Nel giorno in cui l’Inps diffonde gli ultimi, preoccupanti, dati sui voucher Giuliano Poletti cerca di tranquillizzare gli animi aprendo ad un cambiamento normativo in grado di arginare il fenomeno.
In base alle cifre fornite dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, nei primi 10 mesi del 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher, vale a dire di “buoni” utilizzati per il pagamento di prestazioni incluse nell’ambito del lavoro accessorio. Del valore nominale di 10 euro. L’aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è pari al 32,3%.
Una percentuale che riaccende le polemiche sulla riforma del lavoro varata dal Governo Renzi in scia al dibattito già creato dal possibile referendum sul Jobs Act sulla cui ammissibilità la Consulta deciderà il prossimo 11 gennaio. Almeno sui voucher però l’Esecutivo sembra intenzionato ad intervenire, rideterminando “dal punto di vista normativo il confine dell’uso dei voucher”. Questo quanto affermato dal ministro del Lavoro, Giliano Poletti che, prima di mettere mano alle modifiche, vuole aspettare di vedere gli effetti delle ultime novità introdotte: “Abbiamo introdotto la tracciabilità, e dal prossimo mese vedremo l’effetto. Se è quello di una riduzione della dinamica di aumento e di una messa sotto controllo di questo strumento, bene. Se invece i dati ci diranno che anche questo strumento non è sufficiente a riposizionare correttamente i voucher – rassicura il ministro – la cosa che faremo è rimetterci le mani.”
In realtà – osserva però Giuliano Cazzola, ex sindacalista ed esperto di problemi del lavoro – “i voucher hanno fatto emergere, grazie alla semplicità del loro impiego, prestazioni lavorative che in precedenza erano in nero”
Diverso invece il discorso su tutto il Jobs Act, che Poletti difende nonostante lo spettro referendum: “È una buona legge che ha fatto bene e fa bene al Paese. Quindi oggi io non vedo ragioni per cui dobbiamo intervenire su questo versante”.
Nel caso in cui nel tempo la riforma dimostri di non produrre effetti significativi o se dovessero emergere “elementi di problematicità”, ha concluso il ministro, si vedrà. Per il momento, il Jobs Act non si tocca.