Dalle stalle alle stelle a velocità supersonica. I tre principali indici di Wall Street sono rimbalzati nel giorno di Santo Stefano dai minimi dall’autunno del 2017 toccati il 24 dicembre, in quella che sarà ricordata come una delle peggiori vigilie di Natale. A ruota, stamane anche i mercati asiatici hanno messo a segno un recupero dopo i brividi prenatalizi. Il fantasma della recessione, evocato dai bruschi cali dei listini Usa, sembra ricacciato indietro. Ma l’andamento dell’oro, rimasto in prossimità dei massimi da giugno a 1.268 dollari l’oncia, dimostra che i mercati restano sul chi va là. A partire da Piazza Affari oggi alle prese con gli sviluppi del caso Carige, l’ultima emergenza del sistema bancario del Bel Paese.
BALZO RECORD DEL DOW JONES: 1086 PUNTI
L’indice Dow Jones ha messo a segno ieri il rialzo più forte in una sola seduta dal 2009: 1.086,25 punti, ovvero un balzo del 4,98%. Tra le blue chip del Dow Jones, Nike+7,5%, Apple +7% e Visa +7%. L’S&P 500, scivolato il giorno 24 a due soli punti dalla soglia recessione che scatta quando il rialzo supera il 20% dai massimi, ha accumulato un guadagno di 116 punti (+4,96%). Ancora meglio il Nasdaq (+5,84%).
AMAZON +9,4% GUIDA LA CORSA, POWELL NON SI TOCCA
A scatenare il rally del Toro hanno contribuito vari fattori:
1) l’andamento “spettacolare” dei consumi, così come lo ha definito Amazon (+9,4%); secondo Mastercard gli acquisti per le feste hanno toccato il record di 850 miliardi di dollari (+5,1%).
2) le rassicurazioni in arrivo dallo staff di Donald Trump sulla Fed: “Powell è sicuro di restare al 100%”, ha detto il capo dello staff della Casa Bianca Kevin Hassett (ma in settimana ha rischiato il licenziamento);
3) il formidabile rimbalzo del petrolio, sostenuto tra l’altro dalle dichiarazioni del ministro russo dell’Energia, Alexander Novak, che ha garantito che Mosca intende rispettare il patto d’azione con l’Opec per sostenere i prezzi. Il brent è schizzato su dell’8% oltre i 54 dollari dai 49,8 dollari della vigilia, ai minimi dall’estate 2017. Il greggio Usa tratta stamane a 46 dollari +9%.
Rialzi, seppur meno spettacolari, anche per le Borse asiatiche. Guida la corsa Tokyo (+5%) che ha recuperato il crollo di lunedì in scia ai listini americane, Hong Kong e Shanghai guadagnano soltanto lo 0,6%, Seul lo 0,2%. Variazioni positive più ampie a Taipei (+1,6%) e a Sidney (+1,7%).
A NATALE INDICI USA IN ZONA RECESSIONE
I mercati sono ripartiti alla grande dopo il Natale più tormentato per Wall Street investito dall’uragano Donald Trump. Vale la pena di riassumere per sommi capi la grande discesa che conferma la grande volatilità dei listini in questo finale d’anno. Occorre risalire al 1918 per ritrovare una seduta così drammatica di Wall Street, che in mezza giornata di scambi, il giorno 24, ha lasciato sul terreno 650 punti, ovvero il 2,9%. Un tracollo che ha avuto un’immediata eco a Tokyo che, con una perdita superiore al 5%, è scivolata sotto la barriera dei 20 mila punti per la prima volta dal settembre 2017.
IL SOSTEGNO DI MNUCHIN SPAVENTA I MERCATI
Ma come spiegare il tracollo? Donald Trump, ha scritto il Washington Post, ha voluto indossare i panni del Grinch, il nemico di Babbo Natale, rovinando la festa degli investitori. Il presidente, in particolare ha bloccato l’approvazione del bilancio federale in risposta al no dei democratici ai fondi per il muro al confine del Messico ed ha più volte ventilato il licenziamento del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, “colpevole” per gli aumenti dei tassi che, a detta di Trump, sono all’origine del calo di Wall Street. A far esplodere la situazione è stata però la decisione del segretario al Tesoro Steven Mnuchin di mettersi in contatto con le sei banche più importanti per fare il punto sulla liquidità a disposizione del sistema in caso di emergenza. Una mossa che, lungi dal rassicurare i mercati, ha alzato ulteriormente il livello d’allarme.
Il rimbalzo di Santo Stefano ha in parte raddrizzato il bilancio di fine anno: il 2018, infatti, rischia di chiudersi con una perdita media a doppia cifra, intorno al 12%, il bilancio peggiore dal 2008, l’anno del crack di Lehman Brothers, quando le Borse mondiali accumularono un drammatico -43%.
PIAZZA AFFARI, SOLO 7 TITOLI SOPRA I LIVELLI DI GENNAIO
Piazza Affari riapre oggi i battenti dopo aver chiuso in calo sia la seduta di venerdì (-1%) che l’ultima settimana (-3,1%). Da inizio anno la perdita è del 16%. Soltanto 7 blue chip su 40 registrano un guadagno: Campari +18%, Poste +12%, Moncler +6%, Terna +5,5%, A2A +5%, FinecoBank +2% ed Enel +0,5%.
CONTRATTO RECORD PER I BIANCONERI, PROMOSSA AMPLIFON
Tra le novità di oggi figura il rinnovo dei panieri principali. Nell’indice più importante, il Ftse Mib, fanno il loro ingresso Amplifon e Juventus che prendono il posto di Banca Mediolanum e Mediaset retrocessi nell’indice Mid Cap dove entrano Cairo Communication e Piovan, leader mondiale nella fornitura di sistemi di automazione industriale e soluzioni ingegneristiche per l’industria della plastica.
La Juventus si presenta stamane al debutto nell’indice con un bel biglietto da visita: la società bianconera ha prolungato la partnership con Adidas fino al 30 giugno 2027. Il nuovo accordo prevede un minimo garantito di 408 milioni di euro per 8 stagioni dal 2019-2020 più corrispettivi variabili e di royalty sul venduto. Per la stagione in corso il contratto Adidas è quindi valorizzabile 42 milioni di euro minimi più corrispettivi variabili. Dalla prossima stagione il valore medio sarà di 51 milioni di euro.
SEDUTA AD ALTA TENSIONE PER CARIGE
In Piazza Affari allarme rosso invece per Banca Carige. Nell’assemblea di venerdì scorso l’azionista Malacalza Investimenti, forte del 27,5% del capitale ha fatto mancare il proprio voto all’aumento di capitale della banca facendo mancare il quorum. Il giorno dopo il vicepresidente del consiglio Lucrezia Reichlin (lista Malacalza) e il consigliere Raffaele Mincione (azionista di minoranza con il 5,4%) hanno rassegnato le dimissioni. Malacalza ha fatto mancare il quorum (era presente il 40% del capitale sociale) per rimandare la decisione a dopo la presentazione del piano, ovvero a febbraio. “Non c’ è tempo, non si può fare a marzo, ci bocciano, ci ammazzano tutti”, si è lasciato andare a caldo il presidente di Carige Pietro Modiano. Per evitare i guai peggiori scenderà in campo la Vigilanza della Bce.
Da seguire anche Tip: la controllata Tipo ha sottoscritto il contratto vincolante per la cessione di tutte le partecipazioni in iGuzzini Illuminazione al gruppo svedese Fagerhult per 385 milioni di euro.
TESORO, AL VIA LE PRIME ASTE DEL 2019
Lo spread riparte da stamane da quota 257 punti base. Il Tesoro dà il via alle prime aste con regolamento 2019: si comincia oggi con i Bot a sei mesi per un importo di 6,5 miliardi e con l’emissione di Ctz (ammontare 1.5-2 miliardi) scadenza novembre 2020- Si prosegue domani con l’offerta a medio lungo termine: andranno all’asta un quinquennale e due decennali (scadenza febbraio e dicembre 2028).