La ripresa dell’economia italiana è ancora debole e, per sostenerla, “si deve e si può fare di più”. Lo ha detto martedì mattina Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, nelle sue Considerazioni finali presentate a palazzo Koch.
“Usciamo lentamente, con esitazione, da un lungo periodo di crisi – ha aggiunto Visco –, non solo finanziaria ed economica. La ripresa è ancora da consolidare. Le previsioni di consenso indicano per l’Italia il ritorno ai livelli di reddito precedenti la crisi in un tempo non breve. Sono deludenti le valutazioni sul potenziale di crescita della nostra economia”.
In particolare, il governatore ha sottolineato che “la domanda di lavoro è tornata a crescere a un ritmo superiore alle attese di un anno fa, interessando aree, settori e categorie di lavoratori esclusi dai segnali di ripresa del 2014 (vi hanno influito la nuova disciplina dei rapporti di lavoro e, in misura a oggi più ampia, gli sgravi contributivi)”, ma “la disoccupazione resta troppo alta” e sarebbe necessaria “un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale gravante sul lavoro”, non solo per “offrire adeguate condizioni di vita ai cittadini”, ma anche “per riportare l’inflazione su valori in linea con la stabilità dei prezzi”.
A livello territoriale, “i segnali di miglioramento dell’economia hanno cominciato a estendersi al Mezzogiorno – ha proseguito Visco -. In base alle prime stime disponibili, dopo sette anni consecutivi di recessione il prodotto delle regioni meridionali avrebbe interrotto la sua caduta. Ciononostante, i divari rispetto al resto del Paese hanno continuato ad ampliarsi”.
IMPRESE TROPPO PICCOLE, INVESTIMENTI AL MINIMO STORICO
Secondo il governatore, “l’alta incidenza delle aziende di piccola dimensione nel nostro sistema produttivo resta un elemento di debolezza”. Intanto, “il costo del credito si è molto ridotto”, ma “in rapporto al Pil gli investimenti restano ancora molto al di sotto dei valori osservati prima della crisi, su livelli minimi nel confronto storico. In prospettiva, l’andamento della domanda estera è il principale fattore di incertezza: secondo le imprese si sono intensificati i rischi geopolitici, che hanno un impatto negativo sull’attività economica, sia per l’effetto diretto sulle esportazioni sia per la maggiore cautela che inducono nei piani di investimento”.
RILANCIARE INVESTIMENTI PUBBLICI, SOSTEGNO AI POVERI
Per sostenere “una ripresa più rapida e duratura – ha detto ancora il numero uno di Bankitalia – è necessario il rilancio di investimenti pubblici mirati, anche in infrastrutture immateriali, a lungo differiti. Sono importanti il rafforzamento di incentivi per l’innovazione e il sostegno ai redditi dei meno abbienti, particolarmente colpiti dalla crisi. Se i margini oggi disponibili nel bilancio sono limitati, è comunque possibile programmare l’attuazione di questi interventi su un orizzonte temporale più ampio”.
BANCHE: SOFFERENZE ANCORA ALTE, GOVERNANCE INADEGUATE
Sul versante bancario, a una congiuntura economica debole e alle incertezze di natura regolamentare, “in Italia si aggiungono l’elevata consistenza dei prestiti deteriorati, che comprime la redditività, e assetti di governance inadeguati”, ha sottolineato il governatore.
Visco ha poi ricordato alcuni numeri: i crediti deteriorati netti valgono complessivamente poco meno di 200 miliardi, mentre le sofferenze nette ammontano a quasi 90 miliardi, “un peso rilevante, ma che non va sovrastimato. In larga parte è coperto da garanzie reali il cui valore è stato accuratamente esaminato nel corso dell’esercizio di valutazione dei bilanci delle maggiori banche dell’area euro condotto nel 2014. E a queste si aggiungono le garanzie personali”.
BENE ATLANTE, ANCHE SE CON RISORSE CONTENUTE
Alla riduzione dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche “contribuiranno gli investimenti del fondo privato Atlante – ha poi ricordato il governatore –, che potranno concentrarsi nelle tranche più rischiose delle cartolarizzazioni. Pur con risorse al momento relativamente contenute, Atlante può dimostrare che è possibile conseguire rendimenti attraenti acquistando sofferenze a prezzi più elevati di quelli oggi offerti dagli investitori specializzati. Riteniamo che il fondo abbia la determinazione, l’indipendenza e la professionalità per affrontare questa sfida con successo; quanto più ci riuscirà, tanto più sarà possibile raccogliere nuovi investimenti, alimentando un circolo virtuoso”.
BANCHE: RIDURRE GLI SPORTELLI E INTERVENIRE SUI COSTI DEL PERSONALE
Visco ha anche sottolineato che “il modello di attività delle banche basato su una diffusa presenza territoriale va ancora adeguato, proseguendo nella riduzione degli sportelli”, che pure fra il 2008 e il 2015 sono diminuiti dell’11%, a quota 30mila.
Secondo il governatore, inoltre, “per molte banche italiane resta forte l’esigenza di intervenire anche sui costi, inclusi quelli per il personale, agendo su qualità e quantità degli organici in maniera coerente con gli sviluppi del mercato e della tecnologia”.
Per le banche con più difficoltà questi interventi dovranno essere “ancor più determinati e tempestivi”, ha continuato Visco, sottolineando che “le ripercussioni sui dipendenti coinvolti potranno essere attenuate anche grazie al recente ampliamento della possibilità di accedere alle prestazioni del fondo di solidarietà di settore”.
BANCHE POPOLARI E COOPERATIVE ATTUINO RAPIDAMENTE LE RIFORME
Il governatore ha invitato le grandi popolari che si stanno trasformando in spa a completare il processo “celermente”, perché “arrivare a ridosso del termine”, fissato per dicembre 2016, “espone a incertezze”. Per la riforma delle banche cooperative, ha spiegato Visco, “la Banca d’Italia emanerà in tempi rapidi la normativa secondaria: ci attendiamo un’attuazione altrettanto veloce da parte del sistema”. La componente associativa mantenga ruolo rappresentanza “senza indebite interferenze sulla pianificazione strategica, sulla gestione operativa e sulle funzioni di controllo del gruppo”.
SALVATAGGI PUBBLICI DELLE BANCHE: UE RIDIA MARGINI PIÙ AMPI
Il governatore è quindi tornato a chiedere all’Ue una marcia indietro sulle limitazioni ai salvataggi pubblici delle banche: “Andrebbero recuperati più ampi magini per interventi di questo tipo, per quanto di natura eccezionale. Oggi si è pressoché annullata la possibilità di utilizzare risorse pubbliche, nazionali o comuni come strumento di prevenzione e gestione delle crisi. L’esperienza internazionale mostra che, a fronte di un fallimento del mercato, un intervento pubblico tempestivo può evitare una distruzione di ricchezza, senza necessariamente generare perdite per lo Stato, anzi spesso producendo guadagni. Non vi è motivo per considerare come impropri aiuti di Stato iniziative che contribuiscono a correggere fallimenti del mercato senza ledere la concorrenza”.
In generale, nei meccanismi anticrisi approntati dall’Ue in questi anni Visco ravvisa delle debolezze: “Vi è il pericolo non solo che le autorità nazionali ed europee non siano in grado di reagire adeguatamente a shock di ampia portata, ma che abbiano anche difficoltà a evitare effetti di contagio originati da tensioni di carattere circoscritto”.
Perciò, il numero uno di Bankitalia punta il dito contro “l’interpretazione rigida” che la Commissione europea ha dato della normativa degli aiuti di Stato, “poco attenta alla stabilità e che ha anche ostacolato l’ipotesi di istituire una società per la gestione dei crediti deteriorati delle banche italiane”.
VENDITA 4 GOOD BANK NEL CORSO DELL’ESTATE
Quanto alla vendita delle 4 good bank nate dalla liquidazione di Carichieti, Carife, Banca Marche e Banca Etruria, “è in fase avanzata – ha rivelato il governatore –, segue rigorosi criteri di trasparenza, imparzialità e concorrenza e se ne prevede la chiusura nel corso dell’estate”.
La bad bank in cui sono confluite le sofferenze delle 4 banche, invece, “sta predisponendo le informazioni necessarie per la loro vendita su base competitiva: l’operazione potrà contribuire allo sviluppo di un mercato dei prestiti deteriorati nel nostro Paese”, ha spiegato Visco.
BCE PUÒ AGIRE ANCORA, NON CI SONO BOLLE
L’inflazione eccessivamente bassa resta per Visco “la sfida principale” che la Banca centrale europea deve affrontare: “Se necessario agiremo ancora – ha affermato il governatore – ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del nostro mandato”, al fine di ripristinare una dinamica dei prezzi in linea con gli obiettivi.
La Bce ha messo in campo “misure di portata eccezionale” e “l’evidenza ne attesta l’efficacia – ha aggiunto Visco -. Secondo le nostre stime, in assenza delle misure introdotte, sia il tasso di crescita annuo dei prezzi, sia quello del Prodotto sarebbero inferiori, nell’area, di circa mezzo punto percentuale nel triennio 2015-2017. Per l’Italia gli effetti stimati sono più pronunciati”.
Per quanto riguarda i problemi insiti nei bassi tassi d’interesse stabiliti dalla Bce, vanno “attentamente considerati”, ma al tempo stesso – per il numero uno di Via Nazionale – i timori in tal senso “non devono essere sopravvalutati”, perché al momento nell’area euro non si ravvisano segni di bolle: “Non vi è evidenza di rialzi eccessivi dei corsi di azioni e obbligazioni societarie né dei prezzi delle case. Eventuali rischi in settori specifici possono essere affrontati con strumenti selettivi, senza interferire con l’orientamento della politica monetaria”. Gli effetti deprimenti dei tassi bassi sui profitti di banche e assicurazioni, invece, finora “sono stati complessivamente contenuti”.
BREXIT PUÒ CREARE PROFONDA INSTABILITÀ
Il governatore della Banca d’Italia si è poi unito al coro di voci internazionali contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, affermando che un’eventuale vittoria del sì al referendum del prossimo 23 giugno sulla Brexit “potrebbe creare profonda instabilità”.
EUROZONA, SERVE UN BILANCIO COMUNE E UN FONDO PER I DEBITI SOVRANI
A livello di Eurozona, per Visco, “un bilancio condiviso, che dovrebbe passare attraverso ulteriori cessioni di sovranità nazionale e un adeguato rafforzamento della funzione legislativa europea, garantirebbe la possibilità di attuare politiche coerenti con le condizioni cicliche delle diverse economie e dell’area nel suo complesso, tempestivamente e senza incertezze sulla loro legittimità. La moneta unica ha bisogno di confrontarsi con una politica di bilancio unica”.
Inoltre, secondo il governatore, “l’efficacia di un’Unione di bilancio richiede l’introduzione di strumenti di debito comuni e contestuali decisioni sul trattamento dei debiti nazionali preesistenti, nella prospettiva di un debito unico dell’area. In presenza di gravissime tensioni sui debiti sovrani, già quattro anni fa sottolineavo in questa stessa sede la necessità di accrescere le risorse comuni. Ciò anche attraverso l’istituzione di un fondo in cui far confluire parte dei debiti sovrani, da redimere nel tempo con modalità ben definite e senza trasferimenti di risorse tra paesi, sostanziando una forma di unione di bilancio non disgiunta da regole cogenti, da poteri di controllo e intervento”.