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VPN, a cosa servono e perché vanno tanto di moda

Pixabay

VPN, acronimo inglese che sta per “Virtual Private Network” ossia rete privata virtuale, è una delle nuove parole magiche del web. Non è utilizzata solo dagli addetti ai lavori, anzi. A sapere di cosa si tratta è oggi la massa critica dei navigatori su Internet. Sembrerebbe strano ad una prima analisi, trattandosi comunque di un sistema utilizzato – in genere – da chi ha il compito di realizzare le topologie di rete all’interno di aziende medio-grandi. Ma non appena si svelano alcune delle nuove applicazioni di queste tecnologie, tutto torna facilmente nei binari della prevedibilità (https://surfshark.com/servers/italy).

Prima dell’avvento della banda larga, prima del web 2.0, una VPN era principalmente un sistema per risparmiare denaro per fare un collegamento senza stendere un cavo dedicato oppure per farlo dove era altrimenti impossibile. In questo modo, due filiali di uno stesso istituto di credito, due dipartimenti della stessa Università, due o più sedi della stessa compagnia comunicavano attraverso i terminali, rimanendo all’interno della propria rete locale. Si trattava di un’affare per i sistemisti di rete, un compito tecnico che non investiva più di tanto le preoccupazioni degli utenti finali. In sostanza, la rete rimane privata, ma le connessioni avvengono tra terminali che utilizzano, come tecnologia di trasporto, un protocollo di trasmissione pubblico e condiviso, come ad esempio la suite di protocolli Internet.

Piano piano, le aziende e ancor di più le organizzazioni governative, hanno iniziato a vedere le VPN come il miglior compromesso per mantenere lo stesso livello di sicurezza delle reti locali pur essendo “immersi” nella Internet mondiale. E’ molto probabile che oggi, un manager che lavora in remoto, faccia uso quotidiano della tecnologia delle VPN per poter elaborare i file di progetti condivisi su cui lavorano tanti altri colleghi in sede.

C’è però qualcunaltro che è molto interessato alle VPN. E stavolta si tratta di utenza privata. Sono le persone preoccupate per la propria privacy. Si va da effettive paranoie fino a casi concreti dove è vitale rimanere anonimi e salvarsi dagli occhi indiscreti di alcuni governi dittatoriali e liberticidi. Ci sono autori e reporter che scrivono su argomenti importanti e sensibili. Utilizzando una VPN si proteggono dalle ritorsioni e quindi diventa una sicurezza personale. Questo perché, in linea di massima, la VPN garantisce anonimato e non tracciabilità della connessione (dall’esterno).

Tanto è vero che qualcuno utilizza le VPN per non sentirsi monitorato nelle ricerche online o per non vedersi profilato e fatto oggetto di annunci pubblicitari personalizzati. Inoltre – e qui viene il bello – è possibile usare una VPN per sfuggire alle restrizioni geografiche di fruizione di determinati contenuti su Internet. Probabilmente questo aspetto è esattamente la killer application per le VPN in giro nel mondo.

In questo modo, ad esempio, è possibile vedere tutta la tv italiana e le dirette dall’estero in streaming senza blocchi o restrizioni. In alcuni casi si possono vedere anche eventi sportivi o altri contenuti offerti dalle IPTV dei vari Paesi. C’è chi utilizzale VPN per scaricare i file Torrent nascondendo la propria identità. E qui, in alcuni casi, si tratta di attività illecita. Sulla stessa linea, c’è chi riesce a sfruttare le VPN per tramutare un abbonamento da un solo account ad un provider di contenuti audio, video, o di software online in un accesso contemporaneo di 2 o più utenti che fanno log-in simultaneamente (è il sistema sfruttato da chi rivende lo streaming illegale delle piattaforme come Sky, Netflix, Hulu, Infinity).

Il collega o il vicino di casa, che di informatica non ha mai capito nulla, parla di VPN? Non è lui ad essere improvvisamente diventato esperto. Siete voi ad essere rimasti indietro

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Categories: Tech