L’impennata è già realtà, ma a partire da settembre è attesa una vera e propria esplosione delle domande di adesione alla voluntary disclosure. Fin qui, secondo alcune indiscrezioni riportate oggi dal Corriere della Sera, i contribuenti che hanno chiesto di aderire alla procedura per fare pace col Fisco e riportare in Italia i capitali esportati illegalmente sono stati oltre 10mila, un numero che però, secondo gli addetti ai lavori, è destinato a lievitare fino a 100mila entro la metà del mese prossimo.
Questa crescita esponenziale e repentina è dovuta al fatto che il prossimo 2 settembre entrerà in vigore una norma attesa con ansia da tutti i potenziali fruitori della voluntary disclosure. Si tratta del raddoppio dei termini di accertamento.
“In estrema sintesi – spiegava giorni fa Fabrizio Vedana, vice direttore generale dell’Unione fiduciaria, in un’intervista al Messaggero –, si tratta di un consistente sconto a chi riporta i soldi in Italia. La voluntary non è una sanatoria, perché per regolarizzare i capitali è necessario pagare tutte le tasse evase. L’unico sconto è sulle sanzioni e sugli interessi”.
Le tasse, però, “vanno pagate solo sui periodi per i quali il Fisco può effettuare accertamenti – continuava l’esperto –. Fino a luglio, con le vecchie norme sul raddoppio dei termini, si poteva arrivare fino a 8-10 anni indietro. Con la limitazione introdotta, invece, il Fisco potrà chiedere le tasse arretrate solo degli ultimi 4-5 anni. In pratica, il prezzo per far emergere i capitali si è dimezzato”.
In teoria, i termini per aderire alla voluntary disclosure scadono il 30 settembre (su violazioni commesse fino al 30 settembre 2014), ma a questo punto non è escluso che il Governo, per incrementare ulteriormente il ricavato, decida di far slittare la scadenza a fine anno.
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