I problemi dell’industria italiana non sono nati con la pandemia di Covid-19, ma hanno radici lontane che risalgono addirittura ai grandi cambiamenti avvenuti negli anni ‘90. Ritardo digitale, imprese dalle dimensioni troppo ridotte, sistema di ricerca sottodimensionato rispetto al peso economico del nostro Paese, istruzione in ritardo sui cambiamenti: sono i quattro grandi mali che il nostro Paese è chiamato a combattere se vuole tornare a crescere, mettendosi alle spalle la grave crisi innescata dall’emergenza pandemica. Il programma Next Generation EU rappresenta dunque un’occasione da non perdere per provare a colmare questi gap spingendo l’acceleratore sulla crescita. Perché una cosa deve essere chiara: “Il Pil dell’Italia non potrà tornare ai livelli pre-Covid prima della seconda metà del 2023. Ancor più tempo sarà necessario per riuscire a tornare ai valori del 2007”. In pratica, un ventennio andato in fumo.
Questo il sunto di quanto affermato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in occasione della cerimonia online di inaugurazione dell’Anno Accademico 2020-2021 del Gran Sasso Science Institute dell’Aquila. L’allarme del governatore della Banca d’Italia segue di ventiquattrore quello lanciato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi: anche lui sollecitava i governi a misure urgenti e mirate per evitare il baratro.
“Per comprendere le ragioni del deludente andamento dell’economia italiana è necessario riflettere sulle determinanti della produttività delle imprese e sulle conseguenze dei grandi cambiamenti avvenuti a partire dagli anni Novanta dello scorso secolo, in particolare l’accelerazione del progresso tecnologico, con lo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni, e il processo di integrazione internazionale dei mercati”, ha affermato Visco, secondo cui l’Italia non è stata in grado di far fronte a questa grande rivoluzione, accumulando gravissimi ritardi in innovazione, ricerca, digitalizzazione e qualità del capitale umano che il Paese continua a pagare.
A questi problemi si aggiunge la dimensione ridotta delle imprese italiane. Secondo l’analisi del Governatore, se le nostre imprese “avessero la stessa struttura dimensionale di quelle tedesche, la produttività media del lavoro nell’industria e nei servizi di mercato sarebbe superiore di oltre il 20 per cento, superando anche il livello della Germania”. Motivo per il quale Visco è tornato a chiedere l’attuazione di riforme volte a creare condizioni “più favorevoli alla crescita delle imprese”.
Visco ha poi lodato la qualità della ricerca Italiana, sottolineando però gli scarsi investimenti che l’Italia veicola verso uno dei settori chiave della nostra economia. Impiegando risorse adeguate alla qualità della ricerca italiana e al peso economico del nostro Paese, l’Italia potrebbe “partecipare al sistema della ricerca europea su un piano almeno paritario”, aumentare l’importo delle risorse provenienti dall’Europa e soprattutto implementare una strategia di lungo termine capace di incidere sulla crescita.
“Con una popolazione calante, continuare a migliorare gli standard di vita e riportare la dinamica del prodotto intorno all’1,5 per cento richiederà un incremento medio della produttività del lavoro di poco meno di un punto percentuale all’anno”, ha continuato il governatore. Per farlo, sarà fondamentale sfruttare in maniera adeguata le risorse del programma Next Generation EU. “Il piano, che entra ora nella fase cruciale della definizione e dell’attuazione degli interventi, deve favorire un rafforzamento del tessuto produttivo e della capacità di azione delle nostre amministrazioni pubbliche; può svolgere un ruolo cruciale nel cambiare il contesto in cui operano le imprese, mettendole in grado di rispondere in modo efficace non solo alle sfide del progresso tecnologico e della globalizzazione, ma anche a quelle che saranno poste dall’eredità della crisi pandemica, a partire dai possibili mutamenti delle abitudini di consumo, delle modalità di interazione sociale, dell’organizzazione dell’attività produttiva”, ha concluso Visco.