Reculer pour mieux sauter. La celebre frase si deve a Montaigne ed è un elogio della prudenza. Per questo a me la decisione del governo di cancellare i voucher, disinnescare il referendum, e lavorare ad una norma che modifichi quello strumento ma ne faccia salve le finalità – l’emersione del lavoro a chiamata “nero” regolandolo – mi sembra quanto mai azzeccata. Certo il terzo passaggio – la nuova riforma – deve essere ancora chiaramente declinato e deve poi ottenere il consenso necessario e non sarà facile. E il governo ha indubbiamente il respiro corto, gli ex PD sono pronti all’agguato e non sarà certo ricordato come una incisiva stagione di cambiamento.
Ma dopo il Renzi-Banzai che ha portato i riformisti che credevano in lui ad aggirarsi smarriti nel deserto proporzionalista il Gentiloni-Montaigne a me convince. Molte Cassandre si sono levate in questi ultimi due giorni dicendo fine delle riforme, calata di braghe del governo etc. Volevano nuovamente combattere: un po’ come il pugile che dopo essere finito al tappeto si rialza completamente suonato cercando l’avversario nella convinzione di poterlo stendere e finisce invece definitivamente ko. Un altro referendum? Con una micidiale saldatura tra CGIL e Movimento 5 stelle e il concreto rischio per i riformisti – che sono sulla difensiva e come potrebbe essere diversamente ? – di andare al tappeto senza più rialzarsi a pochi mesi dalle elezioni. Eppure si dovrebbe aver capito che la democrazia diretta nei tempi di internet va maneggiata con molta cautela.
Il governo ha fatto la prima mossa giusta; adesso deve fare la seconda mossa: proporre la riforma e realizzarla, cioè avanzare. Lì si parrà la sua nobilitade. In attesa sospendiamo il giudizio ma rallegriamoci comunque che Gentiloni sia incline più alla lettura di Montaigne che a quella di Mishima.