Fabio Aru ha perso la maglia rossa per un secondo ma resta più che mai in corsa per la vittoria finale. Joaquim Rodriguez è il nuovo leader ma la conquista del primato non cancella la delusione di non aver approfittato dell’ultimo tappone sulle tremende salite delle Asturie per mettere fuori gioco i suoi avversari. Non solo Aru ma anche Rafa Maika e Tom Dumoulin che, pur perdendo qualcosa sulle asfissianti rampe finali dell’Ermita de Alba, hanno difeso la loro classifica restando, rispettivamente, terzo a 1’35” e quarto a 1’51” da Purito.
Un distacco che non mette al sicuro né Rodriguez né Aru da possibili capovolgimenti nella generale nella cronometo di Burgos di quasi 39 km che attende i corridori dopo il giorno di riposo questo martedì. L’olandese Dumoulin, che si sta rivelando anche tosto sulle salite, è uno dei più forti cronoman in circolazione. E’ il grande favorito della tappa, peraltro senza grosse difficoltà altimetriche, anche se le fatiche di oltre due settimane potrebbero mutare i rapporti di forza sulla strada. Maika, stando ai risultati nelle corse contro il tempo, si difende meglio di Rodriguez che da sempre ha nelle crono il suo tallone d’Achille fino a vedersi soffiare un Giro e una Vuelta già vinti.
Purito potrebbe perdere una manciata di secondi anche da Aru che pure nelle crono non è un fulmine e che nell’ultimo Giro vestì per un giorno la maglia rosa riconsegnandola a Contador proprio al termine della corsa contro il tempo a Valdobbiadene. La crono darà di certo una fisionomia più definita alla classifica ma a vantaggio di Rodriguez e dello stesso Aru ci sono altre tre tappe di montagna prima della passerella finale di Madrid, soprattutto la penultima con quattro Gpm di prima categoria, l’ultimo dei quali a una decina di km dall’arrivo a Cercedilla nella Sierra madrilena.
Una lotta incerta fino all’ultimo che non fa che bene alla Vuelta, sempre più combattuta e palpitante, che ieri ha anche riscoperto un bel nome che da anni era scomparso negli ordini di arrivo: Frank Schleck, vincitore alla grande e in solitario, dopo una autorevole cavalcata sui sei Gpm della tappa in compagnia di altri nove fuggiaschi prima di involarsi sulle pendenze proibitive dell’arrivo. Pendenze che hanno definitivamente messo fuori dei giochi Quintana e Valverde.