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Vivendi offre 2,3 miliardi per Havas: le grandi manovre di Bolloré

Vivendi e Havas hanno qualcosa in comune: sono entrambe controllate dal gruppo di Vincent Bolloré, che ha in tasca il 20% della prima e il 60% della seconda. Oggi i titoli delle due società spiccano il volo alla Borsa di Parigi dopo che ieri, a mercati chiesi, il gigante delle telecomunicazioni ha lanciato a sorpresa un’offerta per rilevare proprio il 60% della società pubblicitaria. Il titolo di Vivendi vola di oltre il 5% (+5,8% a 19,46 euro) e quello di Havas del 10%, portandosi a 9,33 euro.

Si tratta di un valore superiore a quello offerto da Vivendi, che ha messo sul piatto 9,25 euro per ogni azione Havas, una somma che valorizza l’azienda di pubblicità circa 3,88 miliardi, comprendendo un premio dell’8,8% sul prezzo di chiusura del 10 maggio. Al netto della cedola di 0,18 euro annunciata da Havas, il premio sale all’11,2%. Rispetto alla media dei prezzi dell’ultimo mese, Vivendi ha offerto l’11,5% in più e rispetto alla media dei prezzi dell’ultimo anno il premio sale al 20,6%.

Un bell’affare per Bolloré, che nell’operazione figura sia come venditore sia come compratore. Senza contare che suo figlio Yannick, che di Havas è amministratore delegato, siede già nel Cda di Vivendi e continuerà ad esercitare un ruolo operativo nel colosso dei media francesi, che tra le altre cose controlla il 24% di Telecom Italia e il 28,8% di Mediaset.

Con questa operazione Vivendi spera “di avviare una nuova fase di sviluppo – si legge nel comunicato – al fine di accelerare la costruzione di un leader mondiale a livello di contenuti, media e comunicazione” e vuole “mantenere l’occupazione”. L’offerta “sarà finanziata con il ricorso alla liquidità disponibile”.

Se l’operazione avrà successo, Vivendi presenterà un’offerta pubblica di acquisto semplificata sul resto del capitale di Havas allo stesso prezzo. Vivendi ha precisato che non intende comunque ritirare Havas dal listino. L’idea di un avvicinamento tra i due gruppi non è una novità: “È chiaro che un giorno succederà qualcosa tra Vivendi e Havas”, aveva detto un anno fa Vincent Bollorè. Queste alleanze hanno senso, secondo gli osservatori, in quanto le agenzie di pubblicità come Havas sono specializzate in contenuti brevi, mentre Vivendi lancia nuove offerte di video brevi per apparecchi mobili.

Per quanto riguarda i conti trimestrali, Vivendi ha chiuso il trimestre con un calo dell’88,3% dell’utile netto, a 101 milioni di euro, a seguito di oneri straordinari (nel primo trimestre 2016 aveva registrato invece una plusvalenza di 576 milioni ante imposte). L’utile netto adjusted risulta invece in rialzo del 57,2% a 155 milioni. Lo comunica la società, il cui fatturato è cresciuto nel periodo del 6,9% a 2,66 miliardi (+3,4% a struttura invariata e cambi costanti).

Vivendi ha anche confermato i target 2017 di un aumento superiore al 5% del fatturato e, grazie alle misure prese nel 2016, di un incremento del 25% dell’Ebita (risultato operativo adjuested). A fine marzo la liquidità di Vivendi è pari a 4.016 milioni, da 5.070 milioni a fine dicembre. La società francese ha aggiunto di disporre anche di una linea di credito per 2 miliardi.

Oggi è anche arrivata la notizia per cui il fisco francese è stato condannato a rimborsare oltre 315 milioni di euro al gigante dei media transalpino, nel quadro di un contenzioso su agevolazioni fiscali di cui ha beneficiato il gruppo. E’ quanto ha deciso il tribunale amministrativo di Montreuil: “La società Vivendi è stata esentata dal pagamento di imposte supplementari – recita la sentenza secondo quanto riferisce la Afp – che le erano state addebitate alla fine dell’esercizio 2012 oltre che penalità e interessi per la somma complessiva di 315.464.624 euro”.

Il parlamento francese aveva eliminato nel 2011 un’agevolazione fiscale – il cosiddetto beneficio globale consolidato (BMC) – che permetteva ad alcuni grandi gruppi di ridurre il loro prelievo fiscale consolidando nei conti le perdite delle filiali straniere. Il tribunale amministrativo ha ritenuto che Vivendi poteva riportare nel bilancio 2012 questi crediti di imposta maturati entro la data del 31 dicembre 2011.

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