Si allarga lo scandalo Volkswagen. L’ex Ceo Martin Winterkorn incassa una super buonuscita ma non è ancora fuori dai guai: è infatti di oggi la notizia dell’apertura di un’indagine da parte dei giudici della Bassa Sassonia nei confronti dell’ex amministratore delegato. L’inchiesta sarà concentrata su “accuse di frode nella vendita di auto con dati sulle emissioni manipolati”, ha fatto sapere la procura.
Tutto parte sempre dal caso che ha travolto qualche giorno fa la casa tedesca, finita nel mirino a causa dei test truccati sulle emissioni, che ora sta contaminando anche altri marchi. Sono oltre 2,1 milioni, infatti, nel mondo le Audi dotate del software in grado di truccare i test sulle emissioni. Un numero non di poco conto, reso noto dal portavoce Juergen de Graeve, che a Bloomberg ha spiegato come i modelli in questione siano A1, A3, A4, A5, A6, TT, Q3, Q5.
Del totale di auto incriminate, oltre 1,4 milioni sono state vendute nella sola Europa occidentale (577mila in Germania). Che il marchio di lusso del gruppo Volkswagen fosse invischiato nel Dieselgate non è una novità assoluta, mentre lo è la portata del coinvolgimento e l’ammissione di colpa dei vertici della casa tedesca, alle prese con uno scandalo dalle proporzioni e dalle conseguenze ancora non totalmente pronosticabili.
E intanto i consumatori iniziano a ribellarsi. Negli Stati Uniti è partita la prima class action contro Volkswagen. A muoverla – riferisce l‘Handelsblatt – è un fondo pensionistico del Michigan che ha deciso di rappresentare in giudizio una serie di investitori, che ritengono di aver pagato prezzi artificialmente gonfiati per investire in Volkswagen, visti livelli di emissione dei gas di scarico manipolati. E di aver perso così centinaia di milioni di dollari. Il quotidiano parla anche di 80 cause dei consumatori statunitensi contro la casa automobilistica tedesca.
Iniziative replicabili anche in Italia? “E’ possibile, non si può prevedere, è certamente possibile” ha detto il ministro per le Infrastrutture e trasporti Graziano Delrio, che ieri aveva annunciato un’indagine governativa: “Vogliamo sapere quante e quali auto vendute in Italia hanno montato questo dispositivo e questo software. A poco serve dire ora, come fa la Volkswagen, che i nuovi motori sono a posto. Si è usata una metodologia che inganna anche le autorità che devono svolgere i controlli. Siamo indignati: oltre a essere stata una truffa e un inganno gravissimi, qui si rischia di rompere la fiducia tra produttori e cittadini”.