L’entusiasmo per una Fed apparentemente più colomba del previsto si è esaurito in Europa nel corso della giornata e la chiusura è moderatamente negativa, soprattutto a seguito dell’avvio in profondo rosso di Wall Street. Ritorna inoltre il super dollaro, salgono i rendimenti dei titoli di Stato e i costi delle materie prime, lasciando poca speranza a un calo dell’inflazione.
Questo il quadro, mentre i listini americani, a partire dal Nasdaq (-4,6%), sembrano orientati a chiudere un giovedì nero, dopo i guadagni di ieri, dovuti in gran parte alle parole del numero uno della Banca centrale Jerome Powell. Come è ormai noto Powell ha aumentato i tassi di 50 punti base, l’incremento massimo da 22 anni, ma in linea con le attese del mercato, ed è apparso più prudente del previsto sul futuro: “Un aumento di 75 punti base è qualcosa che non stiamo prendendo attivamente in considerazione”, ha chiarito, scatenando l’euforia degli investitori. Dopo circa 24 ore però, a bocce ferme, torna decisa l’avversione al rischio.
A pagare il prezzo più alto in questo momento sono i colossi tecnologici, come Amazon (-7,45%), Apple (-4,13%), Alphabet (-4,8%), Meta (-6,17%), Microsoft (-4,5). Tesla cede circa il 7%, mentre Twitter è in rialzo (+3,44%) dopo che Elon Musk si è assicurato 7,14 miliardi di dollari di finanziamenti per l’acquisizione del social network (44 miliardi di dollari) da un gruppo di 19 investitori, tra cui figurano Larry Ellison (il cofondatore di Oracle), Sequoia Capital e la piattaforma Binance (trading di criptovalute).
D’altra parte i cambi d’umore, in questa fase, sono repentini e all’ordine del giorno, in un contesto geopolitico che peggiora invece di migliorare e con la Cina alle prese con il Covid e le ricadute economiche delle limitazioni decise a Shangai e Pechino. In particolare l’indice Pmi di Ihs Markit-Caixin sui servizi in Cina è precipitato a 36,2 punti ad aprile contro i 42 punti di marzo. La pandemia non smette poi di preoccupare a livello globale, vista la rapidità con cui il coronavirus muta e in ragione del grande numero di vittime che provoca, nonostante i vaccini limitino la sua pericolosità. Oggi l’Oms ha triplicato a circa 15 milioni le sue stime sul numero di vittime nel mondo legate al Covid tra gennaio 2020 e dicembre 2021.
Listini europei: dall’euforia alla depressione
I listini europei, dopo un avvio euforico, arrivano così al traguardo in territorio negativo. Piazza Affari perde lo 0,6% e chiude a 23.759 punti base. Vanno sotto la linea di galleggiamento anche Francoforte -0,5%, Parigi -0,43%, Amsterdam -0,36%, Madrid -0,71%.
Si salva invece Londra +0,2%, nel giorno in cui la BoE ha deciso un rialzo dei tassi di 25 punti base, il quarto da dicembre, ai massimi da 13 anni, mentre l’inflazione è all’impressionante livello del 10%. La banca centrale inglese ha avvertito che il paese potrebbe finire in recessione, ma di “non poter fare nulla per i problemi di approvvigionamento globale o per i prezzi dell’energia che stanno attualmente spingendo al rialzo i prezzi”.
A questo punto anche la Bce dovrà, entro l’anno, muoversi verso una normalizzazione della politica monetaria. “Penso che sia chiaro che a un certo punto sposteremo i tassi, non solo una volta, ma nel tempo, in una sequenza”, ha detto il capo economista di Eurotower, Philip Lane durante una conferenza del think tank Bruegel. E la questione importante non è capire quando la Bce inizierà a muoversi, ma quanto velocemente e con che ritmo andrà ad alzare i tassi di interesse, ha precisato Lane. Parlando di normalizzazione, il banchiere ha ammesso che un range dei tassi compreso fra -0,5% (l’attuale tasso sui depositi) e zero (il tasso repo) “non va bene” e non è coerente con un target di inflazione del 2%.
Euro e sterlina in profondo rosso
Le scelte delle banche centrali si riflettono sulle varie valute. Dopo un balzo dell’euro, a seguito di una Fed colomba, la moneta unica oggi inverte la rotta e torna in area 1,053 con un calo dello 0,85. Va addirittura a picco la sterlina che perde circa il 2% contro il biglietto verde, con il cross intorno a 1,237.
Salgono i rendimenti dei titoli di Stato; Btp oltre il 3%
La tregua dura poco anche per l’obbligazionario. I prezzi dei T-Bond nordamericani sono in calo, mentre corrono i rendimenti. Il Treasury decennale si muove oltre la soglia psicologica del 3% (+3,09%), con un incremento del 6% circa rispetto alla chiusura di ieri.
Salgono i rendimenti anche in Europa. Lo spread tra decennale italiano e tedesco sale a 199 punti base (+0,72) e i tassi corrono ancora: il Btp chiude a +3,03% e il Bund a +1,04%.
Tra le materie prime si muove in progresso il petrolio: Brent +1,15%, 111,41 dollari al barile. L’Opec+ ha deciso di confermare la linea di aumento graduale della produzione stabilito lo scorso anno e di conseguenza incrementerà il livello di estrazioni di 432mila barili al giorno a partire da giugno.
Ancora rialzi per il gas naturale: i future scambiati ad Amsterdam: +2,8%,106,73 euro al megawattora.
Piazza Affari, non basta Unicredit a salvare il listino
Il principale listino milanese vede rosso, dopo aver lanciato un occhio ai temi globali e uno alle trimestrali di grandi società.
Blue chip regina del giorno è Unicredit, +2,08%. con il mercato che ha premiato i conti oltre le attese, la conferma dei target e la svolta sulla Russia, vale a dire un contenimento dell’esposizione verso Mosca ridotto di 2 miliardi “con un costo minimo”.
Sul podio si accomodano anche Banca Mediolanum +1,16% e Campari +1,07%. Medaglia di legno per Prysmian +0,62%. Bene Mediobanca +0,4%, nel capitale della quale Caltagirone è salito a 5,499%.
Nel settore auto Stellantis, dopo una fase tonica a seguito di conti migliori del previsto e la conferma della guidance 2022, finisce invece in rosso -0,72%. È positiva Cnh +0,55%, scendono Iveco -3,07% e Pirelli -2,8%.
La lista dei maggiori ribassi si apre con Moncler, -5,63%, nonostante la buona trimestrale, mentre nel lusso rimbalza Ferragamo +2,99%.
Male Enel, -2,24%, dopo conti giudicati in chiaroscuro dagli analisti.
La seduta è stata molto volatile per Telecom, -1,62%. In una video call con i giornalisti dopo i risultati del primo trimestre, l’ad Pietro Labriola ha espresso fiducia sulla possibilità di raggiungere un accordo preliminare sull’integrazione degli asset di rete con Open Fiber a breve, anche entro qualche giorno.