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Vitigni autoctoni: è la Ribolla il vino più cercato in web

Con l’esplosione del vino italiano nel mondo, (6,2 miliardi di euro   di export nel 2018, +3,3% sull’anno precedente secondo dati Istat, al contrario dei consumi interni che registrano una contrazione dell’8,1%, i vitigni autoctoni cominciano a suscitare maggiore attenzione, attraendo  l’interesse di appassionati vicini alle terre di origine, ma anche molto lontani.

Non tutti sanno che l’Italia con oltre 400 vitigni autoctoni è uno dei paesi al mondo con la maggiore biodiversità in questo campo.

Quei vitigni e soprattutto i vini che se ne ricavano che un tempo erano limitati al territorio e a pochi affezionati intenditori oggi attirano sempre più interesse in Italia e all’estero. Alcuni sono più famosi, mentre altri sono poco conosciuti.

Refosco, Ribolla e Tazzelenghe in Friuli Venezia Giulia, Enantio in Alto Adige, Lumassina in Liguria, Moradella in Lombardia Albana e Sangiovese in Emilia, Aglianico e Fiano in Campania, Montepulciano e Pecorino in Abruzzo, Sangiovese in Toscana, Bellone del Lazio, Albanello in Sicilia e Cagnulari in Sardegna sono solo alcuni dei vitigni autoctoni italiani più o meno conosciuti, ma che da secoli accompagnano il lavoro di vinificazione dell’uomo, coprendo una parte importante delle tradizioni regionali. Negli ultimi anni si è fatta sempre più importante la necessità di valorizzare in modo adeguato questo enorme patrimonio vitivinicolo, sia attraverso eventi, sia attraverso progetti che portino nel mondo la biodiversità italiana. Del resto, sono gli stessi dati che confermano che il mondo vuole i vini autoctoni italiani: questo è il nostro segno di riconoscimento e il nostro distintivo di qualità.

Ma quali sono i vitigni autoctoni più ricercati in rete – in Italia – da appassionati, addetti ai lavori e semplici wine lover e da quali regioni provengono le loro ricerche? Difficile da stabilire, considerando che il nostro Paese è patria di una quantità davvero vasta di varietà, spesso sconosciute, che a volte faticano a varcare i confini territoriali nelle quali vengono allevate. Spesso coincidono con il nome del vino, altre volte vanno a far parte, in modo determinante, di blend noti, ma trovano poco spazio e visibilità in etichetta. È un dato di fatto, però, come l’interesse e la curiosità per le varietà autoctone cresca di anno in anno senza battute di arresto certificato anche dalla sempre maggior frequenza di ricerche in rete da parte degli internauti italiani.

Tralasciando nomi di vitigni autoctoni e di vini che da essi nascono, molto noti e che si identificano con tipologie famose ovunque – ad esempio Nebbiolo (Barolo e Barbaresco), Sangiovese (Chianti, Brunello etc.), Glera (Prosecco) e via discorrendo – è interessante notare come altre varietà maggiormente legate a confini strettamente regionali suscitino comunque un ottimo interesse anche in regioni differenti da quelle di nascita. In bqase a una ricerca effettuata utilizzando strumenti gratuiti come Google Trends® e Ubersuggest®, infatti, emergono dati e indicazioni che possono fornire spunti interessanti a produttori e operatori del settore. La Ribolla Gialla, ad esempio, storico vitigno autoctono che ha trovato in Friuli-Venezia Giulia la sua terra di elezione, in particolare nelle province di Gorizia e Udine, negli ultimi 12 mesi ha registrato quasi 10.000 ricerche in media al mese su Google, provenienti prima di tutto dalla sua regione di origine e dal vicino Veneto, ma anche da Lazio, Liguria ed Emilia-Romagna. L’Aglianico, nobile varietà del Sud Italia, che dà origine a vini da lungo affinamento come il Taurasi in Campania o l’Aglianico del Vulture in Basilicata, giusto per citare i due esempi più paradigmatici, registra, sempre nell’ultimo anno, 5.400 ricerche medie mensili che spaziano un po’ ovunque, con ottime performance anche nel Lazio e nelle Marche. Il Lagrein, vitigno autoctono dell’Alto-Adige, vanta 4.500 ricerche medie al mese che arrivano con sempre più frequenza non solo dalle provincie di Bolzano e Trento, ma anche da Lombardia e Liguria. E ancora: il Verdicchio, alfiere della produzione a bacca bianca delle Marche, riscuote ottimo interesse in termini di ricerca anche in Sardegna, il laziale Cesanese in Lombardia, il Primitivo, soprattutto se associato alla sua origine più nota, vale a dire Manduria in Puglia, in Trentino-Alto Adige, mentre il sardo Cannonau è particolarmente amato in Friuli-Venezia Giulia.

Particolare interesse e attesa fra gli operatori del settore vitivinicolo e gli appassionati suscita, alla luce delle considerazioni fin qui esposte, Autochtona il forum dell’autoctono italiano per eccellenza, che si terrà alla Fiera Bolzano il 14 e 15 ottobre. Un palcoscenico che anche quest’anno svelerà i tanti volti dei vitigni autoctoni dello Stivale, diventando una sorta di viaggio tra regioni e territori, alcuni dei quali circoscritti e intimamente legati a varietà che hanno rischiato l’estinzione. Un’opportunità per entrare in contatto con i volti e le storie di tanti produttori, piccoli e grandi, che durante i due giorni della manifestazione racconteranno con passione e serenità il lavoro e la dedizione che si nasconde dietro i calici dei loro vini.

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