“In Italia è complicato, ma possiamo fare meglio”. Parola di Vincent Bolloré, patron di Vivendi che ha tenuto l’assemblea a Parigi martedì 25 aprile. “Il meglio deve ancora venire” gli fa eco il Ceo Arnaud de Puyfontaine, parlando anche lui in italiano, in conclusione della presentazione delle strategie del gruppo, in cui gli asset italiani hanno una parte importante. “Noi siamo costruttori lungo termine. Come sapete, Roma non è stata costruita in un giorno e noi siamo sulla buona strada”, ha aggiunto il ceo, sottolineando che l’obiettivo è quello di “costruire un edificio solido e perenne”. De Puyfontaine ha anche ricordato i 2 miliardi di remunerazione ai soci come dividendi e buy back negli ultimi due anni e ha preannunciato una crescita dei ricavi e del risultato operativo.
In generale, quindi, per il gruppo francese “va tutto bene”. Guardando all’Italia, invece, Vivendi è primo azionista di Telecom Italia con il 23,9% e secondo azionista di Mediaset con il 28,8%. Il 18 aprile l’Agcom ha deliberato che in base al Tusmar, il testo unico dei servizi audiovisivi e radiofonici, il gruppo deve ridurre una delle due partecipazioni. Venerdì scorso Vivendi in una nota ha peraltro tenuto a sottolineare la centralità di Telecom nella sua strategia e la sua volontà di essere un azionista di lungo termine, dando quindi un’implicita indicazione sulle sue scelte.
Stando agli esperti, per altro, potrebbe essere sufficiente una sterilizzazione della quota in Mediaset oltre il 10% per ottemperare al pronunciamento dell’Agcom. “In Telecom Italia siamo il primo azionista per rafforzare la nostra presenza in Italia – ha confermato de Puyfontaine – un mercato ad alto potenziale e in piena trasformazione che è molto importante per concretizzare il nostro progetto di campione europeo dei media e dei contenuti”. Il Ceo ha sottolineato “la posizione di lungo termine” in Telecom.
Con Mediaset è in corso un duro braccio di ferro e un contenzioso dalla scorsa estate, per la mancata realizzazione dell’accordo siglato l’8 aprile 2016 che prevedeva il passaggio della pay tv Premium a Vivendi e uno scambio di partecipazioni nella misura del 3,5%. “Vivendi ha preso una quota in Mediaset” ha affermato ancora De Puyfontaine nell’ambito della sua strategia volta a distribuire contenuti latini sui canali tv. “La nostra alleanza – ha aggiunto – non è partita sulle basi migliori, ma vogliamo recuperare un rapporto costruttivo e perenne”. Vivendi ha il 28,8% del capitale di Mediaset.
Bolloré si presenta oggi all’assemblea di Vivendi forte di una quota del 20,65% del capitale ma con il 29,94% dei diritti di voto, in virtù della normativa francese che prevede il voto doppio per le azioni detenute oltre i due anni.
L’assise ha 25 punti all’ordine del giorno. Due proxy advisor hanno consigliato di votare contro 15 risoluzioni, tra cui quelle sulla rielezione dello stesso Bolloré al consiglio di sorveglianza e della cooptazione del figlio Yannick.
Riguardo all’M&A e alla strategia del gruppo sulle acquisizioni, ripetute indiscrezioni danno Vivendi interessata a rilevare Havas, ora controllata dal gruppo Bolloré e guidata da Yannick Bolloré e a dare la scalata al colosso dei videogiochi Ubisoft, dopo avere conquistato lo scorso anno Gameloft, che come Ubisoft faceva capo alla famiglia Guillemot.