“Stiamo attraversando la più grande crisi sanitaria ed economica della storia recente” e “l’incertezza è forte: riguarda non solo l’evoluzione della pandemia, ma anche gli effetti sui nostri comportamenti”, e ci spinge a interrogarci “sulle possibili conseguenze, oltre il breve periodo, per l’organizzazione della società e dell’attività produttiva”. Così il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha aperto il tradizionale appuntamento delle Considerazioni finali.
LA SPESA PUBBLICA NON BASTA: SERVONO RIFORME
In questo scenario dominato dalla precarietà, Visco rimarca l’urgenza per l’Italia di mettere mano a nuove riforme, perché “i ritardi rispetto alle economie più avanzate non possono essere colmati con un aumento della spesa pubblica se non se ne accresce l’efficacia e se non si interviene sulla struttura dell’economia” e “l’azione della politica monetaria, che pure resterà a lungo straordinariamente accomodante, non potrà sostituirsi agli interventi necessari per innalzare il potenziale di crescita”.
In particolare, il governatore parla della necessità d’intervenire sulle infrastrutture, “sia quelle tradizionali, da rinnovare e rendere funzionali, sia quelle ad alto contenuto innovativo, come le reti di telecomunicazione”, e sul “sistema scolastico, dell’università e della ricerca”. Sul primo fronte, “la rete fissa a banda larga copre meno di un quarto delle famiglie, contro il 60 per cento della media europea”. Sul versante dell’istruzione, invece, oggi “lo Stato investe nelle università circa 8 miliardi, la metà in rapporto al Pil di quanto fanno i paesi a noi più vicini. Anche solo lo spostamento di una frazione modesta del bilancio pubblico produrrebbe un deciso miglioramento della formazione dei giovani e della capacità di produrre innovazione”.
BANCHE: POTREBBERO SERVIRE RICAPITALIZZAZIONI PRECAUZIONALI
Per quanto riguarda le banche, Visco rileva che “nel medio periodo, malgrado i progressi conseguiti negli ultimi anni, la profondità della recessione non potrà non avere effetti sui bilanci bancari. L’aumento dei crediti deteriorati andrà affrontato per tempo, facendo ricorso a tutti i possibili strumenti, inclusi quelli per la ristrutturazione dei finanziamenti e la loro vendita sul mercato. Qualora dovesse rivelarsi necessario, si dovrà essere pronti a percorrere soluzioni che salvaguardino la stabilità del sistema, valutando il ricorso a strumenti che agiscano in via preventiva per banche che versino in una situazione di serie, anche se presumibilmente temporanee, difficoltà”. In questo caso, il riferimento è alla ricapitalizzazione precauzionale.
I gruppi di banche di credito cooperativo, invece, “possono oggi fronteggiare la sfida della recessione beneficiando dei vantaggi dell’integrazione – continua il numero uno di Bankitalia – La capacità di ricorrere al mercato dei capitali è oggi essenziale; passi indietro rispetto a quanto già realizzato costituirebbero un regresso grave e costoso”.
PIANO EUROPEO: ITALIA CHIAMATA A UNO SFORZO DI PROGETTAZIONE
Sul fronte internazionale, Visco promuove il nuovo piano della Commissione europea, perché, “al di là dei calcoli di convenienza finanziaria di ciascun paese, la rilevanza della nuova iniziativa risiede nell’idea che, in circostanze eccezionali, la capacità di spesa del bilancio comunitario possa crescere mediante il ricorso al debito, per intervenire quando e dove necessario”.
Ora però è necessario che l’Italia prenda atto di essere chiamata a “uno straordinario sforzo, tecnico e di progettazione – continua il governatore – per sfruttare le opportunità offerte meglio di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni con i programmi dell’Unione”.
BCE E SPREAD
Quanto alla politica monetaria della Bce, Visco ribadisce che “la portata degli interventi finora stabiliti è senza precedenti” e che, “se necessario, l’ammontare del programma straordinario di acquisto sarà aumentato e la sua composizione rivista. Siamo pronti a fare ricorso anche agli altri strumenti a nostra disposizione – continua – per garantire che tutti i settori dell’economia possano beneficiare di condizioni di finanziamento accomodanti”.
Le misure adottate dalla Bce “hanno contribuito ad allentare le tensioni sui mercati finanziari – spiega ancora il governatore – che hanno comunque determinato un aumento dei tassi di interesse in tutti i paesi, più accentuato in Italia”. Lo spread del nostro Paese, “che era stato inferiore a 140 punti base per gran parte del mese di febbraio, è cresciuto rapidamente fino a circa 300 punti verso la metà di marzo; era ieri pari a 185 punti. La sua discesa nelle ultime settimane è confortante”, ma “il differenziale è ancora quasi il doppio di quelli di Spagna e Portogallo, su valori che non trovano giustificazione nei fondamentali della nostra economia, che pure sono da consolidare e sui quali dobbiamo costruire”.
GLI INTERVENTI DEL GOVERNO
A proposito degli interventi varati fin qui dal governo, Visco ricorda che “fra marzo e maggio sono state varate misure che accrescono il disavanzo pubblico di quest’anno di circa 75 miliardi, il 4,5 per cento del prodotto”.
Per quanto riguarda le garanzie pubbliche sui prestiti, “al 26 maggio il Fondo centrale di garanzia aveva ricevuto circa 395.000 richieste di finanziamento, per un ammontare complessivo di 18 miliardi; il 90 per cento delle domande si riferisce a prestiti fino a 25.000 euro, interamente garantiti dallo Stato. Le potenziali operazioni di prestiti a imprese di medie e grandi dimensioni garantiti dalla SACE al momento in fase di valutazione e istruttoria da parte delle banche ammontano a circa 18,5 miliardi”.
DISUGUAGLIANZE DESTINATE AD AUMENTARE
Sul fronte sociale, “Nel breve periodo gli ammortizzatori sociali contrastano l’impoverimento di ampi strati della popolazione e l’allargamento delle differenze economiche”, ma “limiti nella disponibilità di attività finanziarie liquide tra i nuclei familiari con i redditi più bassi possono amplificare le conseguenze dello shock, determinando un aumento significativo del numero di famiglie che non riescono a mantenere standard di vita accettabili”.
PIL -9/13% nel 2020. DEBITO PUBBLICO: LA SOSTENIBILITÀ NON È IN DISCUSSIONE
Infine, i conti pubblici. Visco ricorda che, “nello scenario di base, la flessione del Pil nel 2020 sarebbe pari al 9 per cento, superiore a quella sofferta in due riprese tra il 2008 e il 2013”. Senza le misure varate finora dal governo, però, “la contrazione dell’attività economica supererebbe l’11 per cento”. In un secondo scenario “ basato su ipotesi più negative, anche se non estreme, in merito all’evoluzione dell’epidemia, all’entità del calo del commercio mondiale e all’intensità del deterioramento delle condizioni finanziarie, il prodotto si ridurrebbe del 13 per cento quest’anno”.
Quanto al debito pubblico, la sua sostenibilità “non è in discussione – conclude il governatore – ma il suo elevato livello in rapporto al prodotto è alimentato dal basso potenziale di crescita del Paese e al tempo stesso ne frena l’aumento. In queste condizioni, un avanzo primario dell’ordine dell’1,5 per cento del Pil, quale quello osservato negli ultimi sei anni, sarebbe necessario anche solo per stabilizzare il rapporto tra debito e prodotto. Invece, con un tasso di crescita dell’economia compreso tra l’uno e il due per cento, e con la riduzione del differenziale di rendimento dei titoli pubblici italiani rispetto a quelli tedeschi su valori in linea con i fondamentali delle due economie, un avanzo primario della misura indicata sarebbe sufficiente per ridurre il peso del debito sul prodotto di circa due punti percentuali in media all’anno. Crescita e politiche di bilancio si rafforzerebbero le une con le altre, in un circolo virtuoso che il nostro paese è in grado di attivare”.