È sicuramente da accogliere con favore la nuova edizione del libro “Moneta e civiltà mediterranea” di Carlo M. Cipolla (Il Mulino), che giunge a 20 anni dalla morte di uno dei maggiori storici italiani di economia del secolo scorso e a oltre 60 dalla sua prima apparizione, contenendo dei saggi derivanti dalle lezioni tenute dall’autore nella prima parte degli anni ’50 all’Università di Cincinnati negli Stati Uniti d’America.
Carlo Cipolla, noto al grande pubblico anche per alcuni suoi libri dai titoli sicuramente originali e di grande successo “Allegro ma non troppo” e “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, propone in questo volumetto un tema di grande respiro e dalla sorprendente attualità.
Un aspetto che non sfugge all’attenta analisi svolta nell’introduzione scritta dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in cui, ricordata la casualità dell’approccio agli studi di storia economica da parte dell’autore, viene sottolineato il richiamo fatto dal Cipolla a due caratteristiche che si stanno manifestando in concomitanza con l’emergenza sanitaria della pandemia da Covid’19: i rischi di deflazione e la presenza di innovazioni e cambiamenti tecnologici e istituzionali, che caratterizzano la storia della moneta. Un’occasione utile per il Governatore per ribadire con determinazione la crucialità del ruolo delle Banche Centrali e del patrimonio di fiducia, di cui esse godono nell’ambito del sistema dei pagamenti. E anche per ribadire la reale valenza del detto historia magistra vitae, che si traduce, citando lo stesso Cipolla, nel “vedere nella loro corretta dimensione storica i problemi attuali con cui dovremo confrontarci”.
Nei 5 agili capitoletti di cui si compone questa pubblicazione emerge la caratteristica ad essi comune di una trattazione arricchita da una solida bibliografia, testimonianza del profondo lavoro di ricerca svolto dall’autore e utile per chi volesse approfondire i singoli aspetti. Completa l’opera un’interessante appendice di natura metodologica, dedicata ai temi dei prezzi, della loro comparabilità nel tempo e della costruzione di numeri indici in grado di aiutare gli studiosi e gli esperti economici a meglio indagare e interpretare i fenomeni economici.
La narrazione, sorretta da uno stile agile, è resa ancor più godibile dalla presenza di aneddoti ed episodi storici che, da un lato stemperano la potenziale pesantezza degli argomenti, dall’altra invogliano e affascinano il lettore nel proseguire questo interessante viaggio nella moneta e nella civiltà del Medioevo.
Tra i temi affrontati si ricordano: il ruolo dell’importanza della moneta primitiva nell’Europa barbarica, con un cenno a quelle monete che nei secoli medievali si imposero per diffusione, i cosiddetti dollari del Medioevo; la coesistenza tra le monete di grosso taglio e le monete di piccolo taglio contrassegnata dal loro slittamento di valore e dalle difficoltà di stabilire un rapporto di cambio certo e duraturo con le prime; e, infine, i tratti significativi della civiltà medievale colti attraverso la lente dello studioso di storia economica. Affiorano in quest’ultimo ambito, tra gli altri, gli aspetti di costo: in particolare, del costo dei trasporti e della loro dinamica nel corso dei secoli e del costo del denaro, con i connessi profili dei tassi di interesse e dell’usura.E alla fine del percorso delineato dall’autore vengono individuati i due caratteri più significativi della civiltà medievale: il carattere particolaristico e quello aristocratico. Due caratteri che richiamano e confermano il peso e l’influenza dei fattori economici sull’evoluzione storica della civiltà mediterranea.