 miliardi della prima tranche. Così il direttore generale Christine Lagarde ha preso atto delle pressioni dei Paesi emergenti (ormai grandi finanziatori del Fmi) che hanno protestato contro l’eccessiva esposizione del Fondo nei confronti dell’Europa. Martedì 20 marzo ci sarà, poi, la prima operazione di rimborso di titoli di Stato greci dopo il concambio (preceduta il giorno prima dalla prima asta dei creditori privati, decisi a prezzare l’emissione ancor prima della distribuzione dei titoli) mentre il 23. Scade la proroga per aderire allo swap sui titoli greci soggetti a normative estere. E infine l’ultimo fine settimana del mese, venerdì 30 e sabato 31 marzo, a Copenaghen, si riuniranno i ministri delle Finanze dell’Ue: a fine del mese scade il termine teorico per decidere sul rafforzamento del fondo salva-Stati, altro elemento indispensabile stabilizzare la zona euro.
 
Il lungo negoziato ha avuto altre conseguenze di rilievo. Tanto per cominciare, l’ennesimo strappo tra le agenzie di rating e l’Unione Europea. Per Moody’s, infatti, quello della Grecia è il frutto di un “distressed exchange” a malapena mascherato dall’apparenza di un taglio “volontario” da parte dei creditori. Quindi i titoli greci entreranno “nelle statistiche di default” dell’agenzia alla scadenza, che è “stata l’8 marzo per i bond regolati dalla legge greca e che è prevista il 28 marzo per i titoli regolati da normativa estera”. Una sentenza che ha avuto un’immediata eco nell’atteggiamento dei creditori privati, che pure hanno accettato di tagliare il debito di Atene da 206 a 100 miliardi.

Si profila un appuntamento storico per il giovane e controverso mercato dei Cds: l’Isda (Internationali Swaps and Derivatives Association) che raccoglie l’adesione della maggior parte dei partecipanti agli scambi informali di questi prodotti derivati, ha stabilito che i contratti sottoscritti a protezione del default greco, dovranno essere onorati dai sottoscrittori. Dopo che la Grecia ha fatto scattare la clausola dell’obbligatorietà dello swap tra vecchi e nuovi bond, infatti, è venuta meno la volontarietà dello sconto praticato ad Atene.

In realtà, l’importo in questione è meno oneroso del previsto: “solo” 3 miliardi di dollari, un salasso mitigato dai capital gain realizzati in precedenza. Un sacrificio comunque necessario per riaffermare la validità e la solidità di un’area grigia della finanza nel mirino dei regolatori. 

Wall Street, dopo le statistiche positive sull’occupazione, vede nuovi record a portata di mano. A giustificare l’ottimismo, una volta rimossa l’incognita Grecia, sono i fondamentali emersi dalla campagna delle trimestrali. I profitti delle società dello S&P’ 500, riferisce Bloomberg sono cresciuti più in fretta dei prezzi di Borsa, con il risultato che le azioni sono mediamente più a buon mercato che 12 mesi fa: rispetto ad allora i prezzi sono rimasti in pratica invariati (+0,1% l’indice) ma i profitti sono saliti del 9 per cento, in equilibrio rispetto a 12 mesi fa (l’incremento è stato dello 0,1%) sono in media più basse del 9% rispetto allo scorso aprile. Di conseguenza il rapporto prezzo/ utili si è abbassato da 15,4 a 14 volte, sotto la media storica dell’indice.

I Btp vanno a caccia  di nuovi record. Da nove settimane, infatti, i titoli di Stato italiani registrano quotazioni in crescita. Occorre risalire al 1998 per trovare una performance altrettanto brillante. Intanto, lo spread tra Btp e Bund veleggia a quota 304 bp, dopo aver toccato quota 290, ai minimi dal 30 agosto. Il rendimento del decennale ha chiuso al 4,84%, dopo esser sceso fino al 4,68%, ai minimi da giugno. Intanto il Btp a due anni è fissato all’1,92%.

In questa cornice, la nuova settimana finanziaria ha il sapore di un test particolare: una volta esaurita l’azione delle banche centrali (il secondo Ltro) e svanita l’incognita Grecia, si profila un processo di avvicinamento al rendimento dei Bund assai più graduale. E, cosa non meno importante, sarà determinante la credibilità fiscale dei vari Paesi.

La Cina sta rallentando più del previsto. A febbraio, secondo i dati resi noti da Pechino, il deficit commerciale ha raggiunto i 31,5 miliardi di dollari. L’export è calato del 23,6% rispetto al mese precedente (+18m4% rispetto ad un anno fa). Il risultato, combinato con un forte aumento dell’import, dovuto ai prezzi in ascesa di ferro grezzo e petrolio, è il segnale che la congiuntura della seconda potenza economica mondiale, volge al ribasso. 

Solo un caso? Venerdì Piazza Affari è stata l’eccezione negativa tra i listini. L’indice FtseMib ha chiuso in calo dell’1,1%, appesantita soprattutto dai ribassi delle banche. Nel corso della settimana il ribasso complessivo è stato del 2,5%. Una tendenza che contrasta sia con il recupero del debito sovrano che con l’andamento delle altre Borse, galvanizzate dal dato positivo sull’occupazione in Usa. Di riflesso il rialzo da inizio gennaio si è ridotto al 9,2%.

A far la  differenza è stato il comportamento dei titoli bancari, in flessione dopo il lungo e memorabile rally da inizio anno. Intesa ha perso il 2,9%, Unicredit -3%, Banco Popolare -3,8%, PopMilano -3,6%. Assai più marcata la discesa di  MontePaschi -5,2% per cui si annuncia una settimana storica: la Fondazione e le banche creditrici hanno infatti finalmente raggiunto un’intesa sulla “liberazione” dei titoli in pegno, rimuovendo l’ostacolo tecnico più ostico alla cessione del 15% dell’istituto; soprattutto, però, venerdì 16 sarà ufficializzata la candidatura di Alessandro Profumo alla presidenza della banca.

Settimana decisiva anche per l’offerta Palladio-Sator su Fonsai. Le due  finanziarie si sono riservate la possibilità di recedere se entro giovedì 15 la loro offerta non sarà presa in considerazione da Premafin e dalle banche. Prima di quella data Sator e Palladio hanno anche in programma una presentazione del loro piano industriale per il rilancio di Fonsai, i cui azionisti sono già sul piede di guerra.

Tra i temi che hanno condizionato il listino, spicca la frana di Enel che in due giorni ha perduto più del 7%, dopo il taglio del dividendo e delle previsioni per i prossimi esercizi: diversi broker, fra cui Ubs, Bank of America e Nomura, hanno abbassato la raccomandazione.

E’ proseguito anche oggi il rialzo del petrolio (Wti a 107,8 dollari al barile, +1,1%) e Eni e Tenaris se ne sono avvantaggiate con progressi rispettivamente dello 0,9% e del 2,2%. Tra gli avvenimenti della settimana spicca la presentazione agli analisti dei conti del cane a sei zampe, un’occasione per fare il punto sulle prospettive del gruppo dopo il futuro divorzio da Snam.

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