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Visco spiega al Governo come difendere l’interesse nazionale

Nelle Considerazioni finali, il Governatore dà una lezione ai gialloverdi sui veri problemi dell’Italia e su quali strade imboccare per tentare di risolverli

Visco spiega al Governo come difendere l’interesse nazionale

Ci vuole la faccia tosta di Salvini per affermare che anche il Governatore della Banca d’Italia appoggia la sua flat tax, quando Visco nella sua consueta relazione annuale all’assemblea della Banca, ha detto esattamente il contrario. E cioè che non bisogna intervenire con misure parziali che modificano un solo aspetto del sistema fiscale italiano, ma che bisognerà mettere mano ad una riforma complessiva che disboschi la giungla di tasse ed agevolazioni formatasi negli ultimi quarant’anni, punti a favorire i redditi da lavoro e combatta seriamente l’evasione fiscale che, oltre a essere ingiusta verso chi paga, comporta gravi distorsioni al funzionamento dell’economia.

Visco è stato quest’anno pacato, quasi didascalico, come se dovesse spiegare a degli scolari negligenti come si devono fare i compiti in maniera corretta. Non ci sono stati toni accesi o polemiche. Alcuni problemi aperti, come la Commissione d’inchiesta sulle banche, non sono stati nemmeno nominati. È stata espressa sobria soddisfazione per la chiusura della vicenda riguardante il rinnovo di alcuni componenti del direttorio, senza ricordare i momenti di forte tensione vissuti per alcuni mesi.

Ma il contenuto delle affermazioni di Visco è stato di totale contrapposizione a quanto vanno affermando i due partiti al governo su come rimettere in moto l’economia italiana e sulla disinvoltura con cui si scaricano sull’Europa le colpe di mancanze che sono soprattutto nostre.

Le cause della nostra malattia non si possono curare con un aumento della spesa pubblica in deficit. Il Governatore dimostra che questa porterebbe a una “espansione restrittiva” in quanto l’aumento dei tassi d’interesse e il crollo della fiducia di imprese e famiglie più che compenserebbero gli impulsi espansivi provenienti dall’ampliamento della spesa pubblica. Quella che altri hanno chiamato una “generosità recessiva”, e cioè l’aumento di sussidi e regali, aggraverebbe solo i nostri problemi gonfiando il debito senza avere effetti sul PIL, e quindi di fatto aumentando il vero vincolo, quello del debito che da anni impedisce al paese di stare al passo con il resto dell’Europa.

Le ragioni della stagnazione italiana per la quale siamo forse l’unico paese dell’Occidente ad essere ancora al di sotto del livello dei redditi del 2008 ( per quelli pro capite addirittura del 7%), vanno ricercate in una serie di carenze sia pubbliche che private: insufficiente qualità dei servizi pubblici, inadeguatezza delle infrastrutture, basso grado di concorrenza, evasione fiscale e corruzione. Sul versante privato Visco non ha risparmiato critiche alle imprese, le quali in generale, hanno risposto in ritardo alle esigenze della innovazione tecnologica a causa di una struttura di imprese troppo piccole e troppo legate alla famiglia di origine che stentano ad aprirsi al mercato finanziario e alla gestione manageriale.

Ci sono poi forti carenze nella formazione dei giovani ed inoltre quelli che riusciamo a formare non rimangono nel nostro paese, perché non riusciamo a offrire impieghi all’altezza delle loro aspettative. In più siamo una società che invecchia che nel giro di pochi anni perderà vari milioni di lavoratori. Di conseguenza dovremo affrontare senza isterismi il tema dell’immigrazione, ma soprattutto quello della produttività del lavoro e dall’ampliamento del tasso di occupazione, specie femminile che da noi è molto più basso che altrove.

Ma il capitolo dove più nettamente Visco si contrappone alla vulgata dei sovranisti e dei populisti è quello riguardante l’Europa. Il Governatore non si limita a elencare i pregi dell’Europa, ma riconosce chiaramente che l’Unione economica e monetaria è una costruzione incompiuta. Ma invece di smontarla, l’Italia dovrebbe e potrebbe dare un notevole apporto per proseguire il percorso di unità e correggere le distorsioni che permangono. E Visco scende nei dettagli per dire cosa dovrebbe fare il nostro governo per far passare proposte credibili e che vanno nell’interesse nazionale sia per il completamento dell’Unione bancaria e finanziaria sia per l’avvio di una unione di bilancio tale da poter contribuire alla stabilizzazione economica di tutte le aree. Altro che chiacchiere sul l’uscita dall’euro o sulla necessità di avere una propria moneta per fare quello che ci pare! Le parole sono azioni, ha detto il Governatore citando Elia Canetti, per mettere in guardia i nostri ciarlieri governanti ad evitare spacconate che hanno effetti negativi sulla finanza e sull’economia reale. Non a caso lo spread ha supera i 290 punti, un livello allarmante che stroncherebbe se dovesse permanere, qualsiasi speranza di crescita.

Stare in Europa è l’unico modo che abbiamo per rispondere alle sfide globali. Bisogna quindi starci, ma soprattutto starci bene, e portare avanti quelle proposte che non servono solo a fare un po’ di demagogia televisiva ma che rispondono al vero interesse nazionale. Per farlo bisogna guardare un po’ più lontano rispetto a chi ricerca il consenso giorno per giorno. Occorre tornare ad essere “lungimiranti”, ha detto Visco, e si spera che il “popolo” si stufi presto di seguire i pifferai, e torni ad apprezzare chi sarà capace di proporre un sano percorso di sviluppo ed una efficace protezione dai turbinosi avvenimenti del mondo moderno.

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