Il tracollo di Volkswagen (-19,8% dopo la batosta -19% di lunedì) ma anche la crisi Cinese e la caduta in picchiata delle materie prime. Ci sono gli ingredienti per una tempesta perfetta per i mercati finanziari. Ieri, nota Giuseppe Sersale di Anthilia, “l’azionario europeo è sceso sotto i livelli di inizio anno, sui valori osservati già a fine 2013, quando l’euro era in area 1.35, il petrolio intorno a 100 $ e il QE non era nemmeno in predicato. Su queste basi, si può dire che l’azionario continentale prezza, se non una recessione, una stagnazione di crescita”.
In questa cornice i mercati aspettano le parole di Mario Draghi: il calo del dell’euro sul dollaro segnala la previsione di un aumento del Quantitative Easing europeo. Anche perché la Germania colpita nel prestigio (e nel portafoglio) ne può trarre beneficio.
A PECHINO LA CRISI PEGGIORA
L’ultimo segnale negativo è arrivato stamane dalla Cina: l’indice Pmi semiufficioso (ma affidabile) elaborato da Caixin è scivolato a 47 punti, ai minimi dall’inizio del 2009, dai 47,3 del mese scorso. Le previsioni erano per un miglioramento a 47.5. Shanghai (-2,2%) ha così ripreso la via del ribasso. Giù anche Hong Kong ed il resto dell’Asia. Tokyo è chiusa per festività.
Pesante anche Sidney (-1,9%), trascinata al ribasso dal comparto delle materie prime Il rame è in caduta libera e porta con sé i colossi del settore: Bhp Billiton e Rio Tinto accusano perdite intorno al 4%. Precipita nel vuoto Glencore, il numero uno: -10,33% a Londra.
ANCHE WALL STREET SUONA LA RITIRATA
In forte ribasso ieri sera anche Wall Street. L’indice Dow Jones è sceso dell’1,09%, lo S&P 500 circa dell’1,2% e il Nasdaq dell’1,5%. Tra le banche, Goldman Sachs perde il 2,5% dopo la notizia che l’amministratore delegato Lloyd Blankfein, 61 anni, si sottoporrà nei prossimi mesi ad una serie di trattamenti chemioterapici per la cura di un linfoma. Nel comunicato, la forma di tumore viene definita, “altamente curabile”.
Apple perde l’1,5%. Secondo il Wall Street Journal, la società ha deciso di puntare ampie risorse nella realizzazione di una sua auto elettrica, un veicolo ad alto contenuto tecnologico in grado di muoversi in modo autonomo, senza interventi del guidatore.
Pesante l’automotive, a partire dai fornitori americani di Volkswagen: Delphi -3,6%, Botg Warner -7,6%.
LO SCANDALO DI WOLFSBURG TRAVOLGE L’EUROPA
Vacillano le Borse del Vecchio Continente, tradite dall’auto tedesca. A Milano l’indice FtseMib ha chiuso in calo del 3,3%. La Borsa di Londra ha perso il 2,8%, Parigi -3,4%, Francoforte -3,8%.Lo spread Btp/Bund si è allargato a 115 punti. E’ l’Europa infatti l’epicentro del terremoto targato Vw, forse il più grave scandalo dell’industria tedesca.
VW AMMETTE: 11 MILIONI DI AUTO TAROCCATE
Volkswagen è precipitata per il secondo giorno consecutivo: la quotazione è 107,05 euro, minimo degli ultimi tre anni. In due giorni la capitalizzazione è scesa di 25 miliardi di euro. Dopo la scoperta del software malandrino per ridurre le emissioni nocive dei diesel vendute in Usa da Wolfsburg, ieri ci sono stati sviluppi clamorosi: le vetture truccate sono 11 milioni. Ovvero lo scandalo non è limitato agli Stati Uniti ma riguarda anche l’Europa dove il diesel è ben più diffuso. Sono scattate inchieste in Germania, Francia, Usa ma anche Corea del Sud ed Australia.
Sono in arrivo le inchieste penali da parte della magistratura Usa e di quella tedesca. Volkswagen ha accantonato 6,3 miliardi di euro per far fronte alle richieste di danni che saranno senz’altro ben superiori. “Faremo chiarezza” promette il ceo Martin Winterkorn, in risposta ad Angela Merkel. Ma la sua poltrona traballa: venerdì il cda che doveva confermargli la fiducia fino al 2018 potrebbe esigere le sue dimissioni.
AUTO ALLO SBANDO: FCA PERDE IL 6,2%. PSA L’8,7%
Inevitabilmente, lo scandalo Volkswagen si è abbattuto anche su Fiat Chrysler (-6,2%) e sulle altre case automobilistiche europee. Prevale la preoccupazione che adesso partano indagini a tappeto su tutti i produttori di auto, e magari potrebbe venire fuori che i tedeschi di Wolfsburg non sono gli unici che taroccano i dati sulle emissioni.
Di conseguenza Daimler e Bmw hanno perso rispettivamente il 7% e il 6%, a Parigi Peugeot è caduta in ribasso dell’8,7%, Renault -7,1%. In forte ribasso a Milano anche Exor (-6,3%). In calo anche Brembo (-4,3%), grande fornitore di Porsche oltre che altri marchi tedeschi. Sotto tiro anche gli altri industriali: Finmeccanica è finita in calo del 5,2%, Cnh Industrial -3,4%.
L’OMBRA DELLA ROBIN TAX SPAVENTA LE UTILITIES
Le utility italiane sono state penalizzate dalle indiscrezioni sul ritorno, dopo opportuni ritocchi e travestimenti, della Robin Hood Tax, affossata dalla Corte Costituzionale in febbraio. La notizia è stata smentita dal governo. Pesante la flessione di Enel (-4,2%), A2A (-3%), Terna (-1,7%), Snam (-2,9%).
Eni è caduta del 3,8%. Gli analisti di Equita sim hanno ridotto il target price del cane a sei zampe da 17 a 16,5 euro (giudizio hold) in seguito al ribasso del prezzo del petrolio. Credit Suisse ha invece alzato il prezzo obiettivo da 15 a 15,3 euro (rating neutral) in seguito alla scoperta del giacimento di gas in acque egiziane. Tenaris -1,9%, Saipem -4,3%..
LE BANCHE FANNO I CONTI CON LA SREP
Fra le banche quotate a Piazza Affari, Unicredit ha perso il 2,7%. Il mercato si chiede se l’istituto riuscirà a evitare un aumento di capitale dopo le nuove richieste sui requisiti di solidità patrimoniale (SREP). Gli analisti di Mediobanca Securities hanno tagliato il target price da 9,1 a 8,1 euro (giudizio outperform).
Intesa -2,7%. Il ribasso più violento è stato quello di Monte Paschi (-4,9%). Mediobanca -3,74%. Il cda ha varato la nuova governance dell’istituto che entrerà in vigore nel 2017. Le nuove disposizioni prevedono un presidente non esecutivo, la riduzione del numero dei consiglieri da un minimo di 9 fino a 15 (dagli attuali 18 e contro i 15-23 previsti dallo statuto), la discesa dei manager in cda da 5 a 3. I rappresentati della lista minoranza in cda salgono inoltre da uno a due.
Tra le assicurazioni, Generali -2,7%.
IN CONTROTENDENZA INWIT. OUTPERFORM PER MONDADORI
In controtendenza Inwit (+1,36%). La società controllata da Telecom Italia, che gestisce una rete di torri di trasmissione, è tornata torna sotto i riflettori dopo che Marco Patuano, ad dell’ex incumbent, ha detto che il gruppo è aperto a tutte le opzioni, compresa la vendita.
In prima fila tra i pretendenti c’è Cellnex controllata dal gruppo Abertis di Barcellona, è quotata in Borsa e capitalizza 3,5 miliardi di euro. La società gestisce una rete di circa 15.000 torri in Spagna e in Italia, dove ha acquistato circa 7.300 torri da Wind.
Nel resto del istino da segnalare Mondadori (-0,11%) su cui Mediobanca Securities ha alzato la raccomandazione da neutral a outperform, con prezzo obiettivo che sale da 1,31 a 1,34 euro. Tutte in ribasso le società del Lusso: Yoox -4,1%, Moncler -2,9%.