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Volkswagen in crisi tra tagli, chiusure e Dieselgate: ecco cosa sta succedendo

Pixabay

Forse è solo un gioco beffardo del destino che il piano di austerità, completo di tagli e possibili chiusure di stabilimenti, annunciato da Volkswagen sia emerso proprio nel giorno in cui Martin Winterkorn, ex ceo della compagnia, varcava la soglia del tribunale di Braunschweig per affrontare le accuse di frode legate al Dieselgate. Pallido e visibilmente invecchiato, Winterkorn ha difeso la sua innocenza sostenendo che non era compito suo occuparsi dei dettagli tecnici dei motori. Una difesa che stride con la sua reputazione di perfezionista maniacale che controllava ogni dettaglio, fino allo spessore della vernice.

Nel frattempo, a Wolfsburg, si è consumata una rottura profonda tra la dirigenza e i lavoratori. La storica unità e solidarietà del post-Dieselgate – indimenticabili le magliette con il motto “Una squadra. Una famiglia”? – è ormai un lontano ricordo. Oggi, Volkswagen si trova di fronte a una realtà ben diversa rispetto a 9 anni fa. A maggio, aveva annunciato risarcimenti agli automobilisti per il Dieselgate e, a giugno, aveva progettato di investire 5 miliardi di euro nel settore dell’elettrico, acquisendo la start-up americana Rivian. Ora, a inizio settembre, Oliver Blume, l’attuale ceo di Volkswagen, ha avvertito che il piano di risparmio potrebbe causare forti sconvolgimenti tra i dipendenti, con la chiusura di impianti e migliaia di licenziamenti.

Lo scandalo dieselgate: ecco cosa è successo

Il Dieselgate, esploso a settembre 2015, ha visto Volkswagen accusata di aver installato software sui motori diesel per ingannare i test sulle emissioni, facendo apparire le auto più ecologiche di quanto fossero in realtà. La rivelazione di questa truffa ha lasciato l’industria dell’auto a bocca aperta, con Volkswagen sommersa da multe astronomiche e un danno reputazionale enorme. L’ex ceo Martin Winterkorn è stato accusato di aver orchestrato, o almeno di aver approvato, questa grande farsa, finendo nel mirino della giustizia per frode e altri crimini.

Il piano tagli e chiusure di Volkswagen 

Durante la riunione del comitato aziendale, Arno Antlitz, capo delle finanze di Volkswagen, ha cercato di difendere le nuove misure di austerità sotto una pioggia di fischi. Ha spiegato che l’azienda è ora alle prese con un surplus produttivo di mezzo milione di auto – l’equivalente della produzione di due stabilimenti – e che ha uno o due anni per raddrizzare la barca e adattarsi a un mercato in calo. “Dobbiamo aumentare la produttività e ridurre i costi”, ha aggiunto Antlitz. Per questo, i piani di risparmio verranno intensificati, sebbene i dettagli siano ancora oscuri. I risparmi saranno investiti in nuovi prodotti, promettendo di mantenere la produzione in Germania, ha assicurato Thomas Schäfer, responsabile del marchio.

Le cose si sono complicate ulteriormente con l’annuncio di Volkswagen che i piani di riduzione dei posti di lavoro, basati su pensionamenti e indennità, non erano più sufficienti. Ora si considerano licenziamenti, chiusura di stabilimenti e la cancellazione della garanzia di lavoro fino al 2029 per circa 110mila dipendenti, un accordo storico con i sindacati.

Volkswagen in crisi: sindacato in rivolta e vendite in picchiata

I lavoratori, fino a ora soddisfatti e collaborativi, si sono ribellati. Il volto della resistenza è quello di Daniela Cavallo, sindacalista di origine italiana e attuale capo del consiglio di fabbrica dell’azienda tedesca. Cavallo, con il suo discorso appassionato davanti a 20mila dipendenti, ha respinto ogni compromesso e ha promesso una lotta senza sosta contro la chiusura degli stabilimenti.

Nel frattempo, l’Autorità federale dei trasporti automobilistici ha rivelato dati catastrofici: le vendite di automobili sono crollate del 28% rispetto all’anno precedente, con una discesa drastica del 69% nelle vendite di auto elettriche. Nonostante i tentativi del governo tedesco di sostenere l’auto elettrica, il mercato resta in crisi e la domanda è debole. Con l’industria automobilistica tedesca in difficoltà e l’indice Ifo sul clima economico del settore in calo, le fabbriche di Volkswagen si preparano a una lunga e difficile battaglia sindacale.

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Categories: Economia e Imprese