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Voto multiplo, lo tsunami che può destabilizzare il capitalismo italiano: da Generali a Mediobanca, da Tim a Banco Bpm

Imagoeconomica

Uno spettro si aggira nelle stanze del capitalismo italiano e dei gruppi dell’alta finanza: è il voto multiplo all’olandese che la Commissione Finanze del Senato sta pensando di inserire nel disegno di legge Capitali in discussione a Palazzo Madama e che può cambiare gli equilibri dei grandi gruppi della finanza, da Generali a Mediobanca, da Tim al Banco Bpm. I ribaltoni che finora non sono riusciti per via finanziaria, anche perché costano molto, potrebbero avvenire per via normativa con il benestare del nuovo vento della politica ispirato dalla maggioranza di centrodestra uscita vincitrice dalla elezioni politiche del 25 settembre del 2022.

Voto multiplo: si torna ai tempi di Cuccia in cui le azioni si pesavano e non si contavano?

In che cosa consiste il voto multiplo per gli azionisti storici di una società? Nella moltiplicazione per 2 o per 3 o per 10 dei diritti di voto come avviene in Olanda, che non per caso attrae molti gruppi italiani, di cui Brembo è solo l’ultimo. “Il nuovo capitalismo – osserva acutamente sul Corriere della Sera Andrea Zoppini, Professore di Diritto civile dell’Università Roma Tre e avvocato molto ascoltato dai grandi gruppi – torna al vecchio adagio: le azioni si pesano e non si contano”. Come ai tempi della Mediobanca di Enrico Cuccia. Il voto multiplo è l’oggetto del desiderio del Ddl Capitali, i cui emendamenti potranno essere presentati fino al 20 luglio e che saranno votati tra fine agosto e i primi di settembre per poi cedere il passo al Decreto fiscale, sottoporsi al voto dell’aula di Palazzo Madama e infine passare all’esame della Camera.

Il calendario dice già una cosa: che per introdurre il voto multiplo, ammesso e non concesso che superi tutte le perplessità e trovi il necessario consenso parlamentare, ci vorranno mesi e che sicuramente non entrerà in campo nell’attesissima assemblea di ottobre di Mediobanca, dove se mai ci fossero novità al vertice (si parla dell’ipotesi della Presidenza per l’ex ministro e chairman in Italia di JP Morgan, Vittorio Grilli) non sarà per legge. Poi bisognerà capire esattamente in che cosa consisterà il voto multiplo (2, 3 o 10 volte le azioni detenute?) e a chi si applicherà (solo alle società quotande o anche a quelle già quotate?). “C’è parecchia attenzione al voto multiplo e ci sono posizioni diversificate” ha spiegato in un’intervista al settimanale Milano Finanza, il Presidente leghista della Commissione Finanze di Palazzo Madama, Massimo Garavaglia. Che ha aggiunto: “Ci sono molti risvolti della questione e personalmente sono orientato verso un meccanismo per il quale il voto multiplo è la prassi ma se qualcuno non lo vuole può modificare lo statuto” della società.

Voto multiplo: nel testo del Senato i diritti di voto dei soci storici si moltiplicano per 10 sconvolgendo per via politica gli equilibri del capitalismo italiano

Garavaglia è convinto che il voto multiplo farebbe tornare indietro molti gruppi che hanno scelto come loro sede legale l’Olanda non tanto per ragioni fiscali ma proprio per ragioni di governance, come racconta uno studio di Fin-Gov dell’Università Cattolica di Milano di cui dà conto oggi Il Sole 24 Ore e che significativamente si intitolo “Così non fan tutte“.

“Nel testo del disegno di legge Capitali – aggiunge Garavaglia – c’è già una elevazione di 10 volte i voti”. Una misura del genere, se accolta, capovolgerebbe gli equilibri di potere del capitalismo italiano e basta per far tremare i vertici di molti gruppi. Ma che diventi realtà è tutto da vedere.

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