Sei arrivi in salita, 56 km di crono (di cui 16 a squadre), 37 passi di montagna, in tutto 21 tappe per 3.300 chilometri dal 18 agosto al 9 settembre: è la Vuelta de Espana che quest’anno assume un’importanza del tutto particolare, perché è il primo impegnativo test per Alberto Contador, che finita la squalifica il 5 agosto, è tornato in gruppo nell’Eneco Tour prima di affrontare la più importante corsa a tappe del calendario ciclistico dopo Tour e Giro.
Una Vuelta tutta concentrata nel Nord della Spagna (il punto più meridionale sarà Madrid dove si concluderà la competizione), una corsa disegnata più per i grimpeur che per i passisti-velocisti. Torna la Bola del Mundo, alla penultima tappa, la salita dove Vincenzo Nibali sigillò il trionfo del 2010. Si rivedono i Laghi di Covadonga, si torna nei Paesi Baschi dopo il successo del 2011 con la salita di Arrate. Ma ci sono nomi inediti come il Cuitu Negro o il Mirador de Ezaro, con rampe che si avvicinano al 25% di pendenza.
Contador finora ha corso una sola volta la Vuelta, nel 2008. E l’ha vinta. L’attesa per il suo ritorno è grande, non solo in Spagna perché Contador è un patrimonio del ciclismo mondiale. Anche se assente la sua è stata comunque un’ombra ingombrante durante la stagione in corso che ha visto vincitori inediti, per nome e nazionalità, sia al Giro sia al Tour: il canadese Ryder Hesiedal e il britannico Bradley Wiggins hanno timbrato le due maggiori competizioni ma le loro imprese – ci si è chiesti più volte soprattutto durante le soporifere tappe dell’ultima Grande Boucle – sarebbero state tali con il campione iberico ai nastri di partenza? Non esiste controprova, anche se Wiggins subito dopo il Tour ha vinto l’oro della cronometro olimpica suggellando una stagione da incorniciare incominciata con il trionfo alla Parigi-Nizza e poi proseguita con le vittorie al Tour de Romandie e Delfinato.
Wiggins non ci sarà alla Vuelta. E’ normale che dopo tanto correre rifiati. Lo squadrone Sky si affida a Christopher Froome, che al Tour, dove è giunto secondo, ha messo in mostra freschezza e potenza tali da mettere a disagio anche lo stesso Wiggins suo capitano. Froome, che già l’anno scorso ha sfiorato il successo alla Vuelta piazzandosi alle spalle del vincitore Cobo, sarà uno degli avversari che meglio potrà misurare quale Contador ci ha restituito la squalifica per doping. Uno stop forzato che comunque resterà una macchia nella sua carriera, anche se il fuoriclasse spagnolo ha sempre fieramente difeso la sua innocenza. Ma le macchine del controllo difficilmente sbagliano una volta rilevata la positività. Semmai nel caso di Contador c’è da recriminare sulla lentezza dei tempi, oltre un anno e mezzo, dal “fattaccio” (luglio 2010) alla sentenza (febbraio 2012).
Pantani, colto con l’ematocrito oltre la norma, andò alla deriva come uomo e atleta. Contador, che per quella bistecca al clenbuterolo, perse a tavolino un Tour e un Giro stravinti sulla strada, ha avuto per fortuna una reazione contrita ma più composta. Altri eccellenti corridori, finiti nella rete del doping, sono riusciti a rimettersi in sella e tornare anche a vincere: da Denis Menchov, il russo primo in un Giro e in una Vuelta, a Ivan Basso (che nel 2010 ha rivinto il Giro) fino a David Millar e Alexandre Vinokourov (che ha chiuso la carriera con l’oro della gara su strada di Londra 2012).
Contador ci ha abituato a una continuità di imprese che ricordano più i campioni polivalenti del passato che quelli invero molto specializzati del presente. Da lui in pratica si pretende sempre un ciclismo che quest’anno non si è visto, fatto di distacchi, attacchi, scatti in salita, un repertorio che è mancato quasi del tutto, più al Tour che al Giro, dove almeno la vivacità di “Purito” Rodriguez ha mosso qualche finale di tappa. E Joaquim Oliver Rodriguez, detto il “sigarillo”, leader della Katusha, sarà con Froome l’avversario più pericoloso per Contador nella Vuelta che partirà il 18 con la crono a squadre di Pamplona, davanti alla casa di Miguel Indurain. Con lui, nella Katusha, ci sarà anche Menchov alla ricerca di un successo almeno di tappa dopo il deludente Tour come del resto, in casa Astana, Roman Kreuziger guarda alla Spagna per raddrizzare una stagione davvero disastrosa.
Tra gli italiani, assente Nibali, due nomi sugli altri: Cunego per un buon piazzamento in classifica e Pinotti per la crono. Tra gli spagnoli, oltre a Rodriguez a contrastare Contador, si ripresenta, capitano della Movistar, Juan José Cobo, maglia amarillo 2011 con una manciata di secondi su Froome.