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Vittorio Occorsio jr

Imagoeconomica

Il 9 maggio si celebra, come ogni anno, la “Giornata nazionale della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice” che avviene in coincidenza del ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani nel cuore di Roma, a un passo dalle sedi del Pci e della Dc. Il senso di questa Giornata non è solo quello di rinnovare il ricordo delle vittime innocenti del terrorismo rosso e nero che insanguinò l’Italia nei maledetti anni ’70 e ’80 ma quello di chiamare l’intero Paese all’unità contro l’estremismo. “Senza ambiguità di sorta”, come ha scritto sul Corriere della Sera Vittorio Occorsio jr, il nipote del giudice che, nel luglio del 1976, fu assassinato dai terroristi neri guidati da Pierluigi Concutelli.

Una ferita così non si rimargina mai ma si approfondisce ancor di più se un Paese senza memoria tollera i troppi saluti romani che circolano ancora senza nessun intervento repressivo. E un altra ferita, sul versante del terrorismo rosso, è quella che recentemente è arrivata dalla Francia dove la Corte di Cassazione, male interpretando il codice Mitterrand, ha negato l’estradizione agli esponenti delle Brigate Rosse che si sono macchiati di tanti delitti efferati come quello del Commissario Luigi Calabresi. Ricordare i crimini del terrorismo e il dolore dei familiari delle vittime è la prima cosa da fare, ma chiamare tutte le forze politiche, sociali e culturali all’unità del Paese non è meno importante e Vittorio Occorsio jr merita un plauso sincero.

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